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franz
Mago Mago
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MessaggioInviato: Mer 19 Ott 2005 6:32 am    Oggetto:   

Il minotauro, mezzo toro e mezzo uomo, nacque dagli amori di Pasifae, regina di Creta, con un toro bianco che Poseidone fece uscire dal mare. Dedalo, autore dell'artificio che permise a quegli amori di realizzarsi, costruì il labirinto per rinchiudervi e occultarvi il figlio mostruoso. Questo mangiava carne umana; per nutrirlo, il re di Creta pretese da Atene un tributo annuo di sette giovani e sette fanciulle. Teseo decise di liberare la sua patria da quel gravame, e si offri volontariamente. Arianna, figlia del re, gli dette un filo perché non si perdesse nei corridoi; l'eroe uccise il minotauro e poté uscire dal labirinto.
Ovidio, in un pentametro che procura di riuscire ingegnoso, parla di uomo mezzo toro e toro mezzo uomo; Dante, che conosceva le favole degli antichi ma non le loro monete e i loro monumenti, immaginò il minotauro con testa d'uomo e corpo di toro
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franz
Mago Mago
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MessaggioInviato: Mer 19 Ott 2005 6:33 am    Oggetto:   

Nicolas Eymerich (un inquisitore domenicano realmente esistito, nato nel 1320 a Gerona, in Catalogna, e morto nel 1399) è il protagonista, finora, di otto romanzi di Valerio Evangelisti.
Crudele, inflessibile, altero, tormentato, agisce con totale spietatezza al servizio di ciò che ritiene il bene. E' tuttavia dotato di straordinaria intelligenza e di profonda cultura, tanto che il lettore è portato a identificarsi con lui, pur venendo turbato dalla sua violenza praticamente priva di freni.
Eymerich indaga su fenomeni misteriosi nell'Europa medioevale, ma la soluzione del mistero sta in storie parallele a quella principale, che si proiettano nel nostro presente e nel nostro futuro.
L'azione stessa di Eymerich eccede i limiti del suo tempo e si proietta su tutta la storia umana, gettandovi un'ombra difficile da estirpare: l'orrore e il fascino dell'intolleranza.
Il personaggio di Eymerich è un'invenzione originale almeno come Dylan Dog. Il rispetto delle convenzioni del genere si associa nei libri di Evangelisti a una interrogazione morale e metafisica stringente.
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MessaggioInviato: Mer 19 Ott 2005 6:34 am    Oggetto:   

Ad alcune ninfe si attribuiva l’immortalità, ad altre vita lunghissima ma mortale. Molto spesso, nelle tradizioni mitiche, esse appaiono come nutrici di dei ed eroi: Ermes e Dioniso sono allevati da ninfe, e nel culto dionisiaco le ninfe appaiono come prime seguaci del dio, prime Menadi. Probabilmente per analogia con il carattere trimorfo di alcune grandi divinità femminili greche, le ninfe sono spesso menzionate e raffigurate a gruppi di tre, come le Cariti, molte volte guidate da Ermes. La loro iconografia è piuttosto costante: sono effigiate come fanciulle di particolare bellezza, in lunghe vesti, nell’atteggiamento processionale o di danza. I miti ricordano spesso gli amori delle ninfe con i satiri, ma anche con alcuni dei, in particolare Zeus ed Ermes. Le ninfe erano venerate pressoché in tutto il mondo greco, ma raramente con culto pubblico, se non in associazione con divinità maggiori come Apollo, Dioniso, Ermes, Pan, Artemide. Solitamente si attribuivano loro facoltà oracolari, ispiratrici, guaritrici, di protezione sul parto; esse tuttavia potevano presentare pericoli per l’uomo che le avesse incontrate casualmente. Memoria di questa ambivalenza è rimasta nei tardivi riflessi delle ninfe sopravvissuti nella letteratura popolare, e in special modo nelle figure delle fate.
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Mago Mago
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MessaggioInviato: Mer 19 Ott 2005 6:34 am    Oggetto:   

