Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fa


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FantasyMagazine
«Balrog»
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MessaggioInviato: Mer 23 Gen 2013 11:56 am    Oggetto: Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fa   

Influenze e deterioramento delle storie e dello stile del Fantasy contemporaneo

Alcune riflessioni sulle tendenze attuali nel mondo del fantastico.

Leggi l'articolo.
belgarion
«Hobbit»
Messaggi: 36
MessaggioInviato: Mer 23 Gen 2013 11:56 am    Oggetto: Re: Influenze e deterioramento delle storie e dello stile de   

articolo interessante che esamina un filone del fantasy attuale che spopola, tuttavia mi pare non si prenda in debita considerazione l'operato di autori come i compianti coniugi Eddings e neppure l'operato di autori come Brooks, Salvatore, Paolini, ma anche l'italiana Licia Troisi o ancora gli impeccabili romanzi di Sergej Luk'janenko
M.T.
«Paladino Guardiano»
Messaggi: 2407
MessaggioInviato: Mer 23 Gen 2013 13:17 pm    Oggetto:   

Per fare una disamina ampia ed esaustiva sulla mutazione del fantasy occorrerebbe un saggio, ma non era l'intenzione di questo articolo, che vuole mostrare le pecche di una buona parte delle pubblicazioni attuali, di questo ultimo decennio, se vogliamo.
Gli autori che cito sono un punto di riferimento per avere uno standard di paragone (Eddings poteva essere tra questi, ma ho citato i più conosciuti). Di Brooks ne ho parlato ampiamente in altri articoli. Salvatore (sebbene abbia apprezzato alcuni dei suoi primi libri) rientra nella commercialità, così come Paolini e Troisi.
Poi di pubblicazioni attuali valide ce ne sono (Sanderson, Erikson, Abercrombie), ma sono una minoranza: lo scopo dell'articolo non è mostrare quanto c'è di buono, quanto quello che non va.
Elyn
«Nano»
Messaggi: 154
MessaggioInviato: Gio 24 Gen 2013 16:24 pm    Oggetto:   

Sono profondamente d'accordo con quanto scritto nell'articolo. Cercare nuovi libri scritti bene e con trame originali è quasi impossibile, di solito se c'è l'una non c'è l'altra e viceversa. A volte può essere carino leggere qualcosa di "leggero" e non molto impegnativo, ma a volte, non sempre. Nell'ultimo anno mi sono ritrovata a rileggere quasi continuativamente i romanzi della Bradley, per poter immergermi in qualcosa di scritto bene... Rolling Eyes
ForumFantasy
Marina
«Bracchetto del Cheshire»
Messaggi: 4980
MessaggioInviato: Dom 27 Gen 2013 0:49 am    Oggetto:   

Due obiezioni:

1. una grossa colpa della tendenza al ribasso è degli editori, speiclamente delle major e specialmente se si tratta di pubblico giovane; non sod rie seper ignoranza dei responsabili di collana per deliberato intento di creare masse di deficienti (come se a questo non bastassero gli attuali rpogrammi tv)

2. La Le Guin e Tolkien sono obiettivamente prolissi, ma non credo sia questo il problema, anche se oggi sicuramente dovrebbero rivederlo perché ogni epoca ha il suo e oggi molti classici del passato, anche mainstream, non verrebbero pubblicati (pensiamo a cose come La Ricerca del tempo perduto).
Il problema alla base qui per me è il mero gusto, che prescinde da età anagrafica e letture alle spalle. Voglio dire, io non mi sono formata sui libri della Troisi, per ovvi motivi anagrafici, eppure La saga di Earthsea mi ammazza di sbadigli, mentre soprassiedo volentieri alla prolissità stilistica di Tolkien se la storia 'mi fa acchiappanza' Very Happy così come me la può fare un SdA.
M.T.
«Paladino Guardiano»
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MessaggioInviato: Dom 27 Gen 2013 15:01 pm    Oggetto:   

Che gli editori abbiano la loro parte di responsabilità è un dato di fatto, così come abbiano una scarsa considerazione dei lettori. Ignoranza è un elemento da prendere in considerazione, come è da prendere in considerazione che si ritiene che al pubblico possa essere propinato di tutto.
Sulla scelta deliberata, delle volte viene da pensare che sia così.

Questioni di gusti. Il SdA non l'ho mai ritenuto prolisso; la saga di Eartshea non ha stile e ritmo serrati, ma possiede una delicatezza, una profondità che lo rendono un libro da leggere, a differenza di tanti attuali.
Melian
«Balrog»
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MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 11:54 am    Oggetto:   

Bell'articolo.
Ultimamente gli scaffali della letteratura di genere delle librerie mi mettono tristezza. La fantascienza è sparita, eppure se ne scrive e di buona, e per quanto riguarda la fantasy è un tripudio di volumi neri e rossi le cui quarte di copertina sono tutte uguali.

Concordo con il post di Marina, gran parte della colpa è degli editori.

