Input fugit. ( Ibrido fantastico-sci fi)


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Darklight
Balrog
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Località: Gotham city
MessaggioInviato: Mer 24 Ago 2011 2:08 am    Oggetto: Input fugit. ( Ibrido fantastico-sci fi)   

NOIA, NOIA, NOIA.
Vagava da ore nelle viuzze squallide e affollate della zona Popolare della città.
Barcollava, ma riusciva a mantenere un'andatura che non apparisse troppo claudicante agli occhi delle milizie di sicurezza.
Li vedeva, Ovunque volgesse lo sguardo: sguardi vitrei ed indagatori, movenze rigide, come se fossero pronti a scattare simultaneamente verso di lui al primo segno di cedimento.
Tutti in borghese, naturalmente.
Un vecchio venditore ambulante di elettrodomestici usati, dalle sopracciglia bianche, cespugliose e la faccia butterata... Un grasso spazzino intento a raccogliere l'immondizia del ristorante cinese al suo fianco... Il controllore di un LeviTram appena sceso dal mezzo per stilare una contravvenzione ad un passeggero Lariano privo di biglietto...
Tutti. Tutti con gli occhi su di lui. E non solo questi. Altri, molti altri.
Decine. Decine di coppie d'occhi intorno a lui, pronte.
Bastardi. Erano tutti suoi nemici in quel momento. Tutti lo fissavano, intenti a compiere i loro piccoli, scialbi ma impegnati gesti quotidiani.
Infiniti e continuati gesti che li trascinavano diritti fino all'ora di andare a letto, per poi risvegliarsi, levarsi da quei letti striminziti racchiusi dalle quattro pareti dei loro loculi travestiti da monolocali in affitto, e gettarsi in una nuova giornata fitta di obblighi e impegni. E sguardi. Su di lui.
Bastardi. Tutti quanti. Non ci poteva fare niente se era in astinenza. Non potevano giudicarlo per quello, un sacco di gente era messa come lui; avrebbero dovuto rinchiudere tre quarti di città, provolone. Fanculo.
Non ci poteva fare un provolone di niente.
Scese il gradino di un marciapiede umido, avvolto dalla patina della notte bagnata sulla quale si riflettevano le luci al neon delle insegne e dei lampioni a gas Ylir.
Incespicò vistosamente, maledicendo sé stesso mentre lo faceva.
In quel preciso istante, dietro di lui si udì un suono secco e potente, che riecheggiò per tutta la stradina racchiusa tra le case basse e scrostate dagli anni e dalla sporcizia.
Si voltò, in preda al panico, immaginando già la canna di una pistola fumante e una leggera, lontana sensazione di calore alla schiena, nel punto in cui il proiettile aveva appena perforato la carne e la spina dorsale.
Vide un vecchio furgone delle consegne alimentari partire in strada emettendo un altro scoppio di carburazione, lasciando una scia di fumo scuro che si ingrossò nel momento del secondo scoppio del motore.
Tirò un sospiro di sollievo e si scoprì sudare nel freddo della notte di quella strada umida di settembre.
Paranoie da astinenza. A vagonate.
Non ce la faceva più. Doveva trovarlo.
Continuò a girovagare per una buona mezz’ora. Intorno a lui, i quartieri bassi della Città splendevano di uno squallore sudicio e quasi cristallino, riflesso com’era da ogni superficie traslucida presente nell’ambiente circostante.
Negozi di Psico-navigazione si intervallavano senza troppi complimenti a depositi d’immondizia e banchetti di neuro-riprogrammazione illegale, gestiti da grossi e loschi individui la cui faccia era ormai stata cancellata da anni ed anni di tossine deformanti, per evitare di farsi riconoscere a vista dalle autorità.
Lui però non aveva bisogno di quelle idiozie. Cercava un prodotto in particolare. La droga dell’ultimo millennio.
Dio santissimo, che noia era stato l’ultimo millennio, pensò alzando gli occhi al cielo, mentre al suo fianco un gruppo di auto-erotici si scambiavano fantasie sessuali multiple collegati direttamente alla corteccia cerebrale da sottili fasci di cavetti neri, direttamente impiantati nella bassa nuca e, in un paio di punti, nelle tempie.
Un rivolo di sangue scendeva dalle loro orecchie. Ancora pochi collegamenti collettivi e sarebbero morti così, l’uno abbracciato all’altro, palpandosi nel sudiciume di un vicolo schifoso.
Stava quasi per sorpassare la sua meta, distratto in quell’istante dal gruppo di eros-drogati, quando lo vide. Ci passò di fianco e dopo tutto quel tempo in astinenza rischiò quasi di continuare a camminare e passare oltre: un negozio di Input.
