Armonia vitale - Anna Chillon


Autore Messaggio
Rebelle
«Hobbit»
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MessaggioInviato: Mar 28 Gen 2014 17:28 pm    Oggetto: Armonia vitale - Anna Chillon   

"Armonia vitale"

Loane fece una breve pausa per raddrizzare un momento la schiena prima di riprendere a spazzare la corsia. Era stanca, ma non vi faceva caso perché in fondo le piaceva passare il tempo in quel luogo. V’erano le file di poltrone in velluto bordeaux, i balconi decorati con stucchi floreali, le luci d’atmosfera e infine il palcoscenico, con tutto quel meccanismo di sipari e siparietti. Le piaceva il modo nel quale i suoni si diffondevano, morbidi ma nitidi, giungendo in ogni angolo.
Per una ragazza che poteva concedersi così poco, il teatro era un luogo in cui sognare anche quando era deserto come ora, con lei sola intenta nelle pulizie.
O almeno così credeva.
Spinse il carrello dei detersivi oltre le ultime file producendo un noioso cigolio, si fermò e tese l’orecchio.
Ma cos’è?
Le pareva di udire una melodia diffondersi nell’ambiente. Era un motivo suonato a pianoforte, dapprima debole poi più energico, eseguito da mani capaci.
Certa di aver chiuso le porte subito dopo il suo ingresso, Loane rimase a un tempo turbata e affascinata perché quella musica, in quel luogo, era qualcosa di celestiale.
Poi di colpo la sinfonia svanì.
Non smettere. Pregò silenziosamente. Per una volta, solo per una volta, fammela udire di nuovo.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò ad attraversare la platea e a salire sul palcoscenico nascosto dai tendoni rossi. Lungo il proscenio, tastando la pesante stoffa, scovò un varco e mise finalmente piede sulle assi di legno calcate ogni notte da attori e musicanti.
Il pianoforte c’era, sì: un grande Steinway & Sons a coda, nero, tirato a lucido, dava mostra di sé nel bel mezzo del palcoscenico, ma del pianista nemmeno l’ombra.
– C’è qualcuno? – domandò titubante.
Soltanto silenzio.
S’avvicinò verificando che il coperchio della tastiera era in effetti sollevato. Scorse le dita sui tasti d’avorio ed ebano trovandoli lisci al tatto, ma non s’azzardò a pigiarne alcuno. Eppure era sicura di quel che avevano udito le sue orecchie.
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