Interstellar di Christopher Nolan non è un film perfetto, ma è un capolavoro.

Ci sono imprese che già il fatto di intraprenderle è degno di ammirazione. E qui le imprese cinematografiche e narrative sono tante.

La sola idea, tanto per cominciare, che da Hollywood possa provenire una storia con parecchi elementi di Hard SF, solo a pensarla sembra follia. Ma Nolan ha dato tanto all'industria in termini di incassi, per cui se c'è uno che può è lui.

Un film con la consulenza di Kip Thorne, fisico teorico che ha ipotizzato il viaggio nello spazio-tempo mediante singolarità dette Wormhole. E quando sentirete parlare di Tesseract in Interstellar, per favore non pensate a quello del Marvel Cinematic Universe (che è noto anche come Cubo Cosmico), bensì all'entità geometrica teorizzata da Charles Howard Hinton (sì, quello di Un Episodio di Flatlandia, proprio lui!).

Qual è la storia di un film con simili ispirazioni?

Una distopia, con la ricostruzione di un futuro in cui le risorse alimentari sono finite, e l'unica pianta che fornisce il nutrimento è il granturco. Ma la Terra sta morendo e nessuno sembra avere la forza di pensare a come risolvere la situazione.

Così, affrontando i problemi di ogni giorno, immani tempeste di sabbia, e il difficile rapporto con i figli, conosciamo l'agricoltore Cooper (Matthew McConaughey), ex aspirante astronauta, arrivato a tanto così dal realizzare il suo sogno di volare nello spazio, ributtato a terra da un incidente che ha messo la parola fine anche al programma spaziale.

Se il figlio maggiore Tom (Timothée Chalamet) sembra indirizzato, sia dal sistema scolastico che dalla sua attitudine, a proseguire nella gestione della fattoria, la piccola Murphy detta Murph (Mackenzie Foy), ha preso da suo padre la voglia di guardare oltre l'orizzonte.

Sarà lei il motore della catena di eventi che farà scoprire a Cooper che in realtà un programma spaziale esiste ancora, guidato dal suo vecchio mentore, il professor Brand (Michael Caine), destinato a intraprendere un viaggio a una distanza oltre la percezione ma anche oltre la comprensione umana.

Qualcuno, dal profondo dello spazio, ha indicato la via a una umanità disperata e sola. Attraverso un wormhole, un buco nello spazio tempo, è possibile raggiungere dei pianeti che presentano caratteristiche promettenti per la vita umana. Ma non è possibile mandare delle sonde per decidere quale sia il più adatto, saranno gli esseri umani a dover scendere su quei pianeti e valutarne la reale abitabilità. Le sfide sono quelle dell'ingegneria, della meccanica quantistica e della relatività, ma anche della naturale propensione di ogni essere umano di non riuscire veramente ad anteporre il bene comune, la visione del futuro, al suo orizzonte immediato, alla sopravvivenza dei suoi affetti più diretti, di se stesso.

Solo vincendo questa sfida sarà possibile avere una speranza di portare l'umanità in una nuova casa.

A voi il compito di seguire la complessa sceneggiatura che ha una estrema logica e compattezza per tutti gli aspetti astronautici e scientifici, ma presenta alcuni salti logici banali nella interazione tra gli esseri umani (occhio a dove si nasconde la piccola Murph!).

Presenti sono i famosi twist narrativi di Nolan, per i quali tutto quello che fino a un certo momento abbiamo creduto si rivela se non fallace, viziato da bugie, omissioni o distorte percezioni.

Tipici di Nolan sono anche i ribaltamenti di prospettiva narrativa, per i quali a un certo punto della vicenda abbiamo delle nuove chiavi di interpretazione delle scene precedenti.

L'altro aspetto della cifra stilistica di Nolan è dato dalla ricerca visiva compiuta. Dall'inserimento di immagini dalle autentiche Dust Bowl che colpirono gli Stati Uniti nel secolo scorso (fonte di ispirazione per il romanzo capolavoro di John Steinbeck, Furore), alla ricostruzione dell'aspetto delle autentiche riprese dei lanci delle astronavi delle missioni NASA. Ma Nolan va oltre, andando oltre la frontiera del visivo ma con molto meno digitale di quanto non si pensi: gira in IMAX ma con la pellicola. Se pensate che girare in IMAX su un Pick Up in corsa tra i campi sia facile, beh dovete pensare che queste cineprese sono enormi, quasi inamovibili.

E che dire dell'uso di astronavi costruite con modellini e in diverse scale? E dei robot costruiti e animati fisicamente, come si faceva una volta, che interagiscono in modo tangibile con gli attori in veri esterni come i desolati paesaggi islandesi e non mediante green screen?

Nolan rappresenta la più avanzata frontiera del visivo utilizzando analogico e digitale come un maestro alchimista, senza nostalgia, ma alzando l'asticella della cinematografia, prendendo il posto non tanto assieme ai moderni maestri del digitale, come Lucas, Spielberg o Peter Jackson e Zack Snyder, bensì accanto a Georges Méliès, David Griffith, Cecill B. De Mille, Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick.

Il difetto ricorrente nella cinematografia di Nolan è forse una visionarietà più da ingegnere che da architetto dell'immaginario. C'è anche in Interstellar un forte ancoraggio al nostro mondo che però in film ambientato in un futuro prossimo, che ha della assoluta verosimiglianza scientifica e tecnologica una delle sue direttive principali, non è un enorme difetto.

La narrazione, l'ho già detto, cede in alcuni passaggi nella parte iniziale, indugia in momenti conflittuali prevedibili nella parte centrale, e sul finale sembra pagare il tributo a una visione hollywoodiana rassicurante, tesa a inserire il personaggio principale in un pantheon mitologico.

Sono davvero tentato, vorrei esplorare per voi la scienza di Interstellar, vi assicuro che meriterebbe più di una recensione, sia pur dettagliata. Ma non posso sintetizzare tutto in breve. Ma se la visione del film vi stimolasse alla lettura, posso consigliarvi proprio Buchi neri e salti temporali. L'eredità di Einstein di Kip Thorne, oltre che il saggio di Stephen Hawking Dal big bang ai buchi neri: breve storia del tempo.

Devo concludere, devo staccare il flusso emozionale che mi ha fatto scrivere.

Non riesco a dare 5 stelle a film che però definisco un capolavoro. Non è perfetto. Ma la verità è stavolta a Nolan, che fa parte di una genia registica che forse è più abile come gestione della produzione che come regista propriamente detto, concedo questo e altro, perché ha avuto il coraggio di proporre un'impresa che sembrava se non impossibile, sicuramente molto, molto difficile da realizzare.

Un film da vedere, che non vi lascerà indifferenti.