Era di quelli di terza categoria. Pienamente nello stile del bassifondo in cui si trovava: locale piccolo, poco illuminato; vetrina opaca ed incrostata da anni di straccio non passato.
All'interno, riuscì comunque a scorgere almeno una ventina di persone in fila ordinata. Ognuna con il suo numero elettronico tatuato sul polso, ognuno in attesa del suo turno.
Tra le persone in fila nel negozio di Imput, notò che alcuni, ma solo alcuni, erano messi male circa quanto lui. Qua e là, tra le numerose file di persone, vogliose ma comunque contenute e discrete, si scorgevano sagome umane che pestavano a terra, si muovevano in gesti convulsi e sbracciavano leggermente.
In astinenza, proprio come lui.
Oddio, non stava proprio messo a quel livello, ma ancora un paio di orette e avrebbe anche lui starnazzato i gomiti come un anatra e pestato per terra come un dannato cavallo a cui è stato insegnato a contare fino a tre. Applausi.
Maledisse il mondo. Maledisse quella città deviata e contorta che non gli permetteva nemmeno di poter usufruire di un negozio di Input scadente come quello, in quella zona sudicia del Popolo.
Chissà che articoli di consumo mediocri che avevano in quel posto. Tutta roba dozzinale, poco ricercata, venduta al triplo del suo valore effettivo, ma comunque una miseria se paragonata ai tariffari dei rivenditori di imput degni di tale nome.
Eppure, nonostante fosse palesemente un cesso, quel buco di periferia riusciva ad essere comunque troppo caro per le sue tasche bucate.
In quell'istante, vide una persona ben vestita in giacca, cravatta e ventiquattrore, uscire dalla porta del negozio di Input.
Era il tipo giovane, pettinato e impostato che sarebbe stato perfetto ad accogliere i clienti come rappresentante di una ditta di notevole importanza. Ogni suo dettaglio, dall'abito su misura, all'orologio di marca abbordabile ma comunque costosa, alle scarpe di boutique, suggerivano l'idea di un giovane ben avviato in qualunque cosa stesse facendo.
Uscì dal negozio di Input con una lista stampata su fogli traforati e un paio di oggetti in mano: un altro paio di scarpe, vecchie e incredibilmente più scadenti delle sue, e quello che sembrava essere un disco dati.
Non capì di quale formato fosse il disco.
Pareva uno di tipo vecchio, molto vecchio. Poi gli venne in mente: era un normalissimo, antiquato compact disc. Incredibile che ancora girasse quella robaccia di plastica.
Qualunque cosa fosse, quella notte il figlio di papà aveva trovato la sua dose, pensò lui con odio. Lui sarebbe stato a secco. Il bimbo colletto bianco aveva appena fatto il pieno. Schifoso yuppie figlio di…
Un ronzio lieve si udì d'un tratto in aria.
Lui sorrise, socchiudendo gli occhi. Non poteva permettersi il negozio di Input, ma almeno quella piccola fortuna era girata a suo favore.
Riconobbe il rumore ormai molto familiare di quella che sarebbe stata una piccola dose gratuita.
Un contentino, questo era, niente di più.
Non avrebbe alleviato affatto la sua brama, la sua dipendenza, anzi l'avrebbe solo alimentata come un sottile schizzo d'alcool in mezzo ad un fuoco già ben avviato. Sarebbe stato un sollievo meno che momentaneo, ma in quel momento era il più bel regalo che il mondo potesse dedicargli.
Sopra la sua testa, nel cielo scuro e nuvoloso che minacciava costantemente pioggia, apparve una sagoma grossa e a forma di sigaro, a malapena distinguibile nel contrasto con le basse nuvole plumbee.
Un salsicciotto pubblicitario. Così si chiamava. O meglio, così era chiamato affettuosamente dai cittadini della città..
In realtà, era un dirigibile automatizzato cosparso di grossi display a LED dalla forma convessa, per adattarsi alla superficie panciuta del dirigibile.
Ce n'erano sedici che compivano la loro ronda per cieli della città, sorvolando le guglie appuntite della Città bassa. Ognuno aveva il suo percorso. Ognuno aveva la sua scaletta.
Improvvisamente, i monitor convessi si accesero e su di essi apparvero i numeri del conto alla rovrscia d'inizio bobina, con la loro inesorabile progressione rotatoria che cancellava un numero per far apparire magicamente quello immediatamente precedente, bordato dalle sgranature del frame in bianco e nero.
