Radiance è il primo episodio dello spin-off del Ciclo degli Immortali, scritto dalla statunitense Alyson Noël, vincitrice di numerosi premi alla letteratura per teenager. E che si tratti di una saga per giovanissimi lettori preadolescenti è un aspetto piuttosto rilevante, perché Radiance è effettivamente il racconto autobiografico di una dodicenne con tutti i limiti della precisazione, con un concept potenzialmente interessante che, a fine libro, lascia molte perplessità, soprattutto a un lettore con un’esperienza di lettura più vasta alle spalle.

A parte la primogenita Ever, la famiglia Bloom e il fedele cane Buttlecup sono morti in un incidente stradale. Riley, la sorellina minore, dopo aver trascorso un certo periodo in una sorta di limbo, rimanendo quanto più possibile a contatto con Ever (e questo viene raccontato nella trilogia degli Immortali) è giunta nell’aldilà.

La dodicenne non descrive la morte come un momento particolarmente drammatico e con questo, forse, la Noël tenta di sottolineare che essa, per chi sta passando ad altra vita, non è poi così tanto drammatica ma una suggestione di chi, invece, ancora non l’ha sperimentata: l’aldilà infatti, che Riley scopre chiamarsi Qui e Ora, è un mondo parallelo identico a quello dei vivi, in cui tutti tornano a riprendere le proprie attività in eterno e da cui, recandosi all’Osservatorio, si può dare una sbirciatina al mondo dei vivi per guardare da lontano i propri cari. Il lettore però capisce in fretta che il tempo, a Qui e Ora, non conta e che la forza del pensiero permette di far avverare o materializzare (quasi) ogni cosa.

Quella della continuità è comunque un’affermazione che per tutto il libro lascia il tempo che trova, perché la stessa Riley non riprende a fare una vita esattamente come quella che ci si aspetterebbe da una qualsiasi dodicenne morta.

Il Consiglio (una sorta di Olimpo), infatti, l’ha convocata per affidarla a Bodhi, un misterioso quattordicenne dall'aspetto, a detta della protagonista, assolutamente discutibile, che la guiderà in una specie di viaggio-missione.

Così, con il suo Virgilio in versione nerd, un’assai riluttante e polemica Riley inizia il suo percorso per diventare Ricevitore di Anime.

Da qui inizia la parte potenzialmente più interessante del libro in cui Riley, attraverso le prove che deve affrontare, inizia anche un proprio processo di maturazione interiore che forse fino a quel momento non aveva sentito l’esigenza di intraprendere, troppo preoccupata a essere “giusta”, informata e sicura su cosa sia trendy o no, e perennemente impegnata a mettersi in competizione con la perfetta sorella maggiore Ever. Riley ricorda, in parte, l'Alice di Lewis Carroll, per un piglio un po’ saccente e un egocentrismo che non ammette contestazioni salvo iniziare, più o meno accondiscendente, a mettersi in discussione grazie soprattutto a Bodhi, che la rimprovera e la invita senza troppi complimenti ad avere un approccio più umile e meno superbo verso gli altri, soprattutto verso di lui che, potendo leggere nel pensiero, si sente dare continuamente dello sfigato e giudicato solo per l’esteriorità.

Il problema di Radiance è che, nonostante buone premesse e il voler mettere a fuoco in modo alternativo e delicato alcune problematiche giovanili e non, soffre di uno svolgimento e una conseguente risoluzione assai rapida, quasi sbrigativa, che non rende giustizia al potenziale che invece la storia e i relativi personaggi avrebbero, e di certo ciò ha a poco a che fare con la fascia di età per cui il libro è pensato: la stessa Riley, infatti, che per un lettore adulto risulta poco credibile, non corrisponde l'immagine di una pre-adolescente con certe considerazioni che le vengono fatte esprimere man mano, come se l'evoluzione dei pensieri fosse troppo rapida in poco più di 150 pagine.

Nonostante una traduzione dal linguaggio semplice, di stampo decisamente fresco e moderno che sottolinea una narrazione fluida e scorrevole, risulta uno scivolone piuttosto discutibile il tentativo di scimmiottare certi usi gergali dei ragazzi: spiacevole e fastidioso leggere “be’”, a introduzione di quasi ogni spiegazione che Riley dà delle proprie osservazioni.

Da considerare, in ultimo, l’idea di aver presentato l’incipit del secondo episodio, Dark Flame, alla fine del libro.

In conclusione si tratta di un accettabile libro di evasione, consigliabile soprattutto alle giovani generazioni che cominciano ad approcciare la letteratura fantastica con storie articolate in più episodi.