Solomon Kane è un puritano, così venivano chiamati i rigidi protestanti inglesi di fede calvinista, oppositori della Chiesa Ufficiale Anglicana, da loro ritenuta troppo mondana e troppo simile, come gerarchie, all’odiata Chiesa Cattolica (o Papista, come la chiamavano loro). Costretto ad abbandonare la natia Inghilterra come molti puritani (molti dei quali attraversarono l’oceano per fondare le due colonie di Plymouth Rock e Massachussetts Bay, ovvero l’odierno Stato del Massachussetts), perseguitati dal Governo di Elisabetta I, Kane si sposta lungo l’Europa, l’Africa ed altre parti del vecchio e nuovo mondo, sempre trovando torti da raddrizzare e scontrandosi spesso con minacce soprannaturali che affronta armato delle sue pistole, della sua infallibile spada e nella fede in un Dio severo, ma giusto.

Solomon Kane fu il primo personaggio inventato da Robert Howard e a detta di molti critici anche il meglio riuscito. Robert Weinberg, studioso delle opere di Howard, afferma che Solomon Kane è una delle poche figure letterarie di Howard a possedere uno spessore psicologico, cosa rara per le narrativa pulp dell'epoca, poiché esso è tormentato dai dubbi e dallo sconcerto delle sue azioni, ma nello stesso tempo è animato da nobiltà d'intenti e quindi dall'incrollabile fede di essere nel giusto:
più fanatismo religioso che autentico senso di giustizia e nobiltà d'animo.

Scheda di R. Bolton:
Se Conan e Kull si muovono in un'epoca ancestrale della storia umana, Solomon Kane, un altro rilevantissimo personaggio howardiano, vive le proprie avventure in un periodo storico ben preciso. Egli è uno spadaccino puritano, un avventuriero tuttavia descritto come appartenente a quel fenomeno storico del '600 definito puritanesimo (sia in terra inglese che nel continente nordamericano).
Egli dal Devonshire nella natia Inghilterra si sposta ben presto nel Nuovo Mondo, dove vivrà gran parte delle proprie avventure.
E' però un personaggio sui generis: uno storico difficilmente potrebbe ascriverlo pienamente quale aderente al suddetto movimento culturale.
Se infatti Solomon Kane ne condivide il fanatismo religioso, il rifiuto verso il diverso, il rigore morale, l'austerità, differisce totalmente per numerose caratteristiche.
In primo luogo Kane è un eroe dinamico: percepisce in senso profondo il richiamo dell'avventura e non può resistervi (tanto da essere perennemente in viaggio, spesso anche in territori esotici come l'Africa); esemplare in questo senso una poesia Il ritorno a casa di Solomon Kane, nella quale si immagina che l'eroe torni in vecchiaia al suo paese per riposarvi, senonchè al profilarsi sulla sua strada di una nuova minaccia il richiamo frenetico dell'avventura lo porta a ripartire e scomparire nella notte.
Inoltre Kane, a ben vedere, non manifesta neppure una mentalità chiusa: egli sa comprendere e discernere alla fine fra ciò che è malvagio e demoniaco e ciò che non lo è. Non a caso a un certo punto giungerà ad accettare il bastone ju-ju donatogli dallo stregone N'Longa (in principio rifiutato sdegnosamente), facendone una delle sue armi preferite.
In più, Kane è intraprendente e versatile: eroe howardiano tutto di un pezzo - in questo senso più che in qualunque altro, egli è agile, rapido, duro e inflessibile come l'acciaio, a tratti spietato, versato sia nella scherma che nell'uso delle pistole. Soprattutto è tenace come un mastino, tanto da non mollare mai la presa sulla propria preda.
Proverbiale è il suo senso di giustizia, che lo porta a perseguire qualsiasi malvagio attraversi la sua strada come se l'offesa da lui commessa nei confronti di Dio fosse un fatto personale.
Tensione verso l'avventura, volontà di vendicare i torti, senso di giustizia: tali sono le direttrici di questo singolare giustiziere che si è affermato nel tempo come un pilastro sia della letteratura avventurosa che di quella fantastica.
Nella sua crociata, infatti, il soprannaturale traspira e filtra quasi sempre fino ad occupare il centro del racconto: raramente il puritano se la deve vedere con pericoli materiali quali i "semplici" pirati de Le lame della fratellanza (per quanto in effetti sufficientemente numerosi da costituire un problema). Molto più spesso la sua spada è impegnata a incrociare orrori ben più immateriali.
Ed è giusto a ben vedere: se la lotta di Kane è contro il Male, allora esso si deve manifestare nella sua forma più terribile.
E così, la lama di Kane fronteggia spettri, mani demoniache, oscure stregonerie, vampiri e quant'altro con la sola forza della virtù che può consentirgli di prevalere contro tutto e tutti: il coraggio.

