Jack Dwyer è un ingegnere americano che ha dovuto lasciare il Texas e trasferirsi in Asia con la moglie e due figlie, dopo che la sua impresa è fallita. Sfortuna vuole che la ricerca di un lavoro abbastanza remunerativo lo abbia portato in un paese dove, a sua insaputa, è in atto proprio in quel momento un violentissimo colpo di Stato. I sanguinosi ribelli ce l’hanno in particolar modo con gli americani accusati di voler privatizzare gli acquedotti pubblici, per questo uccidono tutti gli stranieri che capitano loro a tiro. Dwyer riesce a scappare con la sua famiglia dall’hotel assediato solo grazie all’aiuto di Hammond, un avventuriero inglese venuto nel paese proprio per incrementare gli interessi economici dell’occidente, ma la strada per la salvezza è costellata di pericoli mortali.

Se pure possa iscriversi a pieno titolo nel genere action-terroristico, No Escape – Colpo di Stato di John Erick Dowdle riesce ad avere uno smalto di originalità che manca a buona parte delle pellicole di questo filone. Aiuta la regia di Dowdle che, abituato ad avere a che fare con l’horror (le sue precedenti 3 pellicole sono tutte di questo genere), sa quanto stare incollato alla faccia dei protagonisti mentre avviene la mattanza, e quanta emoglobina mostrare. Anche l’uso dei piani sequenza frequenti ma non manieristi, servono a dare quell’effetto reportage che non pretende di essere cinéma vérité, ma è in grado di creare una buona suspense.

Inoltre Owen Wilson è un’autentica sorpresa nei panni dell’uomo normale scaraventato nella mischia, e riesce nel miracolo di non risultare poco credibile nonostante il suo curriculum. Anzi, la sua naturale stralunatezza ben si adatta alla situazione, rendendolo un personaggio che non sfocia, nonostante le sue “imprese straordinarie”, in un eroe alla Bruce Willis

Ma è soprattutto nel messaggio di fondo che No Escape – Colpo di Stato si rivela essere una vera e propria sorpresa. Se in un primo momento la pellicola pare quasi un ammonimento rivolto all’americano medio a non lasciare per alcun motivo il suolo patrio perché il terrorista potrebbe essere dietro a ogni angolo in agguato, per fortuna il film non si ferma qui. Hammond, il personaggio interpretato da Pierce Brosnan è il primo a giustificare la rivoluzione dei guerriglieri, portati all’esasperazione dai lunghi tentacoli dell’economia occidentale, che cerca di inglobare il paese in un sistema che lo renderà per sempre debitore e, dunque, schiavo dell’America. Lo stesso Dwyer è a sua volta costretto a lasciare la propria casa dove non riesce a trovare più un adeguato lavoro, poiché le multinazionali hanno trasferito le loro sedi in paesi del terzo mondo.

Non si può dire che No Escape – Colpo di Stato non abbia dei cedimenti di coerenza, basta dire che Hammond spesso è il deus ex machina chiamato per risolvere le situazioni spinose dei protagonisti, ma si è visto di peggio, decisamente di peggio.