Squallido tentativo di riportare in vita personaggi e temi ormai collaudati e amati dal pubblico, X-Files: Voglio crederci lascia un senso di vuoto nello spettatore che esce dal cinema.

In questa pellicola, la seconda realizzata sulla famosa serie televisiva, vediamo un David Duchovny con qualche chilo in più e una Gillian Anderson con i capelli lunghi. I tempi degli X-Files sono finiti: adesso Fox Mulder vive da eremita lontano dall'FBI, mentre Dana Scully è un medico che lavora in ospedale alle prese con malattie infantili. I due non si vedono da anni e la loro vita viene brutalmente scossa quando un'agente dell'FBI viene misteriosamente rapita. Gli agenti del Bureau si affidano a un prete sensitivo ex-pedofilo che riesce a trovare alcuni indizi, ma non hanno esperienza su come si comunica con persone dotate di facoltà extrasensoriali, così ingaggiano Scully affinché trovi Mulder e lo convinca ad aiutarli nelle ricerche dell'agente scomparsa. Rivediamo quindi la solita e collaudata scenetta che vede protagonisti un Mulder che crede alle facoltà sensoriali del prete e una Scully che rimane scettica, anzi prova risentimento per l'uomo in quanto pedofilo.

La vicenda evolve affrontando temi come il traffico illegale di organi e addirittura Frankenstein, ma dei vecchi e cari mostri e affini della serie non se ne vede neanche l'ombra. Forse si è cercato di realizzare una pellicola godibile anche da chi non conosce la serie, ma sicuramente chi si aspetta gli alieni e gli UFO rimarrà molto deluso nel vedere che l'unico evento "paranormale" è lo scetticismo di Scully che vacilla quando il prete le dice "non si arrenda mai" proprio in un periodo in cui la nostra Dana sta cercando di curare un bambino con una terapia sperimentale mentre tutti vorrebbero solo aiutarlo a morire serenamente e senza dolore.

Chris Carter, creatore della serie e regista di alcuni episodi, co-sceneggia e dirige anche questa pellicola, con risultati non proprio eccellenti: alcune inquadrature sono dilettantesche e certi dialoghi sono troppo lunghi e elaborati, con l'effetto di appesantire la storia e la trama.

Cosa ancor più negativa è l'assenza quasi totale della famosa sigla di apertura di ogni episodio. Viene riproposto il famoso tema affidato a un fischio senza l'eco di sottofondo solo all'inizio del film e in una enigmatica inquadratura di una foto del presidente George W. Bush, poi ascoltiamo il tema in una versione più "moderna" nei titoli di coda, ma purtroppo la sigla originale e completa non è presente in alcuna scena.

Lo stile della musica è l'unica cosa rimasta davvero uguale alla serie. Mark Snow, storico compositore delle musiche della serie e del tema principale, costruisce un tappeto sonoro che ben si adatta alle immagini e non distoglie l'attenzione del pubblico dalla storia e dagli eventi.

Oltre alla musica, una delle poche cose a salvarsi è la fotografia, curata da Bill Roe. Ottima luce, sia nelle scene all'aperto, con la neve che riflette il sole, che in quelle al chiuso e in luoghi spesso angusti, dove un sapiente dosaggio dell'oscurità contribuisce a creare un senso di claustrofobia e di oppressione.

Gli attori David Duchovny e Gillian Anderson sono ormai legati indissolubilmente ai personaggi che interpretano e anche dopo tanti anni riescono ancora a regalarci gli stessi Mulder e Scully di una volta, con le dovute modifiche che il tempo ha loro apportato secondo quanto previsto dal contesto del film. È da notare anche una breve apparizione di Mitch Pileggi nel ruolo di Walter Skinner, ex-capo dell'FBI e vecchia conoscenza per i fan della serie.

Nel complesso, questo film sembra essere stato realizzato con l'idea di non suscitare nel pubblico l'impressione che si tratta solo di un episodio extra-large della serie e purtroppo ci riesce alla grande. Niente alieni, niente mostri, niente autopsie di esseri strani trovati nelle fogne. Solo qualche vago riferimento alla sorella di Mulder e ai sentimenti reciproci dei due protagonisti per rinfrescare un po' gli antichi ricordi, ma a parte il finale un po' scontato, nulla sembra rievocare davvero le atmosfere della serie che non ci faceva dormire la notte. Sarà colpa di Mulder che non si veste più con il solito abbigliamento composto da giacca cravatta rigorosamente nere, o magari di Scully che si è stancata delle "tenebre" e vuole solo lavorare per fare del bene ai suoi pazienti, oppure molto semplicemente è stato un tentativo mal riuscito di riportare alla luce i nostri beniamini in un contesto un po' diverso dal consueto, al quale non siamo abituati e che, senza una buona storia e un'agile sceneggiatura, non riesce ad accattivare il pubblico.