Trrrrrrrr… Lo scricchiolio antiquato e familiare del countdown di pellicola, tremolante e rovinato, si unì al ronzio del salsicciotto pubblicitario che in quell’istante rallentava la sua andatura, per permettere a tutti di vedere meglio.
10-9-8-
Il conto alla rovescia era punteggiato da lievi ed acuti bip, poco pù bassi del brusio del flusso di persone per le strade.
Tuttavia, Coloro che erano i diretti interessati aguzzarono le orecchie, ormai abituate a sentire quel suono lieve, familiare e conveniente.
7-6-
Prima che il "bip" punteggiasse il numero 5 del countdown, almeno una trentina di persone erano sbucate dai vicoli, dai bar fumosi e dalle zone buie delle strade. Con passo svelto, si erano già portati al centro della strada, lo sguardo rivolto verso il "salsicciotto pubblicitario". Le braccia rilassate lungo i fianchi.
Immobili, boccheggianti.
Chi di loro venisse per sbaglio urtato o sbilanciato dalla calca faceva un passo di lato o barcollava per mantenere l'equilibrio, ma rimaneva con lo sguardo fisso in alto. In attesa.
Lui non aveva bisogno di uscire da un vicolo o da una bettola sporca e puzzolente.
Lui si era trovato già lì, e il dirigibile era esattamente di fronte al suo sguardo, pareva quasi essersi voluto parcheggiare in linea perfetta con la sua linea visiva. Pareva aver odorato la sua astinenza ormai dilagante, l’amico dirigibile.
Ringraziò la fortuna per una volta. Avrebbe assaporato ogni frame.
5-4-3-2-1- (bruciatura di sigaretta)
Il conto alla rovescia su schermo finì.
In quell'attimo, lo schermo si illuminò di luci intermittenti bianche e colorate insieme, ad un ritmo ipertrofico.
Lo schermo (gli schermi) gettarono simultaneamente su ogni angolazione coperta dal dirigibile una pioggia di luci e colori in frequenza subliminale, emettendo un leggero ronzio irregolare simile a quello di una vespa infastidita dal fumo;
per parecchi secondi il bagliore invase l'oscurità della strada, gettando su ogni superficie una luminescenza simile alle stroboscopiche dei locali da ballo e degli striptease.
Gli schermi erano montati uniformemente sul dirigibile, per cui la cascata di luce intermittente si diffuse a cerchio intorno ad esso, per qualcosa come trecento metri di diametro.
Ovviamente bisognava essere in contatto diretto con le immagini per subirne gli effetti, ma chiunque avesse le cornee puntate verso quella fonte di immagini, anche se fosse stato alla distanza limite del raggio d‘azione, avrebbe carpito ogni frame.
Osservò i monitor, mentre il volto veniva irradiato dalla luce vivida e sintetica degli schermi intermittenti. Il suo volto inondato da mitragliate luminose che ne distorcevano i lineamenti.
Un sorriso, prima accennato poi via via sempre più sguaiato, gli si aprì sul suo volto come un taglio. L'intermittenza delle luci provenienti dal dirigibile rese il suo atto di sorridere simile ad un ghigno scattoso ed artefatto, in stop-motion.
Per quell'istante, quel misero, breve istante. seppe cosa fare. Seppe cosa voleva.
(bruciatura di sigaretta)
Voleva trovare al più presto un ristorante thailandese perché era da parecchio che non mangiava thai e cominciava a sentine la voglia e magari voleva andare a vedere un qualche tipo di film chissà se a quel cinema lungo la via del porto Industriale davano ancora quel film drammatico che aveva notato in tv dicevano al telegiornale che aveva vinto anche parecchi premi voleva ascoltare qualche disco di Elvis perché adorava Elvis (era caduto il tri-centenario della sua morte da poco) e sapeva che l'avrebbe tirato su in quel momento di problemi e astinenze e voleva comprare un quotidiano per capire come si era evoluta la situazione in India chissà se l'insurrezione era cessata e voleva prima o poi chiamare il suo vecchio compagno di lavoro e chiedergli di andarsi a fare qualche birra insieme per fare due chiacchiere e cercare un pò di figa in giro voleva riuscire a trovare un lettore di HXI in saldo perché aveva un sacco di vecchi film in quel formato e gli scocciava doverli buttare o vendere solo perché il suo vecchio HXI si era rotto per colpa dell'usura e voleva chiamare per telefono sua sorella e sapere come se la stesse passando almeno per verificare che lei stesse meglio di lui voleva poter riuscire a trovare un...
Il bagliore cessò brutalmente. Gli schermi si spensero.
