Wow. Wow, wow, wow. The Return of the King, che ho visto in lingua originale, è un gran film. Grandioso. Wow. Le battaglie! Spettacolari! Peccato per i tagli ma wow. Voglio la versione estesa! E la voglio ora!

OK, questa è la versione breve. Per la versione lunga le cose sono un po’ più complicate, soprattutto se si cerca di dire qualche cosa senza però rivelare niente a chi non vuole sapere nulla in anticipo per non rovinarsi la sorpresa ma accontentando al tempo stesso quelli che vogliono sapere quanto il film differisce dal libro, dando la propria onesta opinione però chiarendo che si tratta di un giudizio soggettivo, parlando delle scene più emozionanti ma senza descriverle, nel frattempo tenendo due piattini roteanti in equilibrio sugli alluci e quattro palline piene di sabbia in aria.

Cominciamo con il dividere i lettori in Quelli Che Non Hanno Letto Il Libro e Quelli Che L’Hanno Letto. I secondi per favore si astengano da bisbigli rivelatori o gemiti di sofferenza, che avranno tutto il tempo dopo.

Ora, per quanto riguarda i primi. Vediamo. Mettiamola così: verso gli undici anni, ad ogni modo certamente dopo aver visto per la prima volta Guerre Stellari, mi sono resa conto che difficilmente un film termina con la morte del protagonista, il massacro dei Buoni e il trionfo del Male. Ci sono delle eccezioni. Ecco, per dirla delicatamente, ci sono tutta una serie di indizi da cui lo spettatore scafato percepisce che Il Signore Degli Anelli non appartiene alla categoria delle eccezioni. La domanda non è tanto 'Riusciranno i Nostri Eroi' quanto 'Quali e Quanti Dei Nostri Eroi Sopravvivranno al Trionfo del Bene'? Non ho sconvolto dalla sorpresa nessuno, spero. Nessuno qui è così ingenuo da…

…Mi potete dare un altro piattino, per favore? Sì, da quella pila. Grazie. Molto gentili. Sì, i cocci nel riciclaggio, se non vi dispiace.

Va bene, per preservare qualcosa della suspense e della sorpresa, NON rivelerò chi dei nostri eroi cade eroicamente sul campo di battaglia e chi (o quanti, piccola risata diabolica) nella lava bollente, splat – fizzzz! – glub. E chi precipita da altissime rupi. Sottolineo solo per chi non abbia capito la sottile allusione che uno dei temi del libro è la Caduta.

Per il resto, posso solo dire che a differenza di Quelli Che Hanno Letto Il Libro, che per circa una metà sono al cinema per un esercizio di squisito masochismo ("Non era così nel libro! Aaargh! Non era così nel libro! Non era così nel libro! Come soffro! Tradimento! Oltraggio! Gandalf saliva a cavallo da sinistra nel libro!), Quelli che Non L’Hanno Letto (Anche Se Magari L’Hanno Comprato E Anche Cominciato Oppure Lo Cominceranno Molto Presto, Giuro) se andranno a vedere questo film lo faranno perché i primi due gli sono piaciuti. Nel qual caso gli piacerà anche questo. Tanto. Di più. Tutte le cose che hanno fatto il successo dei primi due qui tornano raddoppiate, tranne forse i fuochi d’artificio. Pipino fa ancora lo stupido, Gandalf prende ancora in mano la situazione con eroica decisione (ignorate i guaiti di dolore degli inevitabili Amici Che Hanno Letto Il Libro a questo punto e concedetevi di applaudire con gli altri) e ci sono cariche di cavalleria, due, e impressionanti, e cariche di olifanti, e assedi, e battaglia. Madonna che battaglie. Le battaglie sono… mettiamola così: tacitate con un sacchetto in testa quelli che si lamentano (con qualche ragione) dell’assoluta impossibilità fisica e improbabilità tattica delle battaglie, specialmente se lo fanno accanto a voi mentre state guardando il film, e godetevele per quello che sono: finte. Siete appunto al cinema. Che, credete che i duelli di Sergio Leone fossero fedeli rappresentazioni dei conflitti a fuoco nel Far West?