“Sono un uomo senza terra. Vengo al tramonto e me ne vado all’alba, là dove Dio guida i miei passi. Forse cerco la salvezza della mia anima. Sono venuto qui seguendo il sentiero della vendetta e ora devo andare. L’alba non è lontana e non voglio che mi trovi qui a oziare. Forse non vi vedrò mai più. Chi aveva le mani macchiate di sangue è morto, ma ci sono altri da punire ed altre vendette da fare. In me opera la volontà divina: finchè il Male prospera e i torti fioriscono, gli uomini vengono perseguitati e le donne oltraggiate, finchè i deboli – uomini o animali – vengono maltrattati, non c’è pace per me sotto il cielo. Addio” (Le lame della fratellanza).
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Ultima modifica di franz il Mer 19 Ott 2005 15:09 pm, modificato 1 volta in totale
franz
Mago Mago
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MessaggioInviato: Mer 19 Ott 2005 6:36 am    Oggetto:   

Terzo figlio di Lord Tywin, signore di Castel Granito, e sua moglie Joanna Lannister, che muore nel darlo alla luce, Tyrion Lannister nasce deforme e bassissimo di statura a differenza dei suoi fratelli maggiori, i gemelli Jaime e Cersei.
Si dice che alla sua nascita la nutrice pensasse che fosse un mostro, neppure di fattezze umane.
Il costante paragone con il fratello maggior e l’aver fatto morire la madre, alienano a Tyrion prestissimo le simpatie del padre Tywin, il quale, uomo monolitico, freddissimo e spietato era molto unito alla propria moglie, nonché cugina.

Fin dalla prima infanzia e ancor più in giovinezza, si rende evidente la differenza tra Jaime e Tyrion, l’uno prestante fisicamente, sembra nato apposta per combattere, l’altro “deforme”, che non ottiene nemmeno il rispetto dei suoi sottoposti e, per di più, preferisce immergersi nella lettura piuttosto che brandire una spada. Mentre il primo decide di abbracciare totalmente la carriera militare, entrando nella Guardia Reale, e rinunciando così a matrimonio ed eredità (con sommo dispiacere di Lord Tywin), il secondo è quasi tenuto nascosto nei recessi di Castel Granito, quasi un’imperdonabile vergogna di questa nobile e orgogliosa famiglia, tra le più influenti nei Sette Regni.
Tyrion, comunque, nonostante tutti i possibili impedimenti, riceve un’istruzione e un addestramento adeguato ad un giovane nobile.

Moltissime altre furono le umiliazioni che Tyrion dovette subire nel corso della vita, non ultima il fatto di essere universalmente conosciuto a tutti come “Nano” o “Folletto”.
Altro dispiacere che Tyrion da al padre Tywin, è il suo amore sfrenato per le belle fanciulle. Infatti non si fa alcuno scrupolo a frequentare bordelli, incurante del buon nome della sua Casata e ancor più del marmoreo onore del padre Tywin.
L’autore fa subito notare l’intelligenza, l’astuzia, la perspicacia e non meno importante, l’ironia (anche autoironia) di cui è dotato questo personaggio davvero complesso, che, nonostante sia l’antieroe per eccellenza, con il suo carisma si assicura la simpatia e il sostegno della maggior parte dei lettori.
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-Kruppe-
IppoPato IppoPato
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MessaggioInviato: Gio 20 Ott 2005 15:28 pm    Oggetto:   

