Coraline Jones si è appena trasferita nella nuova casa e si annoia. I suoi genitori l’adorano, ma sono occupatissimi e un po’ distratti, gli eccentrici vicini (un fantomatico addestratore di topi e due anziane attrici in pensione) storpiano sempre il suo nome in Caroline, il gatto nero che gironzola nei paraggi è una compagnia assai scontrosa. Cosa resta quindi a una bambina vivace per trascorrere le sue giornate, se non esplorare la vetusta abitazione in cui vive?

Ci sono quattordici porte, ma una è diversa da tutte le altre: a volte sembra murata, altre volte si apre su un lungo corridoio buio, dove strane ombre si muovono appena oltre i margini dello sguardo. In fondo al cammino c’è un appartamento identico a quello di Coraline, con una mamma e un papà uguali ai suoi, o quasi. Infatti, l’Altra Madre somiglia moltissimo all’originale, salvo per il colorito spettrale, le mani diafane troppo lunghe, e soprattutto gli occhi: due bottoni cuciti con ago e filo.

 

In quel mondo speculare tutto sembra più interessante, perché gli Altri Genitori sono attenti e premurosi, il gatto parla e la sua stanza è piena di topi con cui giocare. Però quando la piccola esploratrice decide di tornare indietro, l’atmosfera diventa meno piacevole. Non le sarà facile riconquistare la placida vita di prima, perché in questa Altra Casa i rischi di perdersi per sempre sono enormi: chi vi entra non è ospite, bensì prigioniero.

 

Vincitore di un Bram Stoker Award nel 2002, di un Nebula Award e un Hugo Award nel 2003, Coraline di Neil Gaiman è il risultato di dieci anni di lavoro: un tempo lungo per un romanzo così breve. Eppure, questa deliziosa favola noir riesce a conquistare lettori di ogni età per la sua capacità di rendere tangibili e sconcertanti alcuni temi horror assai comuni: la porta che non andrebbe mai aperta, il mondo parallelo che inghiotte l’eroe nel buio, i mostri contro i quali combattere è inevitabile, rappresentano in sostanza ciò che agli occhi di un bambino è il Bello dell’avventura contrapposto al Brutto della vita quotidiana, dove però entrambi i concetti vengono profondamente riconsiderati dalla giovane protagonista.

Coraline è un’Alice che desidera un Paese delle Meraviglie e trova qualcosa di molto più dark: nessun Bianconiglio, ma uno Stregatto nero capace di spostarsi tra due mondi e di combattere quando serve, una Regina perennemente affamata di vite altrui e molto più sinistra rispetto a quella di Lewis Carroll.

La visione offerta da Gaiman è una commistione tra verità e illusione, simile a quella di uno specchio deformante che cerca di riprodurre la realtà ma ne ottiene una copia alquanto terrificante: madri amorevoli che mangiano scarafaggi come cioccolatini, giocattoli che volano, strisciano e battono i denti, specchi-prigione dai quali giungono invocazioni d’aiuto. Ma anche scene di sfide e coraggio che rendono la piccola protagonista un’eroina capace di attirare in toto la simpatia di grandi e piccini.

 

Non sorprende che Henry Selick, collaboratore e amico di Tim Burton, abbia scelto questo soggetto per il suo nuovo film d’animazione che uscirà in Italia nel 2009: l’horror fantasy di Coraline si sposa bene con le atmosfere dark del regista di Nightmare Before Christmas. Una grande efficacia narrativa quindi, perché Gaiman riesce a raccontare atrocità sorridendo: la sua vena creativa costruisce infatti un sottile equilibrio tra umorismo e brivido, giocato su toni di una normalità ingannevole e straniante, tale da far precipitare all’improvviso il lettore nelle dimensioni più oscure della fantasia. Un racconto avventuroso capace di affascinare a qualunque età, ma forse –per i più piccoli - da non leggere prima di andare a dormire.