Il Times di Londra ha recentemente chiamato Neil Gaiman: "L'autore più famoso di cui non avete mai sentito parlare". Definizione calzante, perché Gaiman si trova nella curiosa posizione di chi è a metà strada tra due mondi: molto amato dai suoi fan, assolutamente sconosciuto da chi non ha mai incontrato i suoi libri. Uno dei tratti distintivi di questo autore poliedrico è la capacità di spaziare in una grande varietà di generi e persino media diversi, dalla letteratura horror e fantasy – per adulti e per bambini – all'adattamento dei suoi racconti per il cinema. Ha scritto romanzi, racconti, fumetti, graphic novels, poesie, sceneggiature: sono suoi l'adattamento inglese di Princess Mononoke di Hayao Miyazaki, la sceneggiatura di un episodio della serie sci-fi Babylon 5 e, prossimamente, quella di un episodio di Doctor Who.

Una scelta controcorrente se si pensa che il miglior modo per conquistare un pubblico affezionato è creare un prodotto che piace e riproporlo all'infinito. La serialità paga sicuramente nella letteratura di genere, vedasi le sage di Martin, Eddings, Goodkind, Troisi – nel fantasy – Laurell K. Hamilton, Anne Rice e Charlaine Harris – nell'horror – e Ian Banks, Orson Scott Card e Lois McMasters Bujold nella fantascienza. E l'elenco potrebbe continuare. Non è neppure un discorso di qualità, perché alcuni di questi autori sono grandi scrittori a prescindere dai confini del genere, gente che sa scrivere. È una questione di necessità, l'intima necessità di un autore di spaziare in tutti i campi per cui ha interesse, di essere camaleontico senza mai tradire la propria natura. Una conseguenza è che i lettori di Gaiman sono camaleontici quanto lui, per stare dietro alle sue opere, e come lui saltano da un genere all'altro. Lo scrittore li definisce "bipedi".

Secondo l'autore di fumetti Alan Moore l'aspetto migliore della scrittura di Gaiman è la capacità di contrapporre personaggi e situazioni del nostro quotidiano a quelli di mondi fantastici, mistici e misteriosi. Uno degli esempi migliori di questa contrapposizione tra mondi si trova in Coraline, che gli è valso numerosi premi – tra cui la Newbery Medal 2009, uno dei maggiori riconoscimenti nell'editoria per l'infanzia – ed è stato al primo posto nella classifica di vendite del New York Times per diciotto settimane.

Coraline è una bambina che vive con genitori distratti in una grande casa. Un giorno, dietro una porta murata, Coraline scopre il passaggio verso un'altra casa come la sua e una mamma simile alla sua ma con la pelle bianca come la carta, lunghe unghie ricurve e, al posto degli occhi, bottoni neri. L'altra madre affascina Coraline con giocattoli magici e cibo delizioso, ma ha uno scopo nascosto. Non rivelerò in dettaglio il finale, ma basti dire che nelle storie di Gaiman l'orrore è addomesticato e famigliare, un incontrollabile giro sulle montagne russe che si conclude sempre con il ritorno all'ordine. È attorno a questo ritorno all'ordine dopo il terrore che Gaiman costruisce il senso dei suoi racconti più inquietanti: il bambino protagonista – e quello che legge – si sente meno vulnerabile e meno indifeso di fronte alle cose che si nascondono nel buio e nella sua immaginazione. Dopo l'orrore Coraline si accorge che la scuola non le fa più paura, e il Figlio del Cimitero scopre la propria forza.

Coraline
Coraline

Anni fa Stephen King scrisse Danse Macabre, il suo libro meno noto e forse più bello, un saggio sugli archetipi e le caratteristiche della letteratura horror. Come per King, anche Gaiman crede che le storie dell'orrore servano per provare il brivido della paura in un contesto famigliare, controllabile, sapendo che in qualunque momento possiamo uscirne chiudendo il libro. È questo piacere sottile ad attirare  il pubblico più giovane; Gaiman stesso sostiene che gli adulti sono molto più disturbati da Coraline di quanto non lo siano i bambini. Più di tutti ne furono spaventati gli editori che per anni hanno rifiutarono il libro; Gaiman scrisse Coraline nel 1991, ma per anni gli fu detto che una storia così oscura per un target di pubblico dai 9-12 anni era "impossibile" da pubblicare. Il resto è storia: il libro è uscito con successo nel 2002 e nel 2008 ne è stato tratto un film d'animazione diretto da Henry Selick, e ha aperto la strada a molti altri racconti sullo stesso timbro.