Estate. Annoiati dal "solito" nascondino in giardino, i fratellini Jonathan e Sofia si recano a far visita al nonno, che abita solo in una casa in campagna alle cui spalle si apre una grande foresta. A separare il mondo sicuro rappresentato dalla casa del nonno e la natura selvaggia della foresta un cancelletto. Un po' per dispetto, un po' per ripicca, quando Sofia varca il cancelletto Jonathan le impedisce di rientrare in giardino: è arrabbiato perché la sorellina gli ha distrutto la casa sull'albero costruita con tanta fatica. Il ragazzino ha tutto il tempo di pentirsi della sua azione quando scopre che Sofia è stata rapita nientemeno che da un gigantesco orso che si nasconde tra gli alberi della foresta. Il rapimento sarà l'occasione sia per Jonathan che per Sofia di scoprire un mondo nuovo di avventura e amicizia, lasciandosi alle spalle le paure infantili. 

Uscito nel 2011 in Danimarca, Paese di produzione della pellicola, Il grande orso arriva in Italia a due anni di distanza grazie al successo riscosso alla 61esima edizione del Festival di Berlino. Storia e regia sono di Esben Toft Jacobsen. La semplicità della trama, che si riflette anche nella durata del film di appena 75 minuti, è idonea al target molto, molto giovane a cui Il grande orso si rivolge. Tale semplicità, tuttavia, non offre stimoli a uno spettatore adulto e rischia, in alcuni passaggi, di non attrarre nemmeno un bambino. Non perché dal film siano totalmente assenti riferimenti a cellulari e videogiochi (all'inizio della vicenda Jonathan e Sofia giocano a nascondino e lui è armato di una semplice pistola ad acqua), ma perché nonostante l'impianto avventuroso del film mancano dei momenti realmente divertenti in grado di far sorridere un giovane spettatore e a un certo punto si avverte l'esigenza di una vera spalla comica. E considerando che la vicenda si svolge all'interno di una foresta, tra uccellini, alci in miniatura e rane gracidanti di candidati al ruolo ce ne erano molti. 

La storia invece si gioca molto sugli unici personaggi che vediamo in scena, Jonathan, la piccola Sofia, il grande orso e il cacciatore cattivo. Vorrei soffermarmi su quest'ultimo personaggio: quando questo cacciatore viene introdotto si ha quasi il sospetto possa non essere il solito cattivone. Certo, è un omaccione nerboruto con tanto di fucile e cipiglio da poco di buono, tuttavia salva Jonathan che si è messo nei guai per cercare Sofia e spiega le sue motivazioni: sta dando la caccia al grande orso perché l'animale, risvegliandosi improvvisamente dal letargo, ha distrutto l'insediamento umano di cui il cacciatore faceva parte. Sembra insomma che questo cacciatore sia riscattabile e possa trovare una redenzione. Invece si ricade nel solito stereotipo, il cacciatore non riesce a comprendere che la sua è una vendetta futile (nessuno dell'insediamento è morto, sono solamente andate distrutte delle case) e che lui e l'orso potrebbero convivere in pace nella foresta. Viene dunque sepolto vivo in una frana insieme ai suoi due cani da caccia. Come a insegnare ai bambini che se sei cattivo non puoi diventare buono e che se sei brutto devi per forza essere cattivo. La redenzione è invece possibile per Jonathan, che all'inizio acconsente a consegnare l'orso al cacciatore per salvare Sofia, ma poi capisce che Mister Orso non rappresenta una minaccia e impara a guardare la natura con occhi diversi, conoscendola davvero. La piccola Sofia è l'unico personaggio umano a possedere da subito una netta visione positiva, ricordando un po' la Lucy delle Cronache di Narnia, che distingue subito a prima vista chi è buono, quindi salvabile, e chi non lo è. Il grande orso è una forza della natura che attacca solo per difendersi e mostra un'insospettata razionalità e un'abilità a distinguere chi rappresenta un pericolo per lui e chi no. Il personaggio del nonno di Jonathan e Sofia non viene particolarmente approfondito dalla vicenda, tuttavia sorprende che quando i suoi due nipoti rincasano sporchi e laceri, con i vestiti strappati e bruciacchiati (il perché non ve lo diremo!) e presumibilmente dopo aver trascorso una notte all'aperto, non si scomponga e invece di aver avvisato non dico la polizia ma almeno i genitori dei ragazzini ha occupato il tempo riparando la casetta sull'albero. Un passaggio che potrebbe sfuggire al piccolo spettatore ma che lascia perplesso un adulto di accompagnamento. 

In conclusione, Il grande orso è un film che non riesce a soddisfare pienamente né grandi né piccini. Non perché manchi qualcosa dal punto di vista registico, ma perché la storia avrebbe avuto bisogno di qualche ulteriore messa a punto.