Scheda di Strider Very Happy

I kender sono forse la più strana razza di Krynn, il mondo della saga di Dragonlance. Di bassa statura ed estremamente agili nei movimenti, sanno muoversi nel più assoluto silenzio e aprire qualsiasi tipo di serratura. La loro arma preferita, l'hoopak (una specie di bastone allungato e acuminato) puo' apparire bizzarra e a prima vista poco pericolosa, ma la pericolosa punta e la maestria nel farlo roteare rendono i kender avversari pericolosi anche nel duello. Dotati di uno spirito puro e gentile, i kender non esitano ad aiutare chi si trova in difficoltà. Ma la loro caratteristica principale è la curiosità, dalla quale sono spinti a "prendere in prestito" gli oggetti piu' diversi, a "trovarli per puro caso" o a "pensare che qualcuno se ne volesse disfare". Ma non chiamateli ladri: sarebbe l'offesa peggiore che potreste arrecare loro.

Tra tutti i Kender ve n'è uno particolare, uno che molto ha agito sui destini del mondo. Tasslehoff Burrfoot, Eroe della Lancia, compagno inseparabile di Caramon Majere e Tanis Mezzelfo nella loro impresa contro gli eserciti dei Draghi. Divenuto "amico intimo" perfino di Paladine, il Dio del Bene, sembra toccato da una benedizione totale e infinita. Sempre alla ricerca di nuove avventure, il suo sogno più grande è visitare ogni luogo di Ansalon, il continente di Krynn dove vive. I suoi passatempi preferiti sono disegnare mappe e muggire ai minotauri oltre a evadere dalle varie prigioni in cui viene spesso "ingiustamente" rinchiuso. Con la sua presenza, o intromissione, riuscirà a compiere azioni inimmaginabili, fino a superare la fama di suo zio Trapsinger.

Tas, per gli amici, e soprattutto "pomolo di porta di un kender" per Flint, che da sempre lo aspetta all'ombra di un vecchio albero.
franz
Mago Mago
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:34 pm    Oggetto: Fenris   

È emblema di forza selvaggia, oscura e pericolosa. È dunque il «nemico» per eccellenza delle forze della luce, legato agli esseri demoniaci e perversi. Questa simbologia è incarnata innanzitutto nella figura di Fenrir, figlio del malvagio Loki e della gigantessa Angerborde e a sua volta progenitore di mostri in forma di lupi."' Fenrir, il cui nome significa probabilmente «[lupo irsuto che vive] nella brughiera» o «lupo di palude», è destinato a combattere con Odino nell'ultimo giorno e a ucciderlo; per questo gli dèi lo hanno incatenato con l'inganno e relegato su un'isoletta in mezzo a un lago. Ma ciò è costato a Tyr la perdita della mano destra che egli aveva offerto in garanzia: scopertosi ingannato il lupo gliela staccò con un morso. Fenrir dovrà attendere in catene la fine del mondo; soltanto allora sarà libero perché soltanto allora ogni legame sarà spezzato. Insieme agli altri demoni assalirà la terra, lotterà con Odino e lo ingoierà, ma dovrà infine soccombere contro Víòarr. Fenrir è dunque incatenato, ulula terribilmente e la bava che gli scorre dalla bocca forma il Fiume dei vizi detto Vàn: perciò è detto Vknargandr «demone del Vàn». Anche Pjódvitnir «lupo (=nemico) del popolo» è un suo appellativo."'
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Ultima modifica di franz il Lun 24 Ott 2005 6:01 am, modificato 1 volta in totale
franz
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:35 pm    Oggetto:   

Avdrea D’Angelo – Saga delle sette gemme
il Grassatore è letale.
Due metri e mezzo di muscoli, rapidissimo nonostante la mole, è implacabile. E' vestito di brandelli di vecchi vestiti, pochi. E' sporco e puzza di cadavere, con capelli incollati tra loro in lunghe trecce. Non usa armi. E' lui l'arma. Ammazza con le braccia, utilizzando i pugni come martelli e le mani e le braccia come lame. Non ha alcuna pietà, non si ferma di fronte a nulla. Direi che chi lo incontra è nei guai, anche se utilizza magie: deve fare in tempo, se vuole fermarlo.
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:36 pm    Oggetto:   

