Tutta la vita di Evan Lake, agente CIA arrivato alla pensione, ruota intorno al suo vecchio nemico, Muhhamed Banir, uno jihadista che lo aveva torturato quando lavorava attivamente sul campo. Banir però da vent’anni è creduto morto anche se Lake sente in cuor suo che il terrorista da qualche parte è ancora vivo. La prova arriva quando Milton Schultz, un giovane collaboratore della CIA e suo unico amico, scopre che Banir sta ricevendo una cura sperimentale per anemia mediterranea, una malattia che ormai lo ha quasi ucciso. Anche Lake però è gravemente malato a causa di una precoce demenza senile e, quando rivela i suoi sospetti all’agenzia, tutti credono che si tratti solo dei deliri di un pazzo. Decide allora di lanciarsi, insieme a Schultz, nella sua ultima avventura e finalmente ottenere giustizia.

Nicolas Cage si lancia per l’ennesima volta in un film brutto, mal diretto e mal scritto, per non dire imbarazzante, che purtroppo non imbocca neppure la strada del trash. Sullo sfondo dovrebbe esserci un ammonimento alla CIA che mette in un angolo i suoi “eroi” senza onore, anche se a ben vedere chiunque avrebbe mandato in pensione anticipata uno sciroccato come Lake, che vuole andare ad ammazzare un ex terrorista con il piede nella fossa. Uno che decide di lanciarsi in una missione suicida accompagnata da un novellino, la cui motivazione nel rischiare la propria pelle rimane avvolta nel mistero, e con l’unico appoggio di un’ex che fa la giornalista in Bulgaria, e che magicamente riesce a scoprire attraverso dei suoi “canali”, dove si trovi realmente Banir. 

Lo jihadista incaricato da Banir di andare a recuperare il dottore e portarlo al suo capezzale ha persino il ghigno da “cattivo” e le location sono così povere e iconiche (il freddo a Quantico, le terrazze con tramonto e tappeti in Marocco, la neve in Bulgaria) da essere ridicole. 

L’unica scena degna di nota, e che avrebbe elevato un pochino la qualità del film di Paul Schrader, è quella del faccia a faccia tra Lake e Banir dopo più di vent’anni. Due vecchi e malati entrambi orfani dei propri ideali, che continuano a combattere più contro i propri fantasmi che con il loro nemico.

La partita poteva finire pari e patta, peccato siamo in America, e l’eroe deve sempre chiudere il conto.