Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo


Autore Messaggio
FantasyMagazine
«Balrog»
Messaggi: 4381
MessaggioInviato: Ven 16 Ott 2009 16:28 pm    Oggetto: Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo   

Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo

Il racconto che dà il titolo all'antologia di Silvana De Mari, ispirato all'epopea dei Pupi Siciliani, la cui protagonista è una Bradamante stracciona, alle prese con l’invasione musulmana, l’Inquisizione e il martirio delle streghe.

Leggi il racconto.
uljanka
«Sua Luminosa Oscurità»
Messaggi: 5714
MessaggioInviato: Ven 16 Ott 2009 16:28 pm    Oggetto: Re: Il cavaliere, la strega, la morte e il diavolo   

Racconto tutto sommato molto deludente, che lascia l'amaro in bocca soprattutto perché gli elementi pregevoli ci sono, e non sono pochi.
Lo stile è perfetto, meraviglioso, anche se spesso si indugia nella riproposizione e nella spiegazione dei luoghi comuni, piuttosto che cercare una dizione personale della frase. Alcuni dei personaggi sono fenomenali. Molto bella l'immagine di Bradamante stracciona. Meravigliosa l'idea di sceglierla come capo di una rivolta dei cafoni. Originalissimo il "diavolo" etiope che si finge lebbroso, e commovente la scena del patto con la bimba attraverso la bambola. Più impersonale la figura della curatrice.

Problematico l'inquisitore. Ottimi gli sprazzi d'introspezione ma improbabile, storicamente, il personaggio. Se la De Mari vuole ambientare la vicenda in Sicilia all'epoca della conquista araba dovrebbe tener presente che la Trinacria era territorio bizantino, e a Bisanzio e nelle sue provincie non ci furono mai inquisitori, nè grandi nè piccoli. L'Inquisizione medievale fu concretamente fondata tramite la costituzione Ad abolendam diversarum haeresum pravitatem, promulgata durante il concilio di Verona del 1184 (tre secoli dopo le vicende descritte dalla nostra autrice) che diede il via alla grande persecuzione dei catari, e fu un istituzione puramente cattolica, e non ortodossa. Ciò non vuol dire che i bizantini non perseguitarono gli eretici e i pagani vuol dire semplicemente che qui, invece di questo Grande Inquisitore vagamente Dostoevskiano, ci starebbe bene un semplice vescovo un po' rigido.

Poi c'è la questione dell'ispirazione. Si parla di richiami alla tradizione dei pupi siciliani. A me sembra di vedere in questo racconto una contaminazione tra Martin e l'armata Brancaleone e nella protagonista un incrocio tra Arya Stark, la Bradamante leggendaria e il signorotto norcino interpretato da Gassman. A ricordarmi i film di Monicelli sono soprattutto l'armata di straccioni e il duello con la Morte.
Altro, ovvio, richiamo è contenuto nel titolo, citazione quasi pedissequa (con solo una "strega" di troppo) del nome della più celebre incisione Dureriana.
Più che come pupi io mi immagino i personaggi quali figurine bidimensionali, le cui gesta siano raccontate in una serie di stampe dal vago sapore tardo-gotico. Figure abbozzate con una certa maestria ma sostanzialmente poco duttili, le cui imprese si concentrano freneticamente in uno spazio ridotto come quelle dei protagonisti dei "Proverbi fiamminghi" riprodotti in copertina.

L'impressione che si riceve dal racconto è quella di aver letto un bigino scritto molto bene di un'opera più lunga.

La narrazione è scorrevolissima, ma solo dalla seconda pagina in poi.
Il prologo è a dir poco tremendo. Per essere la descrizione di un massacro non comunica alcuna tensione, alcun dramma. L'autrice sembra distante mille miglia, ammassare una bella frase dopo l'altra senza preoccuparsi che il lettore senta il pathos della vicenda.
Con la fuga di Bradamante, il racconto prende davvero il via, e procede in modo piacevole fino alla fine.
Ho sentito parecchio il peso dell'assenza del discorso diretto, e si desidera che l'introspezione vada al di là dei pochi sprazzi a noi concessi.
Ho visto la mano di una grande scrittrice, ma la mia impressione generale è che il canto, invece di vibrare liberamente, sia rimasto soffocato in gola per qualche imperscrutabile motivo.
E io, che sono Tenebra, altro non posso vedere se non la Luce, e perciò sono la Luce.

Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata ride e prepara il suo fucile.
Fabio Novel
«Hobbit»
Messaggi: 67
MessaggioInviato: Lun 26 Ott 2009 18:45 pm    Oggetto:   

Attirato dall'attente analisi di Uljanka, sono andato a leggermi il racconto. Sono abbastanza in linea con la critica, per quanto abbia provato credo meno delusione rispetto alle potenzialità inespresse per scelta.
Mi sono in effetti chiesto anch'io se questo (comunque bel) racconto non sia in realtà una riscrittura letteraria di una sinossi. Di un progetto a cui l'autrice vorrebbe dare corpo, nella forma di un romanzo vero e proprio.
Se così fosse, mi auguro che qualcuno dia credito alla De Mari anche su questa strada, e ne nasca l'opera completa e appassionante di cui qui possiamo apprezzare l'embrione. Smile
Mostra prima i messaggi di:   
   Torna a Indice principale :: Torna a Commenti sui racconti Tutti i fusi orari sono GMT + 2 ore

Vai a:  
Non puoi inserire nuove discussioni in questo forum
Non puoi rispondere alle discussioni in questo forum
Non puoi modificare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi cancellare i tuoi messaggi in questo forum
Non puoi votare nei sondaggi in questo forum