I Tuatha De Danann (il Popolo dei Dana) erano, secondo la tradizione irlandese, gli antichi abitatori dell'Irlanda: un'antica stirpe di natura divina dotata di poteri soprannaturali che, secondo quanto narrato dalla tradizione irlandese, giunse in una nuvola magica e, nella nebbia sollevata dai suoi druidi, sparì. Un popolo venuto dal nulla e scomparso nel nulla, quel popolo che lasciò ai druidi venuti dopo di sé imponenti vestigia: i templi megalitici.
Si dice che i Tuatha De Danann portarono la scienza, la civiltà, l'arte, ma anche quattro doni con poteri magici che furono destinati a tutti i regnanti successivi: una spada, una lancia, un calderone e un blocco di pietra rozzamente sbozzato. La pietra era in grado di riconoscere il vero sovrano del paese emettendo un alto grido. Divenne proprietà dei primi re d'Irlanda come "Pietra del Destino" e fu installata nella mitica collina di Tara, nella contea di Meath, sede dell' "Ard Ri", il re supremo che regnava su tutta l'Irlanda. La pietra fungeva da trono per l'incoronazione ed era il luogo in cui veniva amministrata la giustizia.

“Allora , forse inviati dagli Dei sgomenti, arrivarono I Tuatha Dé Danann, figli della dea Danu. Essi portarono con loro quattro portentosi talismani: la pietra di Fàl, che urlava quando veniva toccata dal re voluto dagli Dei; la lancia di Lugh, che garantiva la vittoria; la spada di Nuadu, che uccideva sempre il nemico e il Calderone di Daghda, che nutriva tutti, non era mai pieno e mai vuoto. I Tuatha Dé erano inoltre molto sapienti perché conoscevano le arti magiche e l’uso delle erbe per guarire le ferite infette.”
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Principe Joffrey Baratheon
Primogenito di Robert Baratheon e di Cersei Lannister è l'erede al trono dei Sette Regni.
E' un ragazzo di dodici anni, che, poco amato dal padre e viziato dalla madre, ha sviluppato un carattere arrogante e scontroso.
In ciò, oltre che nell'aspetto fisico, ricorda maggiormente lo zio Jaime che il padre.
Joffrey ha inoltre delle labbra carnose che possono forse apparire anche attraenti per certe donne, ma che sono anche la fonte del suo nomignolo dispregiativo più usato: "Labbra di Verme".
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Nel ciclo arturiano, la fata Morgana è un personaggio femminile, talvolta presentato come antagonista di Artù e nemica di Ginevra. Nella Vita Merlini (Vita di Merlino) del XII secolo, si dice che Morgana ("Morgen") è la più vecchia di nove sorelle che governano su Avalon. Geoffrey of Monmouth parla di Morgana come di una guaritrice e una mutaforma. Scrittori più tardi come Chretien de Troyes, basandosi sull'interpretazione di Monmouth, hanno descritto Morgana intenta a curare Merlino ad Avalon.
Nella tradizione dei cicli arturiani, Morgana era la figlia della madre di Artù, Lady Igraine, e del suo primo marito, Gorlois, duca di Cornovaglia; Artù, figlio di Igraine e di Uther Pendragon, era dunque suo fratellastro. Come donna celtica, Morgana ereditò parte della magia della Terra di sua madre. Morgana aveva due figlie maggiori (e quindi era la più giovane di tre sorelle, non la maggiore di nove). Il terzetto di sorelle è una formula piuttosto comune nella mitologia celtica. In Le Morte d'Arthur e altre fonti, ella è infelicemente sposata con Re Urien di Gore, e Owain mab Urien è suo figlio.
Nelle interpretazioni più moderne della mitologia arturiana, Morgana seduce Artù e concepisce con lui il malvagio Mordred, sebbene originariamente (per esempio in Le Morte d'Arthur) questo ruolo fosse ricoperto da una delle sorelle.
Diverse fonti descrivono Morgana come allieva di Merlino; ella avrebbe infine sedotto il mago riuscendo a imprigionarlo. Il mito della rivalità fra Morgana e Merlino è ripreso anche in alcune opere cinematografiche, in particolare nel film Excalibur di John Boorman
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:39 pm    Oggetto:   

