Non ci sono sorprese eclatanti in Mission: Impossible - Rogue Nation, quinto episodio della serie di film ispirata alla storica serie TV.

Ethan Hunt, un Tom Cruise sul quale il film è tagliato su misura, stavolta è tra due fuochi: la CIA, nella persona del suo direttore Alan Hanley, un Alec Baldwin bolso quanto basta per rappresentare un burocrate ottuso; il Sindacato, una pericolosa organizzazione che raduna spie rinnegate da ogni parte del mondo, comandata dall'ex agente al servizio segreto di Sua Maestà Solomon Lane (Sean Harris).

Ethan potrà contare sulla fedeltà degli amici, gli ormai consolidati William Brandt (Jeremy Renner), Benji Dunn (Simon Pegg) e Luther Stickell

(Ving Rhames). Non manca la bellona, che nella serie Mission: Impossibile è sempre letale, ossia Ilsa Faust (Rebecca Ferguson). Amica o nemica? Chi può dirlo?

Nulla di nuovo per gli amanti della serie e più in generale dell'action spionistico. Location esotiche, infiltrazioni in luoghi impossibili, frotte di sgherri mandati al macello (solo in 10 contro il titolare del franchise, ma scherziamo!!!), inseguimenti con ogni mezzo possibile, battute, pasticci e imprevisti da gestire al volo.

Tutto accettabile applicando la sospensione dell'incredulità, ricordandosi che il mondo di Mission: Impossible sembra quello reale ma non lo è.

Il confine tra "elemento consolidato" e "stereotipo" è sempre molto labile. Un filo sottile che la sceneggiatura di Christopher McQuarrie, anche regista titolare del film, lambisce con disinvoltura, con qualche sconfinamento programmato e altri forse non voluti.

Ma l'obiettivo di un film del genere qual è? Divertire il pubblico?

Allora è centrato, anche se per la modestia del plot, complicato senza essere complesso, qualche sforbiciata al montaggio avrebbe dato più snellezza a un film che poteva non sforare le due ore.

Qualche sequenza è ottima. Il duello nel retro palco del Teatro dell'Opera di Vienna è un buon esempio di mestiere cinematografico. La sincronia tra la Turandot con una sequenza d'azione è efficace, ed è forse l'unica cosa spiazzante di un film in cui la strada che porta alla risoluzione finale è già tracciata.

Il cattivo mangerà la polvere, il buon nome del'IMF sarà riabilitato anche stavolta. L'ordine mondiale è salvo, almeno fino alla prossima Missione Impossibile.