La Bella e la bestia diretto da Christophe Gans lascia senza parole.

Un simile spreco di mezzi, elevato per un film francese, da cinefilo italico che assiste allo spettacolo del nostro cinema rinchiuso essenzialmente negli schemi del film intimista "due camere e cucina", del cinepanettone o del film grottesco-sociale confezionato per gli Oscar, da un lato suscita un moto di invidia.

In Italia qualche professionista nel campo degli effetti speciali, dei costumi e delle scenografia ce l'avremmo, eufemisticamente parlando, ma se vuole esprimersi in un certo tipo di cinema può solo lavorare all'estero.

Da un altro lato però, non bastano le sole intenzioni, un cast con un attore di richiamo come Vincent Cassel e altri validi professionisti, a fare del film un progetto riuscito.

Un progetto che ha visto la produzione affrontare il terreno del fantastico a tutto tondo, con effetti speciali e scenografie credibili, con un budget di soli 33 milioni di dollari. Una cifra importante per un film europeo, ma la metà di una produzione statunitense dello stesso livello tecnico.

La sfida tecnica è in parte vinta. Le ambientazioni sono state costruite negli studi di Babelsberg dove fu girato Metropolis di Fritz Lang, gli effetti speciali digitali e la post produzione sono stati messi a punto in Canada, cercando di sfruttare al meglio il budget.

Se il film inoltre merita un altro piccolo punto di merito è anche per via degli splendidi costumi di Pierre-­Yves  Gayraud, le cui realizzazioni danno almeno su questo fronte la dignità di serie A a una produzione che invece su altri fronti è di categoria inferiore. Ma dire "bei costumi" per un film fantastico suona come il classico "bravi i cavalli" dei film western.

Le dolenti note cominciano con la storia e la sceneggiatura.

L'idea di raccontare per l'ennesima volta la storia non è né brutta né bella. Rientra in logiche commerciali per le quali puntare su storie consolidate e note dà sufficienti garanzie ai finanziatori. In questo caso Christophe Gans punta al recupero del testo di Madame di Villeneuve, trascrizione di una storia che affonda le sue radici nel mito.

Nella Francia del Primo Impero, Belle, figlia di un commerciante caduto in disgrazia, sacrifica se stessa diventando la prigioniera del castello di una misteriosa Bestia, per salvare la vita al padre e alla sua famiglia.

Piano piano Belle scoprirà il segreto della Bestia e si innamorerà dell'uomo che vi è rinchiuso, sciogliendo un'antica maledizione.

A questa storia il film aggiunge trame parallele riguardanti i fratelli di Belle e il passato della Bestia, che in età rinascimentale era un Principe.

Laddove la Disney aveva messo teiere e zuccheriere animate, Gans mette degli strani animaletti simili a dei Beagle, che non sembrano avere chissà quale utilità.

La storia inoltre butta dentro il calderone un già visto campionario di foreste misteriose, cappuccetti rosso sangue e altre amenità, senza sapere veramente cosa farsene. La foresta, che dapprima sembra impenetrabile, a un certo punto diventa più trafficata di un'autostrada. Un frullato di situazioni completamente sconnesse.

Belle, interpretato da Léa Seydoux (Bastardi senza gloria, La vita di Adele), ha il "fisico", ma nulla può se non vagare più o meno casualmente per il castello, trovando uno dei nascondigli segreti più farlocchi mai visti, recitando battute che sembrano scritte da quell'omino anonimo rinchiuso da decenni nella fabbrica dei baci a scrivere bigliettini. 

Non che le battute scritte per la Bestia, ossia Vincent Cassel (Il patto dei Lupi) siano più significative. Non ho colto, in tutta onestà, alcune brillantezza nella prestazione fisica di Cassel, che ha cominciato la sua carriera come mimo, coperto da una superflua muscolatura in latex nel corpo e da un make-up più complesso di una semplice maschera nel viso. Dalle note di produzione si apprende infatti che Cassel ha recitato con un casco in testa, sul quale poi è stata sovrapposta digitalmente la scansione di una maschera realizzata fisicamente, con tanto di peli. Il risultato di tanta complicazione è una Bestia dalla mimica facciale quasi inesistente, che non regge il confronto non solo con le maschere, ormai antiquate, di ll Pianeta delle Scimmie (il primo), ma persino con quella di La Bella e la bestia diretto da Jean Cocteau del 1946.

Tra battute scontate, situazioni narrative forzate e morti senza senso (quella del cattivo alla fine sembra messa lì solo perché si voleva infierire sul personaggio, senza alcuna logica), La Bella e la bestia è una occasione perduta. Un tale dispendio di mezzi avrebbe meritato una sceneggiatura più adatta e non scritta pensando che "tanto è favola" sia la spiegazione per tutto.

Da evitare.