I nove anelli degli uomini mortali, grandi ed orgogliosi, sono serviti per irretirli. Tanto tempo fa caddero sotto il dominio dell’Unico Anello, diventandone gli spettri o Nazgul; ombre sotto la sua grande ombra: Dal libro di Maria Valtorta “Libro di Azaria” cap.37 si legge: “Talora anche di una ispirazione o di un dono veramente divini se ne serve il demonio (Sauron) per suggestionare al male o spezzandoli o suggestionandoli, o continuando a dirli esistenti anche quando sono già passati. È la ragione della caduta di molte anime (Nazgul) che Dio aveva predilette, e che non hanno saputo essere prudenti, e tanto più vegliare quanto più i doni (anelli) o le ispirazioni sono sublimi”.
Ma come mai, persone con doni così straordinari.. sono sprofondate nel lato oscuro? La risposta è semplice.. l’orgoglio. Orgoglio che nell’opera di Tolkien, viene raffigurato dalle corone che possiedono i Nazgul sulle loro teste. Corone che per l’appunto, simboleggiano la loro superbia esasperata; che li ha resi avidi di potere e di vanità.
Nell’epopea di Tolkien, i Nazgul sono descritti come esseri spettrali né vivi né morti.. esattamente come potremmo definire i demoni; che non scordiamolo.. altro non sono che Re che hanno volontariamente seguito il loro maestro di orrore e falsità: Sauron.

I Nazgul, grazie alle bestie alate, sono delle micidiali macchine da guerra, che afferrano e dilaniano uomini e cavalli come farebbe un'aquila con un coniglio.
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:40 pm    Oggetto:   

Sauron è un nome Quenya, che può essere tradotto con l'Aborrito. In Sindarin, era invece chiamato Gorthaur. I Dúnedain lo chiamarono Sauron l'Ingannatore a causa del suo ruolo durante la caduta di Númenor e la forgiatura degli Anelli del Potere. I suoi più famosi titoli, l'Oscuro Sire di Mordor e il Signore degli Anelli appaiono solo qualche volta nei libri. Gli altri titoli sono simili a quelli di Morgoth.

Sauron fu presto irretito dall'Oscuro Nemico Melkor (più tardi conosciuto come Morgoth, un Vala votato al Male), e Sauron stesso passò dalla sua parte. Sauron servì Morgoth fedelmente, e nei giorni a seguire, dopo che Morgoth fu sconfitto e imprigionato fuori dai confini del mondo, Sauron ingannò gli Uomini affinché considerassero Morgoth un Dio. Sauron, in un certo senso, fu più saggio di Morgoth - non commise gli errori che fece il suo maestro. Mentre Morgoth voleva controllare o distruggere Arda stessa, il desiderio di Sauron era di dominare la mente e la volontà di tutti i popoli.

Durante la Seconda Era Sauron assunse le fattezze di un uomo dal bell'aspetto, e si fece chiamare 'Annatar', il Signore dei Doni, cercando di ingannare gli Elfi. Ma non tutti si fidarono di lui, in particolare Dama Galadriel e Gil-galad, Re Supremo dei Noldor, che non gli permise di entrare nel Lindon. Riuscì invece a stringere amicizia con gli Elfi fabbri dell'Eregion, grazie anche al fatto che questi sempre erano avidi di apprendere. Con il suo aiuto gli Elfi forgiarono gli Anelli del Potere, o Anelli di Potere, e Sauron in segreto forgiò l'Unico Anello per dominarli tutti, fondendo in esso la maggior parte del suo potere e della sua stessa essenza vitale. Così facendo, divenne quasi più potente di Morgoth stesso alla fine della Prima Era, i cui poteri, sebbene molto maggiori, si dispersero in Arda. Quando Sauron infilò al dito l'Unico Anello e provò a comandare gli Elfi, essi capirono subito di essere stati ingannati, e nascosero gli Anelli. Sauron, capendo di aver fallito nel suo intento, fu colto da grande ira e mosse guerra agli Elfi di Eregion e, se non fosse stato per l'intervento di Númenor, forse li avrebbe sconfitti.

