Chi sono Curte e Leo? Facciamo una presentazione: ognuno dei due deve dirmi tre caratteristiche dell’altro.

Matteo – Le cose principali sono che lui è magro, scemo e io lo sopporto a malapena.

Leo – Invece lui è grasso, insonne e FB dipendente.

Dai, non posso scriverlo!

Tutti e due: No, devi scrivere proprio questo!

Bene, parliamo del vostro Sine Requie:  perché a un giocatore  viene voglia di creare un gioco di ruolo?

Leo – La verità è che noi siamo giocatori problematici. L’alternativa era darsi alla delinquenza  e finire in galera, o creare un inferno tutto nostro dove muoversi liberamente.  C’è stato anche il desiderio di avere un gioco che ci piacesse davvero; avevamo davanti modelli ludici con cui confrontarci: il mito e lo scarso. Al primo sapevamo benissimo che non saremo mai arrivati, rispetto al secondo abbiamo pensato “noi siamo meglio”.

Come è nato dal gioco il libro dei Sopravvissuti? Anzi, come nasce un libro da un gioco?

Leo - Il GDR è di per sé l’ossatura di un libro: ci sono storie, occorre creare e interpretare, muoversi in certe “scenografie”. Mettendo una lente d’ingrandimento su un punto del gioco è possibile ottenere un racconto più lungo e quindi anche un romanzo.

Matteo: tra l’altro, secondo la nostra esperienza, è  più facile scrivere in forma romanzata, rispetto a quella tipica di saggistica e manualistica. L’ambientazione è già definita e la storia viene fuori senza grossi  problemi.

A proposito di ambientazione, come mai avete scelto un’ucronia sulla seconda guerra mondiale con gli zombie?

Tutti e due: Abbiamo scelto il genere horror perché ci piace e il resto per esclusione: ci siamo chiesti “cos’è che non esiste ancora?” Era già tutto inflazionato, quindi abbiamo preso gli zombie, ovvero i Morti, e li abbiamo messi in quel periodo storico. Secondo noi, l’orrore più grande è la guerra, e  il vero baratro di paura è lo Zombie. Il Vampiro è tutto sommato più tranquillizzante, perché è come se dicesse “Io sono il Male Vero, quindi deve esistere anche il Bene Vero”. Invece, lo zombie rappresenta qualcosa che scava ancora più a fondo: non esiste più la porta della Morte, quindi non c’è più niente di quello in cui l’umanità crede e forse non c’è mai stato. Questa “figura” ha in realtà dei messaggi molto inquietanti stratificati in profondità, come quello di trasformare  l’uomo da predatore a preda.   Comunque, nelle nostre opere, gli zombie – ovvero i Morti – non sono visti in modo tradizionale: abbiamo voluto mettere l’orrore accanto all’avventura e al divertimento del gioco.

IO –  Sopravvissuti e Sine Requie hanno un'ambientazione post apocalittica. Secondo voi, come mai il tema è ricorrente nell’immaginario collettivo? La situazione attuale è rischiosa  come quella della Guerra Fredda?

Tutti e due – Non è altrettanto rischiosa, però quella della fine del mondo è una paura archetipica: noi siamo nati quando ancora c’era la guerra fredda, abbiamo vissuto il fatto di Chernobyl e tutto questo è filtrato nei nostri incubi infantili. La sensazione di essere in bilico verso il nulla provoca un terrore enorme, e noi lo abbiamo tradotto nella distopia presente nel gioco e nel libro. Che, tra l’altro, è perfettamente fruibile anche da chi non conosce il gioco.

Qual è la soddisfazione più grande di aver creato il gioco e poi scritto il romanzo?

Tutti e due – E’ quella di avere un progetto sempre in piena evoluzione, che ti fa sentire parte attiva di un tutto. Ci sono ancora tantissimi intrecci da esplorare e libri da scrivere, volendo. Sopravvissuti è però autoconclusivo.

E il personaggio che vi piace di più del libro?

Tutti e due – Santiago, sicuramente!