“Le storie sono come ragni, con lunghe zampe, come le ragnatele in cui l’uomo finisce avviluppato…” [N. Gaiman]

Brutto, magari nero e peloso, con troppe zampe e un’inquietante abilità nel tessere tele, il ragno è il classico abitante di grotte e castelli in rovina, case infestate e universi paralleli, ma specialmente di tutti gli angoli oscuri dell’immaginario.

Se in mitologia e folklore questo insetto così evocativo alterna simbologie positive e negative, nella narrativa fantastica prevale il suo aspetto di predatore, che cattura le vittime e le divora ancora vive, assumendo la sfumatura più negativa del neglected son of genius immortalato dalla poesia di Emily Dickinson.

Particolarmente adatti per il nido del ragno sono horror, fantasy e fantascienza, generi in cui vari autori hanno potuto sbizzarrire la propria fantasia in proposito, ma raramente hanno "teso mani amichevoli".

Un primo ragno “d’autore” nella letteratura fantastica compare nell’horror di Hanns Heinz Ewers intitolato, appunto, Il Ragno (1907): nella stanza di un alberghetto parigino si assiste alla tragica fine di uno studente in balia di una femme – fatale identificata con un ragno, simbolo di morte e bellezza. 

Nel racconto Le Sette Fatiche (the Seven Geases) di Clark Ashton Smith, pubblicato su Weird Tales nel 1934, il protagonista deve offrirsi come dono sacrificale al dio-ragno Atlach Nacha di lovercraftiana memoria, mentre nel Il Pianeta dimenticato (Murray Leinster- 1955) un gruppo di umani deve affrontare ragni e altri insetti giganti.

Science più "supernatural" che fiction è Terra di Nessuno (No Man's Land) di Lucius Shepard: cosa sono realmente quelle moltitudini di ragni bianchi in un’isola deserta che sembra abitata solo da una splendida donna? L’associazione con i D’ivers di Steven Erikson (e forse con le Piccole Sorelle di Eluria di Stephen King) è trasversale ma inevitabile, anche se Mogora è tutt’altro che una bellezza.  

Dalla fantascienza, la tela del ragno si è quindi allungata verso il fantasy: in La Storia Infinita di Michael Ende (1979) troviamo Ygramul, dotata di un’immensa ragnatela quando assume la sembianza di ragno, e Lyon Sprague De Camp nel 1980 scrive Conan e il Dio-Ragno, romanzo fantasy in cui il personaggio di Robert E. Howard uccide Zath, una divinità dalla natura decisamente aracnide.

Circa gli esempi più famosi, nell’opera di J.R.R. Tolkien troviamo Ungoliant, la Tessitrice di Tenebra madre di tutti i ragni (il Silmarillion): Shelob, l’ultima della sua progenie (Il Signore degli Anelli) e quelli del Bosco Atro incontrati da Bilbo (Lo Hobbit), mentre il mondo di Harry Potter è abitato anche da Aragog e la sua sterminata famiglia, sempre affamata. 

Il fantasy ha evoluzioni continue travalicando i propri confini, ma  il ragno è una compagnia tenace  e la sua tela il velo inconfondibile di molte sfaccettature del genere: Neil Gaiman ha simpatia per  i ragni, sono le divinità più accettabili in American Gods e Anansi Boys.  Il dio Anansi compare  anche come re dei ragni nel romanzo di China Mièville  King Rat, e leggendo Perdido Street Station, sempre di Mièville, non si può non restare affascinati dalla figura aliena del Tessitore.

Riferimenti al ruolo di questo “Mr. Nancy” sono presenti in storie di  J. Michael Straczynski a proposito della rinascita di Spider Man e della creazione del cosiddetto Altro Uomo Ragno.  

Tornando all’horror, troviamo ancora The Valley of the Spiders di H.G. Wells (1930) e The Spider di Elizabeth Walter, ripreso in uno degli episodi di Ai Confini della Realtà (non è bello trovare un ostinato ragno peloso nel lavello di cucina, ma forse le vicine del piano di sopra sono peggio).

Spider-Man disegnato da Giorgio Cavazzano
Spider-Man disegnato da Giorgio Cavazzano

Nel 2004 Maxime Chattam scrive Il veleno del ragno, dove gli abitanti di una cittadina sono vittime di misteriosi morsi; tuttavia, nessuno ha saputo descrivere l’angoscia e l’orrore della preda di un aracnide come Richard Matheson in Tre millimetri al giorno.

Infine, It di Stephen King: il mostro divora bambini, l’incubo che infesta innumerevole vite e più di ottocento pagine di romanzo, non può che essere un’aliena e feconda femmina di ragno, molto probabilmente con lo stesso sangue di altre mostruosità semidivine presenti nel Pantheon de La Torre Nera; il vero aspetto e la vera natura del Re Rosso e di Mordred Deshain sono inequivocabili. 

Nei fumetti dell’Uomo Ragno (e nella filmografia derivata) il ragno riesce ad ottenere lo status di eroe positivo: i suoi aspetti inquietanti vengono ridimensionati (Spider Man ha solo quattro arti), il suo aspetto completamente umanizzato è facilmente riscontrabile sotto la tuta e la maschera, la ragnatela diventa un’arma gommosa al servizio dei giusti e le facoltà ultraumane i segni di quella superiorità sempre anelata dall’uomo comune.

La componente eroica è sicuramente gratificante e rassicurante, ma la luce ha davvero lo stesso fascino delle ombre?