Alex vive a Milano. Jenny vive a Melbourne. Hanno sedici anni. Un filo sottile unisce da sempre le loro vite: un dialogo telepatico che permette loro di scambiarsi poche parole e che si verifica senza preavviso, in uno stato di incoscienza. Durante uno di questi attacchi i due ragazzi riescono a darsi un appuntamento. Alex scappa di casa, arriva a Melbourne, sul molo di Altona Beach, il luogo stabilito. Ma Jenny non c'è. I due ragazzi non riescono a trovarsi perché vivono in dimensioni parallele. Nella dimensione in cui vive Jenny, Alex è un altro ragazzo. Nella dimensione in cui vive Alex, Jenny è morta all'età di sei anni. Il Multiverso minaccia di implodere, scomparire. Ma Jenny e Alex devono incontrarsi, attraversare il labirinto delle infinite possibilità. Solo il loro amore può cambiare un destino che si è già avverato.

Multiversum di Leonardo Patrignani (Mondadori, 2012) è un romanzo che parte da gustose premesse. Segue un filone narrativo che oggigiorno va per la maggiore, con protagonisti adatti a un pubblico Young Adults, ma svincolandosi dai cliché che ormai hanno prosciugato il genere. E proprio la scelta di non appoggiarsi a figure abusate come vampiri et similia, ma di concentrarsi su un’ambientazione insolita (e difficile da gestire) come quella del Multiverso, ha di certo ripagato in termini di curiosità.

La storia di Alex e Jenny è simile a molte altre solo in apparenza. La vita di due adolescenti di tutti i giorni, con i loro impegni e le loro vite, in un mondo realistico (che si scosta dal fantastico così come lo conosciamo, cercando di rimanere il più possibile vicino alla quotidianità) è turbata da un evento insolito quanto inquietante e inspiegabile, unica nota “surreale” (almeno a inizio del romanzo) che sconvolge le vite dei due protagonisti: entrambi riescono a parlare tra loro con la mente. È un evento che non sanno controllare, simile a un malessere improvviso o a uno svenimento, ma in grado di farli comunicare anche a grande distanza tra loro. Un contatto di quel tipo, un incontro di menti che per anni li avvicina, diventa la scintilla che scatena la storia.

Alex e Jenny devono incontrarsi. Ma è proprio questo primo incontro a far vacillare le molteplici linee in cui scorrono le realtà del Multiverso. Giunto a Melbourne da Milano, Alex raggiunge il luogo in cui lui e Jenny si sono dati appuntamento, un molo presso Altona Beach, solo per scoprire che di lei non c’è traccia. La stessa cosa accade a Jenny, ansiosa quanto lui di dare un volto al ragazzo dei suoi sogni, quello di cui si è segretamente innamorata. Sono entrambi nello stesso luogo. Entrambi sullo stesso molo. Davanti lo stesso lampione. Ma non riescono a vedersi, perché confinati in due realtà differenti, in due luoghi distanti e separati nello spazio.

Da questa premessa si dipana una storia che si lascia leggere con estrema rapidità, grazie a uno stile diretto e fresco, privo d’inutili orpelli e adatto al pubblico dei giovani lettori. I due protagonisti altalenano momenti di discreta introspezione ad altri più lineari, ma questo si deve anche al fatto che il romanzo non ha (e non vuole avere) voli pindarici. Inoltre il volume non si perde nemmeno in congetture o dettagli tecnici sulla natura del Multiverso, si concentra piuttosto sulle storie dei due protagonisti (dando, a dire il vero, maggior risalto alla figura di Alex, che a metà del testo sembra farsi portavoce e protagonista assoluto degli eventi che condurranno all’inaspettata conclusione). Il bisogno di incontrarsi di Alex e Jenny diventa così la molla che farà viaggiare i due ragazzi da un Multiverso all’altro, scoprendo lentamente i segreti del loro passato, un primo incontro avvenuto quando erano soltanto bambini, e i misteri che ruotano attorno a “Memoria”, quel luogo che può salvare la terra da un’imminente catastrofe.

Forse è proprio questo elemento, la catastrofe incombente, per com’è presentata al lettore, che lascia perplessi. Per oltre 200 pagine il romanzo tratta con un certo realismo le storie dei protagonisti e dei loro comprimari, senza eccessivi rimandi al fantastico. Di colpo l’elemento surreale scardina il velo di realtà così come ci era stato presentato (molto più sottile se ci si fosse mantenuti al semplice “viaggio” nelle varie linee del Multiverso), dando uno scossone all’impianto della storia.

Senza rovinare la lettura a nessuno, possiamo riassumere il concetto con un: “Deep Impact incontra la letteratura YA”. Una scelta forte, che poteva essere sfumata, forse, attraverso l’uso di un altro evento catastrofico più sottile e realistico (nel romanzo si accenna a guerre civili, problemi sociali, crisi economiche, ecc.), che probabilmente avrebbe mantenuto l’attenzione sul Multiverso, vero punto focale del libro e nota originale della serie in quanto tale, senza deviarla sulla minaccia imminente.

Questo è forse il punto più destabilizzante di un romanzo che ha un suo ritmo peculiare e una sua originalità d’impianto. Una storia che si regge sulle scelte dei due protagonisti, tante quanti sono i Multiversi da attraversare. Altra dinamica da chiarire, probabilmente con un seguito (il finale lascia infatti intendere che la storia proseguirà proprio dove si è interrotta la lettura), è la reale portata di ciò che i protagonisti apprendono “entrando” in una realtà piuttosto che in un'altra. In certi casi sembrano sapere come gli eventi hanno forgiato il mondo che li circonda, altre volte (come nel caso della scena della metropolitana e dei cadaveri in una Milano da olocausto) questo sapere viene meno e, in questo caso Alex, fatica a muoversi in quella realtà alternativa. 

Di certo Multiversum è un’opera prima in grado di portarci in un mondo reale, che possiamo toccare con mano, da Milano a Melbourne, passando per un’infinità di realtà alternative a volte simili alla nostra, a volte spaventosamente diverse perché specchio di una realtà che potrebbe essere se la coscienza di tutti venisse di colpo a mancare. Mondi possibili, inquietanti e affascinanti, che vivono in contemporanea a noi.