“Una vecchia favola che merita di essere narrata, finché ci sono persone che amano gli eroi, i mostri e le tenebre”. Dall’introduzione di Neil Gaiman.

 

Da sempre Beowulf, il poema più importante e ricco della letteratura anglosassone e al quale persino J.R.R. Tolkien si ispirò per Il Signore degli Anelli, suscita grande fascino negli appassionati di mitologia germanica e di fantasy. Il rinomato manoscritto, di autore ignoto e datazione incerta, interseca elementi fantastici, leggende eroiche e fatti storici, che mettono al centro della narrazione la strenua lotta tra la supremazia dell’uomo e il bramoso desiderio di emergere del sovrannaturale.

 

Tramandato solamente grazie al folclore orale, questo racconto ha rischiato di eclissarsi nelle ceneri del tempo. È solo merito di un unico manoscritto se l’opera, e con essa in qualche modo anche gran parte della letteratura fantasy che oggi noi tutti conosciamo, è stata fortunatamente riscoperta. E da quel momento in poi il suo nome non è stato mai più dimenticato.

 

Il film La leggenda di Beowulf, diretto da Robert Zemeckis e basato sulla sceneggiatura di Neil Gaiman e Roger Avary è la trasposizione cinematografica che ha dato vita all’omonimo romanzo scritto da Caitlín R. Kiernan.

L’autrice, paleontologa e nel contempo scrittrice di romanzi, racconti e sceneggiature, è nata a Skerries, a nord di Dublino, ma sin da piccola vive negli Stati Uniti. Non è difficile capire perché venga considerata la più dark tra le scrittrici horror contemporanee: il suo stile macabro e serrante traspare sin dalle prime pagine del romanzo di Beowulf grazie anche ad atmosfere tali da gelare il sangue, che molto si addicono all’antico poema originale.

 

Riporto nelle righe seguenti la quarta di copertina:

 

“Danimarca, 450 dopo Cristo. In un leggendario tempo degli eroi, il regno di Hrothgar ormai da anni è tormentato da Grendel, un mostro gigantesco e sanguinario che uccide vittime innocenti. Fino a quando Beowulf, un giovane guerriero dalla forza straordinaria, decide di aiutare il nobile sovrano e di affrontare la spietata belva, scatenando così la diabolica ira della crudele madre di Grendel. Il loro mitico scontro genera la storia senza tempo di Beowulf, sopravvissuta per secoli e che qui rivive in una versione mozzafiato per l’era moderna. È il racconto di un re e di una terribile creatura che ha maledetto il suo regno con morte, sangue e distruzione, e del grande eroe chiamato in una terra di mostri a trionfare dove tutti gli altri avevano fallito.. oppure a perire, come tanti prima di lui.”

 

La trama mantiene intatta buona parte del poema originale, ampliando in modo dettagliato i tratti più accattivanti e scartando invece quelli giudicati troppo prolissi, che poco hanno a che fare col resto della storia (un classico esempio è l’eliminazione della leggenda di Sigemund, narrata da un poeta durante i festeggiamenti per l’uccisione di Grendel).

Anche i personaggi vengono descritti con particolare cura, non tanto nell’aspetto, che giustamente corrisponde a quello tipico del tempo, quanto nella personalizzazione del carattere. Ciononostante alcuni si discostano dall’antico manoscritto: se il consigliere Unferth mantiene esattamente lo stesso tono presuntuoso e circospetto, Wiglaf viene visto, invece, come un fidato e ironico guerriero sempre al fianco di Beowulf, nonostante il poema lo faccia apparire solamente nelle ultime pagine come un lontano parente del protagonista. Queste differenziazioni non minano però l’integrità dell’opera, narrata brillantemente attraverso trecento pagine ambientate in una Danimarca in cui le credenze negli dei cominciano a cedere sotto il peso del nuovo culto cristiano.

 

In conclusione, Beowulf è un romanzo che lascia il segno. La presenza di atmosfere epiche e solenni, storie intriganti e misteriose e, non per ultime, vaste informazioni sugli Aesir, dei della mitologia scandinava qui descritti con grande minuziosità anche tramite un piccolo glossario esplicativo, sono i punti di forza della reinterpretazione letteraria della Kiernan.