Madre Malkin (Julianne Moore) è tornata: in una notte di luna rosso sangue è riuscita a evadere dalla prigione sotto terra in cui John Gregory (Jeff Bridges) era riuscito a segregarla. Riunitasi sul Monte Pendle alla propria cerchia di streghe e stregoni malvagi, di cui è regina indiscussa, ora è decisa a seminare morte e distruzione tra gli uomini, ma soprattutto vuole vendicarsi di Gregory. 

Questi è a sua volta uno stregone, l’ultimo sopravvissuto della confraternita dei Falchi, un gruppo di “cavalieri contro l’oscurità”, e ha come missione addestrare nuovi possibili accoliti, ovvero i settimi figli di settimi figli, per uccidere streghe e proteggere il villaggio.

Dopo che Malkin si manifesta a Gregory, il vecchio stregone è costretto ad andare alla ricerca di un adepto, e lo troverà nella famiglia Ward. Tom (Ben Barnes) è per l’appunto il settimo figlio di un settimo figlio, e continua ad avere strane visioni che comunica alla madre (Olivia Williams), che minimizza custodendo nel proprio cuore un grande segreto... Tuttavia Tom continuerà a pensare che il proprio destino non sia quello di un fattore, e l'arrivo di Gregory gliene dà conferma. Lo seguirà, dunque, e dovrà imparare fin troppo rapidamente cosa fare: la luna sta per diventare rossa e quel che è peggio piena, e prima di quel momento Malkin andrà sconfitta.

Il settimo figlio, diretto da Sergej Bodrov (Mongol, Il bacio dell'orso), è l’adattamento cinematografico del romanzo L'apprendista del mago, il primo delle Wardstone Chronicles, di Joseph Delaney. Questo significa che potrebbe essere il primo episodio di una nuova saga o il primo film di un flop cinematografico che, di conseguenza, potrebbe non aver seguito. 

Da cosa dipenderà? Dalla promozione e dal merchandising che potrebbe attirare un possibile seguito di fan, dall’abilità delle case editrici di riproporre nelle librerie una nuova edizione dell’intera saga per stimolare i lettori ad appassionarsi al mondo creato da Delaney. Prima di tutto, però, dipende proprio da questo film. 

Il compito di Bodrov e degli sceneggiatori, Charles Leavitt e il pluripremiato Steven Knight su soggetto di Matt Greenberg, era quello di introdurre lo spettatore in un mondo inedito ma che richiama un modo molto classico di fare fantasy. Fotografia (Maria-Teresa Barbasso) musiche (Marco Beltrami) scenografie (Dante Ferretti), costumi (Jacqueline West) ed effetti speciali (Alex Burdett) aiutano a rendere la ricostruzione delle ambientazioni e i personaggi, grazie a cui si passa per capirne antefatti e gerarchie: spettacolari le viste a volo d'uccello sul Monte Pendle e accattivante la dimora di Malkin, ancora di più il rifugio di Gregory, in penombra, intenso e ricco di segreti e poteri, proprio come il suo proprietario. 

Lo svolgimento degli eventi è abbastanza ordinato ed è facilmente intuibile fin dall’inizio come andrà a finire, forse sarebbe stato più intrigante suscitare un po’ di attesa per futuri sviluppi, ma il film potrebbe anche concludersi così. 

I personaggi funzionano, anche attraverso una convincente caratterizzazione, azzeccate battute e dialoghi efficaci. Indubbiamente questo è stato possibile grazie a un bel cast, con mostri del cinema come Jeff Bridges, Julianne Moore e Olivia Williams che, però, ben si armonizzano con la nuova generazione di attori: il cameo di Kit Harington, Ben Barnes nei panni del giovane Ward e Alicia Vikander (Alice, la strega nipote di Malkin, che vien da chiedersi che ruolo possa avere in futuro).

Si avverte uno sforzo per non scadere nel buonismo del dualismo “bene contro male”, e il risultato è non estremamente efficace ma chiaro. 

Un altro aspetto da considerare è il  forte lavoro di rimaneggiamento della trama, per riassumere in soli centodue minuti un libro di oltre 300 pagine. Questo è senza dubbio un aspetto importante del film, che scatenerà gli estimatori dei libri.

Forse, se lo script di una potenziale saga in molti episodi fosse stato elaborato da un team più esperto di trasposizioni sul grande schermo, avremmo potuto ritrovarci di fronte una nuova epopea fantasy della portata di Harry Potter o Hunger Games, con cui però la storia di Delaney ha ben poco a che spartire, il che è un bene per non creare insulsi cloni, ma competere sarà difficile anche se, avendocela fatta la tetralogia di Twilight sarebbe auspicabile che anche a questa storia venisse concessa una possibilità. 

In conclusione, siamo di fronte a un discreto film, che si regge sulle proprie gambe ma forse non del tutto pronto per affrontare la grande battaglia del botteghino. Ce la farà? A voi spettatori l'ardua sentenza.