Per un folle istante, sembrò che la sequenza forsennata di bagliori durasse da sempre; dalla creazione, dal big bang, e che il fatto che fosse all’improvviso conclusa fosse in qualche modo l’evento più terribile e apocalittico della storia della Terra.
Ma lui e molti altri sapevano che era soltanto l’effetto “immagine residua”, infatti questa sensazione di panico avulso da ogni controllo scomparve dopo meno di 2-3 secondi.
La folla che non era stata interessata alla cascata di immagini, continuava il suo flusso costante ed irregolare.
Coloro che si erano gettati in strada, bramosi di ricevere la propria dose, rimasero un istante soltanto fermi a fissare il velivolo, (salsicciotto pubblicitario, che nome idiota, pensò lui) che in quel momento iniziava ad allontanarsi con il suo sommesso ronzio, in viaggio verso la prossima meta designata dal percorso urbano stabilito, principalmente in base al numero di persone a rischio di astinenza mentale che affollavano i vari settori poveri della Città, calcolato in base agli ultimi censimenti.
Di certo, all’ultimo censimento lui aveva fatto media in zona.
Pochi istanti dopo, tutti i pezzenti e i poveracci in astinenza batterono le palpebre per ameno cinque secondi di fila, mentre la corteccia cerebrale di ognuno tentava, a fatica e con non pochi danni, ad immagazzinare gli Input che il dirigibile cittadino aveva appena elargito come dose di contentino a tutti i mentaldrogati.
A tutti coloro che non erano in grado di sopportare lo stato di noia e del non sapere cosa desiderare. Cosa volere. A che interessarsi. A chi interessare.
Nessuno di loro era più in grado di ribellarsi a questo stato e decidere di sconfiggere questo stato mentale basandosi solo sulla propria volontà e sui gusti personali era semplicemente impossibile.
I momenti di ozio e indecisione erano la loro astinenza, la noia assoluta il loro virus HIV.
Lui, così come gli altri, fece lo stesso: sbatté le palpebre come un invasato mentre i suoi neuroni solitamente intorpiditi schizzavano a mille bruciando cellule su cellule cerebrali per tentare di assorbire l'immensa mole dei segnali artificiali che erano appena stati riversati nella sua mente come una colata di lava suddivisa in sottili rigagnoli.
I ruscelletti incandescenti si scomposero lungo le sinapsi del suo cervello come un fluido mnemonico impazzito, penetrando fino nei recessi più profondi della sua testa.
Tuttavia riuscì solo a ricordare una piccola parte degli Input offerti dalla direzione della città. Era pur sempre un contentino. Una microdose da centro d’Accoglienza.
Qualcosa riguardante un ristorante thai... Forse gli andava di mangiare qualcosa in un thai. Mah! Poteva anche essere, ma non ne era così sicuro.
Sentì una certa nostalgia dei vecchi film della sua collezione in HXI. Però gli sarebbe toccato comprare un lettore nuovo, magari di seconda o terza mano...
Chissà come stava messa l'India dopo il casino del colpo di stato? si sarebbe fatto raccontare da qualcuno.
Qualcosa riguardante sua sorella. Sua sorella... Mmmh, o forse no.
No, no.
Questo non se lo ricordava proprio.
Riprese a camminare. Ora aveva qualche idea su come spendere alcune ore della sua vita.
Se fosse stato fortunato, compiere quelle poche azioni che ora sapeva di voler compiere sarebbe stato complicato.
In questo caso, la dose si sarebbe durata per un giorno o più.
Pregò che ci fossero problemi, ritardi, complicazioni.
Che ci fossero tutti quegli stimoli esterni che permettevano alla sua mente di continuare a ricordare cosa, dove e perché stesse facendo tali attività e scelte.
Ma non si fece false illusioni. Era probabile che da li a cinque o sei ore, tutto sarebbe ricominciato daccapo; in giro per i vicoli e le taverne della città bassa, in preda ad un altra, profonda crisi di noia.
Astinenza. Di nuovo.
Noia... Apatia. L'AIDS di quegli anni, in cui la società umana aveva ormai bruciato il benchè minimo desiderio di formulare desideri e pensieri propri nella mente di quasi tutti i suoi membri.
I medici l’avevano ribattezzata “Sindrome Memento”.
Molto evocativo. Non c’era anche un film, vecchissimo, chiamato così? Nah, di sicuro si sbagliava. O se lo sarebbe ricordato.
Rise istericamente a quest’ultimo pensiero.
