Marco Davide


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Autore Messaggio
Anonimo (DH)
«Ospite»

MessaggioInviato: Ven 12 Giu 2009 16:34 pm    Oggetto:   

Mi fa piacere che ci troviamo a pensarla in questa maniera, non importa che sia una minoranza Smile . Oltre al fatto che il formato mi ha lasciato un pò spiazzato, ragionavo anche in termini di consumi di fogli di carta e di spazio (sarà perché devo sempre escogitare qualcosa per trovare il posto ai libri Very Happy ); ma questo è un altro discorso.

LotharB ha scritto:
m'aspetto una valutazione su cio' che l'editore ha impaginato. Laughing


Se ti riferisci al contenuto, ti accontento subito Smile Premetto che per il commento dovrò fare dei riferimenti al testo, quindi ci saranno degli SPOILER. Attenzione a chi non l'ha letto e non vuole sorprese Wink .
Innanzitutto devo fare una premessa sul motivo che mi ha spinto ha leggere La lama del dolore. Mi ha colpito l'ambientazione gotica e dalle tinte un pò fosche, i toni duri e senza tanti abbellimenti della storia; il personaggio Lothar Basler è affascinante, con il suo passato di dolore e rammarico che apprezzo nelle figure che caratterizzano una storia. Soprattutto ho apprezzato che il protagonista non sia il solito ragazzo adolescente, come nella maggioranza dei fantasy italiani che si vedono di questi tempi. Non vuole essere una critica con chi sceglie di scrivere questa tipologia di romanzi, ma trovare qualcosa di diverso fa piacere, oltre ad essere necessario Wink (so che ci sono altri scrittori italiani che scrivono fantasy per adulti, ma non sono molti).
Ed ora l'analisi vera e propria. La prima parte del libro scorre piacevolmente, con il suo alone di mistero e intrighi che incitano ad andare avanti, insieme alle scene d'azione. Il tutto corollato da vere e proprie chicche: la frase di Lothar alla moglie di Helena nel primo capitolo ("Helena è un nome molto bello") è toccante e fa presagire al senso di perdita che grava sull'animo del protagonista (come viene poi ben mostrato ne secondo capitolo). Agghiacciante e sublime il modo in cui il demone uccide Markus: raccapricciante e fastidiosa come solamente una scena ben descritta sa fare. Un altro punto ben reso è quando Munz perde il proprio rifugio, unico angolo strappato al mondo che può chiamare casa.
Poi secondo me qualcosa si blocca. La parte della ricerca, del salvataggio e dell'arrivo al tempio diventa macchinosa: è come se il meccanismo facesse fatica ad andare avanti, non fosse ben oliato. Forse il tutto è appesantito dalle troppe descrizioni, ma la narrazione non ha più la stessa verve dell'inizio, non ha più pathos: si fa fatica ad andare avanti.
La narrazione riprende a scorrere piacevole dopo aver salvato Helena. Belli i dialoghi tra lei e Mutio, all'altezza della prima parte l'entrata in scena di Rodrigo, con la sua buona dose di fredda brutalità e crudezza. Ho apprezzato il confronto di idee tra Lothar e Mutio sull'esecuzione dei condannati, anche se forse, visto il contesto, un pò filosofeggiante; resta comunque una parte valida, forse bastava cambiare un attimo il modo di porla per renderla al massimo, ma credo che sia solo una questione di gusti.
I personaggi.
Come ho già detto Lothar resta un personaggio ben descritto, di spessore: risulta vivo. Il migliore del romanzo. Bene anche Mutio, quello con la maggiore carica umana; così come Munz nella parte del reietto della società. Thorval e Rugni, non mi hanno convinto del tutto, forse perché ricalcavano stereotipi già visti, facendomeli sentire più lontano rispetto agli altri dalla narrazione.
Lo stile è buono, vedi parte iniziale e finale; meno quello centrale. Forse è dovuto alle descrizioni troppo pesanti e ad una ricerca di raffinatezza che però fa perdere l'impatto, l'immediatezza. Certi termini sono stati abusati, ad esempio lucore: una cosa che a lungo andare si fa sentire.
Un buon romanzo, ben scritto, con una trama non banale, pur non essendo originale, anche se ormai s'è scritto talmente tanto che è veramente un miracolo trovare qualcosa d'innovativo. C'è qualcosa da migliorare, ma la strada imboccata è quella giusta: cosa che penso sia stato fatto nel secondo volume, di cui ho letto solo il primo capitolo, ma che dà le premesse di quanto detto.
LotharB
«Nano»
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Località: Roma
MessaggioInviato: Lun 15 Giu 2009 12:10 pm    Oggetto:   

Ohdrein ha scritto:
Innanzitutto devo fare una premessa sul motivo che mi ha spinto ha leggere La lama del dolore. Mi ha colpito l'ambientazione gotica e dalle tinte un pò fosche, i toni duri e senza tanti abbellimenti della storia; il personaggio Lothar Basler è affascinante, con il suo passato di dolore e rammarico che apprezzo nelle figure che caratterizzano una storia. Soprattutto ho apprezzato che il protagonista non sia il solito ragazzo adolescente, come nella maggioranza dei fantasy italiani che si vedono di questi tempi. Non vuole essere una critica con chi sceglie di scrivere questa tipologia di romanzi, ma trovare qualcosa di diverso fa piacere, oltre ad essere necessario Wink (so che ci sono altri scrittori italiani che scrivono fantasy per adulti, ma non sono molti).