In questo perioso Sauron divenne l'Oscuro Signore di Mordor, ereggendo la Torre Oscura di Barad-dûr, vicino al Monte Fato, dove forgiò l'Unico Anello; costruendo il Cancello Nero di Mordor per prevenire invasioni; e formando massiccie armate di Orchetti, Uomini Neri, e Uomini (principalmente Esterling e Sudroni). A causa di questo, verso la fine della Seconda Era, Sauron assunse il titolo di Signore della Terra e Signore degli Uomini.
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MessaggioInviato: Dom 23 Ott 2005 19:41 pm    Oggetto:   

Nel corso del tempo, le sirene cambiano forma.
Il loro primo storico, il rapsodo del dodicesimo libro dell'Odissea, non ci dice com'erano; per Ovidio sono uccelli di piumaggio rossiccio e volto di vergine; per Apollonio Rodio, dalla vita in su sono donne e dalla vita in giú uccelli marini; per il maestro Tirso de Molina (e per l'araldica), « mezzo donne e mezzo pesci ». Non meno discutibile è il loro genere; il Dizionario classico di Lemprière intende che sono ninfe, quello di Quicherat che sono mostri, e quello di Grimal che sono demoni.
Abitano un'isola del Ponente, non lontano dall'isola di Circe; ma il cadavere d'una di loro, Partenope, fu trovato in Campania, e dette il suo nome alla famosa città che ora porta quello di Napoli; e il geografo Strabone vide la sua tomba e assistette alle gare ginniche che periodicamente si disputavano per celebrare la sua memoria. L'Odissea riferisce che le sirene attiravano e perdevano i naviganti, e che Ulisse, per udire il loro canto e non perire, turate con cera le orecchie dei compagni, si fece legare all'albero della nave. Per tentarlo, le sirene gli offrirono la conoscenza di tutte le cose del mondo.
Una tradizione accolta da Apollodoro il mitologo nella sua Biblióteca, narra che Orfeo, dalla nave degli Argonauti, cantò con più dolcezza delle sirene, e che queste si precipitarono in mare e trasformarono in rocce: perché la loro legge era di morire, se qualcuno non avesse subito il loro fascino. Anche la sfinge si precipitò dalla rupe, quando le indovinarono l'enigma.
L'inglese distingue la sirena classica (siren) da quelle che hanno coda di pesce (mermaids). Sulla formazione di quest'ultima immagine avranno influito per analogia i tritoni, divinità del seguito di Poseidone.
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MessaggioInviato: Lun 24 Ott 2005 9:18 am    Oggetto:   

Jon Snow è il figlio bastardo di Eddard Stark (essendo “Snow” il cognome dato ai figli illegittimi nel nord di Westeros). È cresciuto con i suoi fratellastri e sorellastre nella casa ancestrale degli Stark a Grande Inverno. In A Storm of Swords, Edric Dayne identifica la madre di Jon in Wylla, la sua balia.
Quando il padre parte per Approdo del Re per assumere l’incarico di Mano del Re, Jon “prende il nero” arruolandosi nei Guardiani della Notte, una fratellanza che giura di difendere la Barriera e i Reami degli uomini.
In A Clash of Kings prende parte nella spedizione di Jeor Mormont, Lord Comandante dei Guardiani, per trovare lo zio, Benjen Stark, e Waymar Royce, entrambi nobili ranger che non sono rientrati da una delle loro spedizioni oltre la Barriera. Su ordine di Qhorin il Monco, suo compagno e superiore, Snow si unisce ad un esercito di Bruti diretto a sud per penetrare attraverso la Barriera, ma in seguito abbandona un gruppo di avanscoperta guidato da Styr, un barbaro, per assistere in difesa del Castello Nero, una delle fortezze della Barriera, contro i Bruti.
Alla fine di A Storm of Swords, Jon è eletto Lord Comandante dei Guardiani della Notte, almeno in parte per frustrare le ambizioni di Janos Slynt, un lacchè dei Lannister mandato alla Barriera durante la spedizione di Mormont.
Il metalupo di Jon, Spettro, è bianco con gli occhi rossi. Jon ha ereditato Lungartiglio, una spada di acciaio di Valyria, da Mormont.

Scheda di LouisCypher
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