Marsilio Editori non è una casa editrice che pubblica fantasy. Se sfogliamo il catalogo non troviamo collane dedicate al fantastico, né autori vicini al genere. La prima cosa che viene da chiedersi, trovando Pan in libreria, è “perché?”.

Del resto Francesco Dimitri è “quasi” un esordiente, per di più italiano, e quindi è piuttosto improbabile che i motivi siano commerciali. Una bella novità, in uno scenario sempre più imbottito di “casi letterari” costruiti ad arte per tirar su soldi.

Il motivo è molto semplice: Pan è un ottimo romanzo, e per fortuna esistono ancora editori che di fronte a un ottimo romanzo non si tirano indietro, a costo di doversi inventare un fuori collana pur di darlo alle stampe.

Sono le piccole meraviglie dell’editoria e, come imparerà molto bene il lettore che si avventurerà nelle pagine del libro, “chi alla Meraviglia chiude gli occhi, di Morte sente tredici rintocchi”.

Siamo a Roma, una Roma solo apparentemente uguale a quella che possiamo vedere nella realtà di oggi. Una Roma non più fatta solo di Carne, bensì una città dove l’Incanto si sta di nuovo avvicinando e dove il Sogno non è mai stato così vivido, per preparare il ritorno del dio anarchico e caotico, il dio delle pulsioni, della libertà e del disordine: Pan, il Fauno.

Chi pensa di leggere l’ennesima rivisitazione del Peter Pan di Barrie si ricrederà ben presto. Dimitri è risalito alle origini del mito a cui lo stesso autore inglese si è ispirato, dando origine a una storia in cui a sfidarsi non sono più un bambino perduto e un pirata con un uncino al posto di una mano. Parliamo di dèi, ma soprattutto parliamo di uomini e dei loro comportamenti in una realtà che improvvisamente si popola di essere soprannaturali.

L’eterna lotta tra il Bene il Male qui assume sfumatore molto originali. Il lettore si accorgerà sin dalle prime pagine che gli eroi sono capaci di azioni indicibili (leggere l'anteprima per credere) e che i cattivi di turno in realtà fanno ciò che ogni onesto cittadino fa ogni giorno. Non sarà un compito facile accettare certe situazioni, tantomeno immedesimarsi, ed è qui la forza del romanzo: il coraggio di uscire dai canoni, di farsi beffe del politically correct e di descrivere, finalmente senza troppi giri di parole, quello che la natura umana spogliata dalle rigide censure di una società troppo spesso fondata sul divieto è in grado di produrre.

Pan è un romanzo di intrattenimento, e non vuole essere nient’altro. Né un libro di denuncia, né una metafora della condizione umana; tuttavia è un romanzo che scava a fondo, che fa riflettere, che smaschera il lettore mostrandogli ciò di cui potrebbe vergognarsi ma che, in fondo, potrebbe desiderare.

Un’occasione da non perdere.