I giorni di duelli e amori, di tradimenti e amicizie. I giorni di sangue e passione. I giorni da eroi.

Per la sua ultima saga David Gemmell ha scelto di cimentarsi con il più antico poema epico della cultura occidentale e con La caduta dei re, l’ultimo capitolo della trilogia inaugurata da Il signore di Troia e proseguita con L’ombra di Troia, il confronto tra la narrazione di Omero e quella del maestro della fantasy eroica inglese entra nel vivo.

Agamennone, il Re dei Re d’Occidente, è pronto a sferrare l’assalto decisivo a Troia, spinto da una sete di conquista smisurata quanto l’esercito che è stato capace di riunire. Nell’alta Torre di Ilio Priamo è ormai sprofondato nella demenza senile, tormentato dai fantasmi del passato, ma i difensori sono guidati dal più valoroso dei suoi figli, Ettore, Signore dei Cavalli, e da Elicaone, il Re di Dardano temuto da ogni marinaio del Grande Verde. Li accomuna l’amore per la stessa donna, la fiera Andromaca, e l’amicizia per Odisseo, il Re Cantastorie che ora combatte per Agamennone, ma soprattutto un senso dell’onore che va al di là del timore per una disfatta che sembra inevitabile. Tuttavia questa guerra, la più grande che si ricordi, non riguarda soltanto loro e gli eroi come Achille che non conoscono la sconfitta: migliaia di vite di mercanti e di soldati, di donne e di bambini, si intrecciano in questa storia immortale, tragica e gloriosa al tempo stesso.

Non è la prima volta che uno scrittore fantastico moderno si azzarda a prendere le mosse dall’Iliade, basti pensare a La torcia di Marion Zimmer Bradley o al Dan Simmons di Ilium, ma forse per la prima volta questa scommessa si può considerare vinta fino in fondo. David Gemmell ha saputo rapportarsi con intelligenza e coraggio a questa grande sfida, riscrivendo il mito con assoluto realismo, senza indulgere negli elementi fantasy che hanno contraddistinto e reso meno  convincenti altre sue opere storiche come Il leone di Macedonia.

Lo scrittore inglese non ha mancato di adattare la propria prosa, marcandone l’epicità ancor più che in passato e sfumandone i tratti più crudi, in ossequio alla statura degli eroi che animano la vicenda. Tuttavia i suoi personaggi sono sempre squisitamente umani e non è possibile non restare affascinati vedendo Ettore e Achille strappati all’Olimpo dai difetti dei comuni mortali, senza però smarrire l’aura leggendaria che li contraddistingue.

Per quanto riguarda la gestione della trama, Gemmell mette in chiaro fin da alcuni eventi marginali, come la sorte di Paride, la propria intenzione di liberarsi dalle soluzioni omeriche per elaborarne di nuove. Il lettore, più che giocare a trovare le differenze, è invitato ad apprezzare la sagacia con la quale lo scrittore dimostra di saper rielaborare in modo originale vicende entrate nell’immaginario collettivo: leggere la sua interpretazione dell’inganno del Cavallo per credere.

Riguardo al nodo costituito dall’importanza delle divinità, ignorato con troppa superficialità da molte riletture moderne, l’autore inglese lascia la parola ai personaggi con i loro molteplici e contrastanti punti di vista. Tra superstizione e scetticismo, gli uomini comuni e i grandi eroi sono chiamati a confrontarsi con un destino oscuro che troppe profezie contrastanti promettono di rischiarare.

Anche se può sembrare assurdo indicarlo come uno dei pochi difetti dell’opera, la risoluzione dell’intreccio è talmente esplosiva e il ritmo del finale così incalzante da lasciare quasi l’amaro in bocca. Forse gli eventi successivi alla caduta di Troia sono davvero narrati con foga eccessiva o forse a imprimere questa sensazione nella mente di chi scrive è stata la consapevolezza che non ci sarà più un seguito all’opera di David Gemmell. Infatti l’uomo che aveva cominciato a scrivere per fronteggiare e sconfiggere il cancro, reinterpretandolo come l’esercito invasore de La leggenda dei Drenai, ci ha lasciati in seguito alle complicazioni di un’operazione al cuore nell’estate del 2006. Prima di poter ultimare La caduta dei re.

Come indicato dalla copertina, la stesura del ra storia di questo testo perché trovo che non incida minimamente sulla sua qualità: non saprei davvero dire dove finisce la mano di David e dove comincia quella di Stella. La caduta dei re è in tutto e per tutto un’opera di David Gemmell e del resto Stella, da sempre ricercatrice per i romanzi storici del maestro inglese, dovrebbe essere considerata coautrice dell’intera trilogia.

In conclusione, il Ciclo di Troia è di certo la migliore saga storica scritta da Gemmell e forse la più riuscita in assoluto dopo i capolavori ambientati nelle terre dei Drenai.

David ci mancherà, ci mancheranno i suoi romanzi fantastici talmente intensi da risultare più veri della realtà, ci mancheranno i suoi personaggi impegnati a fare a pugni con il destino, capaci di strappare lacrime e sorrisi, e ci mancherà soprattutto la sua capacità quasi paradossale di infondere speranza con storie che raccontano quanto l’uomo sia imperfetto e crudele, ma al tempo stesso eroico e nobile.

Grazie Stella per quest’ultimo dono e addio David.

Che tutti i tuoi sogni tranne uno possano avverarsi!