E veniamo a Quelli Che Hanno Letto Il Libro.

Diciamo subito (in tono difensivo) che molte delle cose tagliate dalla nostra carne viv… ehm, dal film, ricompariranno probabilmente nella versione estesa, sulla quale prima o poi metteremo pure le mani. (Guardando con espressione significativa l’effige di Peter Jackson, da cui sono state rimosse alcune freccette dopo la visione della Versione Estesa de Le Due Torri). Vero?

Per quelli che non desiderano, o tollerano, la suspence, dirò quali sono i cambiamenti più significativi alla fine della recensione. Per gli altri, non posso che confermare che il gradimento del film sarà abbastanza direttamente commisurato al grado di fanatica devozione per il rispetto assoluto della lettera del libro. Non ci sono mutamenti sostanziali, d’altra parte.

Mi limito a smentire alcune voci allarmistiche: il temuto duello nel fango fra Eowyn e Arwen per aggiudicarsi Aragorn (Viggo Mortensen) è una favola, e così la conversione di Frodo al buddismo in scena. Galadriel non fa la danza dei sette veli. Non c’è un numero musicale di nani femmina en travesti. I funghetti allucinogeni non compaiono affatto, e nemmeno altre sostanze psicotrope, anche se non è del tutto chiaro che cosa fumino esattamente gli hobbit con tanto entusiasmo.

E veniamo alle dolenti note. Cose che non mi sono piaciute: poche, in generale. In primo luogo, più che negli altri due film qui ho sentito la mancanza del materiale che evidentemente finirà nella Versione Estesa. Alcuni personaggi ne sono distorti e diminuiti, per esempio Denethor (John Noble). In secondo luogo, speravo in un ruolo maggiore di Arwen (Liv Tyler), un personaggio che sembrava essere stato destinato ad essere più attivo e presente della figurina scialba del libro. Cose che non piaceranno ai tolkieniani più devoti: e qui riveliamo un bel po’ di cose, quindi se non le volete sapere smettete di leggere ora.

Un breve momento di intrattenimento mentre una parte del pubblico dei lettori si allontana… ammirate le palline… quattro per volta, si noti… in senso orario e…oooo…plà! In senso antiorario. Grazie, signori e signore, grazie.

Andando con ordine: come ormai si sa è stata tagliata la comparsa finale di Saruman e la sua Voce. La provenienza e il significato del palantir rimangono quindi un po’ oscuri. La presenza di altri palantir, fra cui quelli di Barad-dûr e Minas Tirith, è taciuta e quindi appare misteriosa la ragione della folle disperazione di Denethor, che sembra semplicemente un vecchio pazzo e malvagio, non un uomo lucidamente disperato. Gimli fa ancora il buffone (cosa che a me non dispiace ma a molti sì, prego osservare la separazione fra opinioni e fatti, piattino che gira, grazie signori). Anduril viene portata ad Aragorn ma non da un esercito di Raminghi accompagnati dai figli di Elrond (Hugo Weaving). L’arrivo delle Navi Nere viene leggermente semplificato. La richiesta di aiuto a Rohan non parte da Denethor ma viene provocata da Gandalf (Ian McKellen) con un trucco (in una delle scene più emozionanti e spettacolari del film, peraltro) E l’intero episodio delle Case della Guarigione, con l’athelas e il potere di guarigione dei Re e la storia d’amore fra Eowyn (Miranda Otto) e Faramir (David Wenham) , puff!, scompare nel nulla. (Zac! Freccetta nell’effige di Peter Jackson).

Ma a parte questo: Wow. Gran film. (Crollo generalizzato di piattini e palline: crash, pong-pong-pong-pong)