Qual è il tuo genere di fantasy?

Primo fra tutti, il fantasy storico. È una sfida irresistibile prendere elementi fantastici e incastrarli nel tessuto storico. Immaginare che un certo episodio della Storia sia andato così grazie a verità più nascoste, difficili da vedere, e che appartengono all'occulto e al sottile mondo della magia o della mitologia. Il secondo sottogenere che prediligo è l'urban fantasy. L'ambientazione, in ogni storia che scrivo, la fa da padrona al pari dei personaggi fatti di carne e sangue. Per ultimo, ma non ultimo, il dark fantasy.

Cosa ti ha colpito di più del progetto "Urban Fantasy Heroes"? E perché secondo te è una saga interessante quanto vincente?

La sfida più grande di questa saga è mostrare l'eroicità delle persone normali. Superman deve fingersi un "uomo qualunque", per celare la sua grandiosità. In Urban Fantasy Heroes, invece, i protagonisti sono comuni esseri umani, alle prese con una banale vita e i suoi banali (ma a volte tragici) problemi. Loro malgrado si trovano coinvolti nella lotta contro il male e scopriranno di avere capacità che ignoravano di possedere. L'uomo mediocre scopre di essere qualcosa di più: mai fermarsi alle apparenze, come nella vita reale del resto.

Per quanto riguarda l'episodio pilota di Emanuele Manco, ho trovato l'ispirazione appena ho iniziato la lettura. L'idea di fondere miti, tradizione e tecnologia mi è subito piaciuta.

Quanto incide la tecnologia nella vita di ciascuno?

Tanto. A volte, troppo. La tecnologia è una gran cosa, ma è un'arma a doppio taglio. Una volta un bambino che era abituato solo ai tablet, ricevette in regalo un libro. Non riusciva a sfogliarlo, perché invece di girare le pagine faceva scorrere su di esse il dito (purtroppo, è una storia vera…). Con i miei due bambini cerco di dare tecnologia in una mano e tradizione nell'altra. Solo questo è il modo migliore di godersi i progressi dell'uomo, senza rimanerne schiacciati: guardare al futuro, ancorati al passato.

Da dove nasce l'idea del tuo racconto?

Quando ho iniziato a leggere l'episodio iniziale I Daimon di Pandora, l'idea che i demoni potessero essere veicolati come dati informatici (in un mondo in cui l'informatica permea ogni aspetto della nostra vita) mi è subito piaciuta. Pensare al Giappone, il paese della tecnologia per eccellenza, è stato quasi naturale. La mia passione per il paese del Sol Levante e i suoi miti, ha fatto il resto.  

La tua esperienza di editing.

Fantastica. Emanuele Manco è un professionista, ed è stato piacevole e utile seguire i suoi consigli.

Senza troppi spoiler, ci parli del tuo racconto?
Urban Fantasy Heroes 4 – Gli Dei di Akihabara
Urban Fantasy Heroes 4 – Gli Dei di Akihabara

Yoko, per vivere, cucina yakitori. Spiedini di pollo. Una sera, tornando a casa, incontra un kitsune: le creature mitologiche a nove code della tradizione giapponese. Yoko si accorge che il kitsune è ferito e che dallo squarcio sulla zampa, invece che sangue e muscoli, affiorano silicio e cavi elettrici. La ragazza sfiora la ferita. Da lì in poi la sua vita cambierà, tra visite di un uomo della Pandora, discese nel quartiere tecnologico di Akihabara (tra le bancarelle che vendono monitor e pezzi di computer) e scoperte che la lasceranno senza fiato, nel buio del locale più in voga della Electric Town.

Quali consigli daresti a coloro che partecipano alla saga?

Il primo consiglio è di focalizzarsi su un mito. La vita dell'uomo ne è permeata, in ogni cultura. La creazione dei miti è sempre stata un bisogno intrinseco di ogni civiltà, quindi c'è un intero universo da cui attingere a piene mani. Il secondo consiglio è pensare a un personaggio e al potere che potrebbe avere. La scelta del mito condiziona anche la scelta dell'ambientazione, che nell’urban fantasy è la vera protagonista. L'ultimo consiglio è di non arrendersi se il racconto viene rifiutato, ma cercare di individuarne i punti deboli e provare con una nuova storia.

Il tuo racconto rispecchia questioni di rilievo sociale? Se sì, ce ne parli?

Ne Gli Dèi di Akihabara, le persone vengono tenute sotto controllo da un programma (senza spoilerare troppo, vi dirò che si tratta di uno dei tre doni fatti all'imperatore) che serve a monitorare ogni aspetto della loro vita e il loro grado di pericolosità nei confronti del sistema. È un po' quello che accade con i moderni social network dove i nostri dati, e alcuni aspetti della nostra vita, sono raccolti, condivisi e messi a disposizione di altri. Un grande fratello che solleva non pochi problemi di carattere etico.

Progetti per il futuro?

A breve uscirà un racconto per la saga Chew-9, curata da Franco Forte per Delos Digital. Un altro progetto, ormai quasi terminato, riguarda un fantasy storico scritto a quattro mani e due menti con Scilla Bonfiglioli, autrice Delos Books e Mondadori. Vi anticipo solo che si tratterà di una storia epica, in cui gli ingredienti fondamentali saranno la grande Roma e i licantropi. Ho in produzione anche due romanzi lunghi: uno ambientato nel sud ai tempi dei Savoia, l'altro nel Kosovo massacrato dalle bombe. Infine ho iniziato a lavorare a un libro per bambini, mettendo su carta un'altra mia passione: il disegno. Questa volta, gli elementi principali sono la tradizione orale sudafricana (raccolta dalle maestre di una scuola materna di Pretoria) e tanti colori caldi come il sole del sud del mondo, dove mi sto trasferendo per un po’ con la mia famiglia.