Ciascuno di noi potrebbe scrivere un romanzo su vampiri/zombie/licantropi/Rumpelstiltskin vari innamorati della bella di turno e in uno stile da pensierino delle elementari, così come potrebbe essereci un talento che scrive un capolavoro mai visto prima (come la famigerata Saga della Pietra Focaia. Poi arriva al tavolo dell'editore, tira fuori le sue belle statistiche e ... sai che c'è? ... ti pubblica la storia d'amore fèntesy perchè piace ai ragazzini.

Anch'io, oltre ai classici, mi sono formata su Tolkien e Ende per la FY e Herbert e Ballard e molti altri per la SF. C'erano anche letture "leggere" come la Bradley o Brooks ma era tutt'altra letteratura rispetto a quella che va per la maggiore adesso.
(La Le Guin invece non la reggo).

Ultimamente mi viene da pensare che sia davvero una scelta deliberata per rincretinirli questi ragazzi (e anche qualche adulto)
❑ Single
❑ Taken
✔ Mentally dating a character that doesn’t exist
DiVega
«Sword of Orion» Sword of Orion
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Località: Dark Border
MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 12:22 pm    Oggetto:   

La Saga della Pietra Focaia... quanti ricordi! Mr. Green

Mai riso così tanto, tra l'altro non ricordo nemmeno com'è nata quella leggenda. Twisted Evil


Tornando IT, purtroppo il mercato italiano offre questo tipo di lettori e quindi anche questo tipo di letture. Spiace veramente che tranne qualca rara eccezione le pubblicazioni siano monopolizzate da cotanta robaccia.
Sul suo mantello grigio scuro spiccava una spilla d'argento: un ponte di pietra, illuminato da fiamme di rubino. Un Arsore di Ponti.
Steven Erikson - The Malazan Book of the Fallen
Negróre
«dannatamente umano»
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MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 12:58 pm    Oggetto:   

Marina ha scritto:
2. La Le Guin e Tolkien sono obiettivamente prolissi

Shocked
In tutta sincerità, giudicare prolissa la Le Guin a me sembra incredibile!
Ho letto quasi tutti i romanzi della Le Guin e, davvero, mi sembra un'affermazione priva di riscontro oggettivo.
Un sorriso, Andrea
M.T.
«Paladino Guardiano»
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MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 13:10 pm    Oggetto:   

I primi romanzi delle serie di Brooks, mi sono piaciuti, ma davvero in confronto a molte pubblicazioni attuali sono dei capolavori.

Specie nel primo libro di Earthsea lo stile in alcuni punti è un pò macchinoso, almeno per me: già dal secondo s'avverte il cambiamento. Ma come storia e che cosa ha da dire è qualcosa d'eccezionale.
Negróre
«dannatamente umano»
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MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 14:16 pm    Oggetto:   

OK, ho letto l'articolo.

Bisogna osservare con attenzione, dal mio punto di vista.
Alcuni spunti di riflessione:
1. Chi arriva a ritenere di dover abbassare il livello delle proprie opere per pubblicare non è uno scrittore. Quindi ai miei occhi non ha la minima importanza - nemmeno statistica.
2. Lo stile: frasi brevi non sono un sintomo della degradazione della scrittura. Come la mettiamo con autori come Lansdale? E con grandi autori che aderirono al "minimalismo"? La verità è che anche una frase breve ha i suoi segreti e Lansdale non la scrive uguale al 15enne considerato un fenomeno dall'editoria d'oggi. Comunque, ancora una volta, la qualità non si basa sulla brevità delle frasi.
3. Al mondo è sempre esistita un sacco di gente che s'innamora di una professione artistica ed è convinta, dopo un anno di fantasticherie, di meritarsi d'esserne parte. Dato che il mondo "progredisce" (virgolette d'obbligo), oggi sono molti di più coloro i quali credono di potercela fare. Il problema è chi nel campo dell'arte ha esperienza e dovrebbe filtrare le (artistiche) porcate che vengono proposte dagli autori. Concordo con chi dice che il vero problema è soprattutto dell'editoria. Seguisse parametri di qualità ferrei - o comunque non così laschi - il mondo si darebbe una regolata.

Chiudo, Mirco, suggerendoti di fare un po' più di attenzione ai costrutti complessi. La prosa dell'articolo in alcuni punti è confusa e ci sono scelte sintattiche discutibili (porto solo un esempio: "L’epicità degli anni passati viene persa a discapito di una quotidianità dove il fantastico entra solo per dare un tocco scenografico"; a discapito? Sicuro?).
Un sorriso, Andrea
Bran
«servitore di due padroni»
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Località: Era Hyboriana (Trento)
MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 14:30 pm    Oggetto:   

Interessante articolo, mi permetto di aggiungere una mia osservazione. Guardando i libri fantasy che vengono trasposti in film si vede ancora di più la volontà di scegliere racconti che hanno o partono da un'ambientazione reale. A parte i film tratti dai romanzi di Tolkien non ricordo altri film fantasy prodotti negli ultimi 10 anni con un ambientazione totalmente fantastica e senza nessun legame con il mondo reale.
Nipote di Pick e di Julia ///
-Riuscite a vedere qualcosa?-
-Sì, cose meravigliose-