E anche qui condividiamo il medesimo punto di vista. Wink

Citazione:

Ed ora l'analisi vera e propria. La prima parte del libro scorre piacevolmente, con il suo alone di mistero e intrighi che incitano ad andare avanti, insieme alle scene d'azione. Il tutto corollato da vere e proprie chicche: la frase di Lothar alla moglie di Helena nel primo capitolo ("Helena è un nome molto bello") è toccante e fa presagire al senso di perdita che grava sull'animo del protagonista (come viene poi ben mostrato ne secondo capitolo). Agghiacciante e sublime il modo in cui il demone uccide Markus: raccapricciante e fastidiosa come solamente una scena ben descritta sa fare. Un altro punto ben reso è quando Munz perde il proprio rifugio, unico angolo strappato al mondo che può chiamare casa.
Poi secondo me qualcosa si blocca. La parte della ricerca, del salvataggio e dell'arrivo al tempio diventa macchinosa: è come se il meccanismo facesse fatica ad andare avanti, non fosse ben oliato. Forse il tutto è appesantito dalle troppe descrizioni, ma la narrazione non ha più la stessa verve dell'inizio, non ha più pathos: si fa fatica ad andare avanti.
La narrazione riprende a scorrere piacevole dopo aver salvato Helena. Belli i dialoghi tra lei e Mutio, all'altezza della prima parte l'entrata in scena di Rodrigo, con la sua buona dose di fredda brutalità e crudezza. Ho apprezzato il confronto di idee tra Lothar e Mutio sull'esecuzione dei condannati, anche se forse, visto il contesto, un pò filosofeggiante; resta comunque una parte valida, forse bastava cambiare un attimo il modo di porla per renderla al massimo, ma credo che sia solo una questione di gusti.


Parto da una premessa forse scontata ma a mio parere essenziale: 'La Lama del Dolore' è stato il mio romanzo d'esordio. Fra le sue pagine ci si trova tutto quanto caratterizza il mio modo di raccontare e, inevitabilmente, alcune ingenuità cui ho pagato scotto nel trovarmi per la prima volta alle prese con un romanzo. Scrivendolo, in sostanza, ho cercato la mia strada e infine l'ho imboccata. Nei volumi successivi si troveranno lo stesso spirito e lo stesso modo di esprimerlo depurato, io credo, da diverse scorie. Di imparare non si finisce mai, ovvio, e io ritengo che un autore che non lesini l'impegno finisca per migliorare ogni lavoro di più. Cio' non vuole dire che il suo ultimo manoscritto sia in generale superiore ai precedenti ma che, nell'affrontarlo, egli disponga senza dubbio di maggiore esperienza.

Questo vale in pieno in funzione di quanto hai detto. Lo stile, ad esempio. Io amo descrivere, e in particolare descrivere perseguendo una certa suggestione. Per farlo bene, devo limitarmi ai passaggi dove la descrizione è funzionale, asciugando là dove il ritmo ha bisogno di più spazio. Inoltre, uno stile descrittivo deve sempre essere attento a non tracimare, a non tramutarsi in esercizio sterile. Nel tempo (e all'interno della stessa 'Lama del Dolore'), io credo di avere imparato a mettere maggiormente a punto il registro descrittivo. Tanto dovrebbe emergere ne 'Il Sangue della Terra' (e a giudicare dai feedback che ricevo, in effetti emerge).

Lo stesso vale per il ritmo della storia. I romanzi che ho scritto sinora si strutturano in due parti (di lunghezza equivalente), le quali 'modulano' gli eventi con un andamento standard, con climax sul finale. Fa eccezione 'La Lama del Dolore' la cui prima parte ricopre i tre-quarti dell'intero romanzo ed è caratterizzata da maggiore ritmo rispetto alla seconda più introspettiva (non che manchino introspezione nella prima e ritmo nella seconda, è piuttosto un discorso di... dosaggio). Ancora una volta, ho impiegato un poco a trovare la famosa strada, dopodiché l'ho battuta con maggiore convinzione.

Citazione:

I personaggi.
Come ho già detto Lothar resta un personaggio ben descritto, di spessore: risulta vivo. Il migliore del romanzo. Bene anche Mutio, quello con la maggiore carica umana; così come Munz nella parte del reietto della società. Thorval e Rugni, non mi hanno convinto del tutto, forse perché ricalcavano stereotipi già visti, facendomeli sentire più lontano rispetto agli altri dalla narrazione.


Rugni e (soprattutto) Thorval svolgono un ruolo da comprimari rispetto agli altri che hai menzionato. Nella saga, troveranno maggiore spazio ma è fisiologico che ognuno abbia la propria funzione e che determinati ruoli spingano un poco più in avanti sulla ribalta di altri. Wink

Citazione:

Lo stile è buono, vedi parte iniziale e finale; meno quello centrale. Forse è dovuto alle descrizioni troppo pesanti e ad una ricerca di raffinatezza che però fa perdere l'impatto, l'immediatezza. Certi termini sono stati abusati, ad esempio lucore: una cosa che a lungo andare si fa sentire.


Vale quanto detto sopra. Wink Inoltre, a mio parere l'editore ha svolto un lavoro di editing molto migliore a partire dal secondo volume. Non solo gli scrittori imparano a far meglio. Laughing

Citazione:

Un buon romanzo, ben scritto, con una trama non banale, pur non essendo originale, anche se ormai s'è scritto talmente tanto che è veramente un miracolo trovare qualcosa d'innovativo. C'è qualcosa da migliorare, ma la strada imboccata è quella giusta: cosa che penso sia stato fatto nel secondo volume, di cui ho letto solo il primo capitolo, ma che dà le premesse di quanto detto.


Considerati i tuoi commenti, a questo punto, sono molto curioso di sapere come troverai 'Il Sangue della Terra'. A tempo debito, saprai dove trovarmi. Wink
Anonimo (DH)
«Ospite»

MessaggioInviato: Lun 15 Giu 2009 16:07 pm    Oggetto:   

Quando avrò modo di leggere il tuo secondo volume lo farò Smile
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