Il Luogo delle Ombre (Odd Thomas, 2013) è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo firmato Dean R. Koontz, autore eclettico e prolifico le cui opere hanno avuto diverse trasposizioni su grande schermo.

La storia, ambientata nella cittadina immaginaria di Pico Mundo, vicino al deserto del Mojave, ha come protagonista Odd Thomas (Anton Yelchin), strano di nome e di fatto, di professione cuoco in un fast food e sensitivo nel tempo libero.

Infatti, Odd ha la capacità di interagire con i morti di morte violenta, vedere i bodach (mostri ectoplasmatici che si radunano nei luoghi di imminenti carneficine) e fare sogni preveggenti.

Siamo lontani rispetto a pellicole come Il sesto senso: da “Vedo la gente morta” qui si passa a “Vedo la gente morta e, cavolo, devo intervenire!”. Più precisamente, il film fa pensare a un misto di Scary Movie e le comiche di Benny Hill, a parte l’inaspettato – e incoerente - finale emotivo.

La musica iniziale, un mix di blues-rock, introduce un’atmosfera scanzonata, la voce dell’io narrante (il protagonista) è molto friendly e il film entra nel vivo della storia con una tale rapidità da far rischiare allo spettatore di essere disarcionato in corsa e perdersi qualche dettaglio.

Infatti, tutto è un susseguirsi di flashback improvvisi e cortissimi per spiegare gli antefatti, scene in sequenza altrettanto rapida, zoom veloci e smash cut a volontà, combattimenti in slow motion, e così via.

La trama ne esce alquanto soffocata e non c’è spazio per lo scavo psicologico dei personaggi - nel romanzo molto corposi e sfaccettati - né per la costruzione della tensione: per esempio, Odd ha una fidanzata, Stormy (Addison Timlin), del tutto ininfluente tranne che per il finale. Lo stesso protagonista (Yelchin fa quello che può) è semplicemente un  piccolo supereroe che compie le sue prevedibili buone azioni contro il Male.

In sostanza, il regista Stephen Sommers desidera fare molte cose ma non ci riesce: il film è un action pieno di trucchi tecnici che non bastano a salvarlo dalla mediocrità, non trasmette paura né suspense. Nemmeno divertimento, tutto sommato, sebbene alcune morti violente ricordino i cartoni di Wile Coyote. E il tormentone del capo della polizia (Willem Dafoe) con il suo coitus interruptus riesce a interrompere anche quel minimo di tensione creata dalle vicende.

Il luogo delle ombre è un film allegramente bruttino, da guardare quando c’è da passare un paio d’ore senza pensare troppo al caldo, e da dimenticare subito dopo.