Riddick è tornato. E per la prima mezz'ora c'è solo lui contro la natura ostile di un pianeta dove è stato abbandonato dai suoi nemici. Lo scopo dell'operazione è un classico "back to basics" per cui dimenticate l'allestimento megalomane e pomposo del precedente episodio The Chronicles of Riddick

In questo film si torna a pochi personaggi e a un'ambientazione minimalista. Dopo essere sopravvissuto a mostri di ogni tipo, curato la gamba malata, reso immune al veleno e altre imprese mirabili, Riddick vede in un rifugio per cacciatori di taglie spaziali la possibilità di guadagnarsi un "taxi verso la salvezza". Accorreranno ben due squadre di cacciatori di taglie, desiderose di mettere le mani sul ricercato di maggior valore della galassia, per il quale la ricompensa aumenta se morto.

In realtà le due squadre hanno intenzioni diverse sul destino di Riddick e proprio per questo non collaboreranno tra loro. Una manna per Riddick che si trova a fronteggiare un nemico diviso.

Come andrà a finire è in parte prevedibile, anche se qualche mistero c'è, legato in particolar modo al primo capitolo della saga, quel Pitch Black che lanciò il personaggio e il suo interprete Vin Diesel.

La messa in scena è poverella. Un corredo di effetti speciali da produzione televisiva in un film che avrebbe persino l'ambizione di essere proiettato in IMAX. Il cast d'interpreti è asservito al dio Diesel, che dilaga senza ritegno, dimostrando quanto ci tenesse a giocare nei panni del personaggio a cui deve fama e fortuna. 

Jordi Molla gioca con lo stereotipo del cattivo sudamericano campionato dai western-spaghetti di nome Santana, Dave Bautista sfoggia i suoi muscolacci da wrestler e Katee Sackhoff si conferma l'icona sexy della Sci-fi moderna, con pettorali che di poco superano quelli del culturista e del protagonista. Non manca "la coscienza del gruppo", il giovane Luna di Nolan Gerard Funk, e l'ufficiale feroce e disciplinato, Jones, interpretato da Matthew Nable

Tutto il resto è carne da cannone, vittime designate dell'eterna lotta tra i cattivi e l'eroe che dà il titolo al film, che quindi non può morire se no il film si chiamerebbe "la storia di colui che ha ucciso Riddick", e non Riddick, per l'appunto.

Karl Urban interpreta poco più di un cameo, se lo hanno accreditato nei titoli è perché ormai è famosetto e forse una sua posa si mangia mezzo budget del film.

Con un moto di pietà verso creature, uomini o alieni il cui solo torto è quello di incontrarsi con Riddick, lo spettatore in alcuni momenti si trova anche a ridere, pur con la consapevolezza che la battuta è scontata. Anzi forse proprio per questo. Quelle che potevano essere un paio d'ore di intrattenimento scorrevoli in home video diventano tempo perso al cinema se cercate qualcosa in grado di sorprendervi. Se invece vi divertite con questo genere di produzioni scontate in modo consapevole ed è questa la vostra idea di intrattenimento, allora non perdetelo.