Pochissime battute, per un racconto mignon nato da una conversazione oziosa e parecchio surreale.
Esiste anche la versione in inglese, ma non mi pare il caso di affliggervi.
L'UOMO DELLA POLVERE
Lo chiamano l'Uomo della Polvere.
A incontrarlo per strada, non lo noteresti mai. I suoi lineamenti sono anonimi, dozzinali. Un uomo qualunque. Leggermente curvo, con un cappello in feltro un po' sfilacciato sui bordi, come se fosse solito tirarne i fili con fare distratto.
E' grigio, l'Uomo della Polvere. Indossa un trench grigio dalle maniche rattoppate con cura infinita, un piccolo punto dopo l'altro. Grigi sono i pantaloni in tela, e grigia è la sua espressione. Tiene sempre il capo chino, ed è difficile incrociare il suo sguardo.
Se per un caso fortuito ti capitasse di prendere il bus, di notte, insieme a lui, lo vedresti seduto composto, le caviglie incrociate e le mani strette in grembo. Talvolta dalla tasca della giacca spunta un giornale,
Il Sole24Ore o
Finanza Oggi.
E se ancora più casualmente decidesse di scambiare qualche parola di circostanza, scopriresti che le sue parole quiete, moderate, celano una mente vivace e un bagaglio culturale inconsueto.
Conosce cose, l'Uomo della Polvere, segreti e aneddoti e fatti strampalati. Li ha raccolti con infinita pazienza nei suoi lunghi anni di servizio, uno dopo l'altro, inanellandoli come i grani di una collana fatta di ombre e sospiri.
Ma è difficile incontrarlo.
Rifugge la folla, privilegiando le ore della notte in cui i sogni si mescolano con le ambizioni e i desideri. Entra nelle case, una sagoma grigia che scivola sotto le soglie e s'intrufola negli spiragli.
Non ti disturberà mentre stai dormendo, non temere. Resterà appena il tempo di svolgere il suo compito, quello che notte dopo notte, dall'inizio dei tempi, compie in silenzio.
Depositerà sotto il tuo letto tanti piccoli batuffoli di polvere, soffici e grigi, e se in cambio carpirà qualcuno dei tuoi sogni, non gliene volere.
L'Uomo della Polvere talvolta si sente solo.