Lord Carnavon & H. Carter, 26 novembre 1922
M.T.
«Paladino Guardiano»
Messaggi: 2407
MessaggioInviato: Lun 28 Gen 2013 22:04 pm    Oggetto:   

Andrea.
1. Sono d'accordo, il vero spirito dello scrittore è rimanere fedele a quello che si è scritto, difenderlo. Ma per i più essere scrittore è essere pubblicato.
2.Se non sono una scelta voluta, ma un abbassarsi ai tempi in cui si vive e adeguarsi, allora si tratta di degradazione. Lansdale sa quello che fa, è consapevole del perché di un certo stile; gli altri, quelli di cui parlo nell'articolo, non lo sanno, perché seguono quello che fanno i più.
3.Appunto, manca il filtro. Ma chi è del campo ha esperienza o si è improvvisata? Oppure sa che può fare quello che vuole perché la gente prederà su tutto quello che gli viene propinato?

La frase doveva essere messa diversamente: bastava scrivere "L’epicità degli anni passati viene persa per una quotidianità..."
Negróre
«dannatamente umano»
Messaggi: 2562
MessaggioInviato: Mar 29 Gen 2013 20:58 pm    Oggetto:   

Grazie per la risposta, Mirco.

1. Anche per me aveva grande importanza essere pubblicato. Ma ho atteso sette anni e mezzo, in cui ho scritto ogni santo giorno, prima di provare a buttarmi. Non ero molto convinto di essere pronto. E infatti... (Lì ci sarebbe dovuto essere un bel filtro, secondo me: non ero ancora pronto.)

2. Esatto, Lansdale sa quello che fa. Le frasi brevi non sono sinonimo di poca qualità. I caproni sono sinonimo di poca qualità, quando si tratta di narrativa.

3. Dipende. C'è chi si è improvvisato e non ce la fa. C'è chi si è improvvisato e s'è costruito bene, ma non ha le capacità per reggere tutto il peso su se stesso (e, di solito, la carenza maggiore di questi eroici editori, perché lo sono, è tutta concentrata nelle capacità di editing). C'è chi ha conoscenze e tenta di dare sempre una qualità accettabile, seguendo il mercato, non accetta di scendere in basso e cerca con passione i testi migliori che gli capitano tra le mani, facendo poi un grandissimo lavoro di editing o di traduzione.

Se un aspirante scrittore pensa che essere messo sotto contratto da una casa editrice seria - di quelle che non gli spillano i quattrini, ma che rischiano di tasca propria - significhi aver vinto la guerra, allora è già morto. La cosa più importante è l'editor e, commercialmente, la capacità di penetrazione/distribuzione della casa editrice. Ma uno scrittore che è tale sa che la più importante delle due, di gran lunga, è l'editor con cui lavorerà in un corpo a corpo sanguinoso. Se bravo, ne uscirà vivo e più consapevole, oltreché più fiducioso sul vero compito del suo romanzo: smettere di essere suo e diventare di tutti.
Un sorriso, Andrea
thyangel83
«Gollum»
Messaggi: 729
Località: Ovunque
MessaggioInviato: Mar 29 Gen 2013 23:33 pm    Oggetto:   

Ho trovato l'articolo molto interessante.
Non sono un eseprto del settore, ma concordo sul fatto che le case editrici non contribuiscano minimamente a tenere alto il tenore culturale di ciò che circola in libreria.
Però qui c'è un problema: le case editrici non sono circoli culturali, ma aziende nate per guadagnare. E più il guadagno è facile, più la strada è per loro interessante. Da ciò si spiegano molte cose.
Certo pensare di andare deliberatamente controcorrente per partito preso mi parrebbe una scelta quantomeno stupida da parte degli autori (di tutti gli autori, anche di quelli che intendono mettere qualità nelle proprie opere); sarebbe invece opportuno cercare di scrivere qualcosa di buono anche tenendo in considerazione i gusti del pubblico e da qui iniziare a educarlo verso qualcosa di migliore. Per gradi.
Non che io abbia alte aspettative su me stesso, sicuramente Andrea ha lavorato sulla scrittura più di me, però credo sia doveroso cercare di migliorarsi in tutti i sensi racconto dopo racconto, romanzo dopo romanzo...credo sia deontologicamente corretto, rispettoso per ciò che si fa. Molti autori mirano solo al nome sulla copertina, punto e basta.
Quindi una certa colpa è anche di molti autori.
Quanto poi alla pubblicazione...secondo me, se uno ha scritto un libro è cosa buona che poi cerchi di pubblicarlo tramite una casa editrice che non gli spilli soldi. Che sia giovane, meno giovane, esperto o meno esperto, questo a mio avviso non fa molta differenza. Quello che secondo me fa la differenza è invece la saggezza, ovvero la capacità di pensare di non essere mai arrivati alla meta ultima delle proprie capacità, quindi di mettersi in gioco per migliorare passo dopo passo.
If you don't see me, don't think that I am not behind you...

Mio blog personale: www.onwriting.eu
Facebook: https://www.facebook.com/l.calanchini?ref=hl
Sito web professionale: www.kosmos-group.it
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