Gaia (Francesca Cuttica), una ragazza come tante, vive a Roma ed è un'interprete di cinese. Quando le vengono offerti duemila euro per aiutare a condurre l'interrogatorio di una persona che parla solo cinese, un lavoretto di un paio d'ore, la giovane non riesce proprio a rifiutare. Eppure è chiaro che c'è qualcosa sotto: chi è Curti (Ennio Fantastichini), il misterioso agente che insiste per venirla a prendere in macchina e bendarla durante il tragitto fino al luogo in cui avverrà l'interrogatorio? Come mai Amounike (Juliet Esey Joseph), che ha denunciato il signor Wang per effrazione, continua a ripeterle di non fidarsi perché "loro non sono chi dicono di essere, non mi fanno più uscire"? E soprattutto, chi è Wang (Li Yong), e perché è necessario che lei non veda il suo volto nel corso dell'interrogatorio?

L'arrivo di Wang segna il ritorno al cinema dei Manetti bros. dopo l'esperienza televisiva de L'ispettore Coliandro. I due fratelli si cimentano con la fantascienza, genere difficile da proporre in Italia, scegliendo un tema caro alla science-fiction: e se un alieno sbarcasse sulla Terra? Avrebbe intenzioni pacifiche? Oppure no? Curti è convinto che Wang nasconda qualcosa. Gaia crede a Wang e cerca di rassicurarlo che non tutti gli uomini sono come Curti, disposto a torturare l'alieno pur di estorcergli la verità. Chiuse in una stanza per gran parte della pellicola, queste tre personalità diverse, ognuna prigioniera dei propri pregiudizi, si confrontano arrivando a uno scontro inevitabile. E di fronte all'alienità di Wang, che parla cinese perché lingua più diffusa al mondo, ci si chiede, giustamente, se tutta la pellicola non possa essere interpretata come una metafora dell'invasione economica da parte dei colossi asiatici, che da anni si profila all'orizzonte e forse è già in atto.

La pellicola riesce a mantenere lo spettatore costantemente in tensione sin dalle prime sequenze, soprattutto grazie alla colonna sonora di Pivio & Aldo De Scalzi, incessante ma sotterranea fino all'esplosione finale quasi catartica, come se le note metabolizzate durante la visione del film non fossero che un lungo preludio. Buone le interpretazioni degli attori, l'agente governativo che non abbassa mai la guardia Fantastichini e la giovane e solare interprete Cuttica. Doppiato da Li Yong e animato dalla Palantir Digital Media, che ha curato gli effetti visivi della pellicola, Wang riesce a essere un personaggio espressivo benché creato in computer grafica e legato a una sedia per gran parte della pellicola per esigenze di copione. Per consentirgli una più ampia mobilità, la Palantir ha preparato una clip esclusiva proiettata al termine del film nel corso dell'anteprima stampa, per spiegare agli spettatori i retroscena dell'animazione di Wang, un personaggio che, tra luci e ombre, viene voglia di rivedere, perché avrebbe potuto avere altro da dire.

Pecca della pellicola una sceneggiatura (scritta dagli stessi Manetti bros.) che da un certo punto in poi permette allo spettatore di scoprire da sé la verità, conducendo a un finale quasi "telefonato". L'arrivo di Wang lascia comunque ben sperare per la possibilità di vedere nelle sale italiane altri esempi di cinema di genere autoctoni, che ci piacerebbe riuscissero ad affiancare i colossi del cinema statunitense e le "solite" produzioni italiane che, nel cinema intimistico come nella commedia, finiscono per riproporre tematiche già usurate.