Svoltò un angolo contrassegnato da un parcheggio riservato ai veicoli della pubblica sicurezza, e poco più avanti vide una figura conosciuta: era il giovane dall'aria da manager che aveva visto uscire dal negozio di Input poco prima.
Si era seduto sui gradini di una stazione di rifornimento sporca e circondata da bidoni di rifiuti industriali.
I pantaloni, così come le scarpe da boutique finemente cucite, erano luride del fango chimico che lo circondava, rilucente di strane tonalità arcobaleno.
Lo osservò: stava ascoltando il cd che aveva avuto in mano appena uscito dal negozio, usando un vecchio lettore di compact disc avvolto da nastro isolante nero ma ancora funzionante.
Il volto era perso, rapito nelle melodie d'altri tempi di qualunque artista musicale stesse ascoltando.
Si dovevano trattare per forza di melodie di altri tempi, in quanto ogni singola capactà di comporre musica era morta con la scomparsa del desiderio trasformare emozioni personale in suoni usando le sette note.
Così come anche i suoi film in formato HXI, che lui custodiva gelosamente solo grazie ai suoi innumerevoli promemoria scritti, erano tra gli ultimi esemplari privati di quella che una volta era definita settima arte.
Ormai svanita, dal momento che nessuno era più in grado di inventare e mettere in scena storie; chi l'avrebbe mai fatto, quando non esisteva più nessuno capace di provare stimoli. Semplici, immediati stimoli emotivi.
Le scarpe scadenti che reggeva in mano il giovane colletto bianco mentre usciva dal negozio di Input erano posate di fianco a lui, sul gradino.
Ora sì che le riconobbe: scarpe da bowling. Il tizio una volta, quando ancora era in grado di capirlo, doveva essere stato un appassionato di bowling.
Osservò il giovane rampante manager che si bruciava la sua dose di non-noia ben pagata per colpa delle tariffe degli esercizi di Input, per quanto malfamati e scadenti fossero.
In quanto esercizi commerciali, essi fornivano sin da subito il materiale per compiere le tue proprie voglie, nel limite dell'accettabile. Il giovane colletto bianco era già a metà della sua dose di Non-noia. Presto avrebbe finito di ascoltare la musica e si sarebbe recato a fare una o due partite a bowling, finchè non si sarebbe scordato il perché di quell'atto. Era forse qualcosa che lo interessava davvero? No, si sarebbe detto. Mai interessato. Che ci faccio qui? Non mi piace. Non m’interessa. Mah, chissà come… Me ne vado da qui… Sue le scarpe? Ecco tenga., gliele regalo, tanto non so che farmene. La palla? Quale palla?
A quel punto, tutto daccapo.
Se ne andò, voltando le spalle al giovane perso nelle note di chissà quale musicista.
Morto. E la sua musica morta con lui.
Lui un ristorante thai doveva cercarlo da zero: non aveva indirizzi.
Un lettore XHI sarebbe stato difficile da trovare, senza conoscere qualcuno che per mestiere (indotto mentalmente dallo Stato) compiva restauri su elettrodomestici d'antiquariato.
Non aveva idea di che giorno fosse, quindi avrebbe dovuto scartare qualche copia di giornale prima di trovare l'edizione uscita quella mattina, per avere tutti gli aggiornamenti sulla situazione in India.
Tutto sommato, se la sarebbe goduta più del colletto bianco.
Ripensandoci…
Chissà perchè gli era venuta in mente la sorella?
"Because he's the hero Gotham deserves, but not the one it needs right now...and so we'll hunt him, because he can take it. Because he's not a hero. He's a silent guardian, a watchful protector...a dark knight. "
Barbagianni
Balrog
Messaggi: 1005
MessaggioInviato: Ven 02 Set 2011 21:24 pm    Oggetto:   

Mmm...non so se mi aspettavo più di vedere comparire un replicante (con annesso cacciatore) o l'omino del ciribiribì kodak Wink
Però è un po' lungo o mi sbaglio? I 10k di caratteri sono una restrizione più che altro per rendere le cose più leggibili, altrimenti su schermo diventano troppo faticose. E poi, non ho capito in cosa si possa definire fantasy, mi pare proprio fantascienza; oscura, cinica, alla blade runner appunto ma fantascienza.

Per il resto il ritmo mi è parso buono, con un accenno di flusso di coscienza che, sensazione personale, aveva troppi 'e'...ma non essendo proprio esperto di flussi di coscienza potrei benissimo sbagliarmi.
Quando qualcuno dice 'io non credo nelle fate' da qualche parte una fata si segna nome, cognome e indirizzo.

Trolls? Io odio i trolls! - Willow
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