Chi sta aspettando con impazienza la pubblicazione di The Winds of Winter, sesto romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin, potrebbe essere tentato di ignorare Il cavaliere dei Sette Regni. In fondo questi sono solo racconti, non romanzi, e invece di portare avanti la storia principale fanno un passo indietro nel tempo di circa novant’anni.

Ma se un po’ di delusione da parte dei lettori per la lunga attesa fra un romanzo e l’altro è comprensibile, ignorare questo volume solo perché non è The Winds of Winter sarebbe un peccato. Gli amanti della saga possono trovare molte chicche nei racconti, veder agire personaggi che nei romanzi sono semplici nomi, capire i retroscena di episodi che nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco sono ormai storia, e trovare le premesse per situazioni i cui sviluppi ultimi sono ancora tutti da scoprire. Queste però sono chicche, elementi che arricchiscono la lettura per gli amanti della saga, ma non il motivo per cui vale la pena di leggere questo libro. Il motivo è uno solo, e vale per tutti indipendentemente dalla conoscenza delle Cronache: si tratta di ottimi racconti. Racconti che possono essere apprezzati anche da chi non ha mai letto una sola parola di quanto scritto da Martin in altri libri.

Le storie sono ambientate in un tempo in cui sul continente di Westeros domina la dinastia Targaryen. Nominalmente siamo in pace, anche se focolai di ribellione possono covare sotterranei in qualsiasi luogo e possono comunque sorgere problemi di vario genere. Sono problemi umani, cavalieri in cerca del loro cammino, piccole rivalità fra nobili minori che possono rivelarsi disastrose solo per le persone direttamente coinvolte, competizioni in cui in palio c’è il denaro, o anche qualcosa di più prestigioso, ma che in teoria dovrebbero essere solo quello: gare. Niente Estranei, inverno in arrivo e minacce indefinibili, il che significa che il tono dei racconti è molto più leggero rispetto a quello dei romanzi, anche se George R.R. Martin non dimentica mai di inserire quelle caratteristiche che lo hanno reso famoso. I personaggi sono pochi ma ben caratterizzati e credibili, non tutti i cavalieri sono così nobili come le leggende sulla cavalleria vorrebbero farci credere, almeno in un personaggio potente c’è una forte vena di follia e ciascuno persegue i propri scopi, senza preoccuparsi per questo se deve mentire o servirsi senza pietà di chi gli è vicino. C’è gente che viene ammazzata, di proposito o per caso, perché ogni azione ha sempre almeno una conseguenza, e non tutti ricevono quel che meriterebbero o che avrebbero sperato, così come avviene nella vita vera.

I tre racconti sono consecutivi, incentrati sugli stessi due protagonisti e sul loro cammino, il che significa che parlare del secondo racconto costituisce uno spoiler del primo.

Il cavaliere errante: 4 *.

È la storia che pone le premesse per le due successive e per quelle che eventualmente Martin scriverà in futuro. Dunk, un giovane cavaliere errante, seppellisce il cavaliere a cui aveva fatto da scudiero fino a pochissimo tempo prima e decide quale sarà il suo futuro. La decisione avrà conseguenze ben più importanti di quelle che lui è in grado di prevedere, con il coinvolgimento di personaggi molto importanti e l’inizio di un percorso che avrà influenze enormi sul futuro dei Sette Regni.

La spada giurata: 4 *.

Sono trascorsi un paio di anni dal racconto precedente, periodo in cui il continente di Westeros ha subito le piaghe di una pestilenza e di una siccità che non accenna a finire. Se i mutamenti per il regno sono stati enormi, a livello più piccolo il legame fra Dunk ed Egg ha avuto modo di consolidarsi, con il cavaliere (ma lo è davvero?) che ha fatto esperienza ed è notevolmente più sicuro di sé. Un regno in pace però non significa che tutti vivano pacificamente con i propri vicini, tanto è vero che Dunk si trova coinvolto proprio in uno di questi piccoli conflitti. I diritti per la proprietà di un torrente, una lady dal pugno di ferro e gli strascichi di una ribellione che aveva insanguinato il regno alcuni anni prima sono gli ingredienti di un’avventura che metterà a dura prova le capacità – non solo con le armi – di ser Duncan l’Alto.

Il cavaliere misterioso: 4 *.

Che a Martin piacciano i tornei è evidente fin da quando ha narrato quello dedicato al Primo cavaliere nel Trono di spade. Un torneo gli consente di narrare lo sfarzo delle corti, anche se in questo caso si tratta di un castello minore, di far interagire personaggi dalle diverse provenienze e di mostrare gesta d’armi, ma anche di sviluppare intrighi sotterranei di vario genere. Come sempre Martin si rivela un maestro nel seminare indizi in dettagli apparentemente insignificanti e nel cercare di perseguire contemporaneamente obiettivi diversi per personaggi diversi all’interno di un’unica trama.

Tre storie, tre racconti in cui la trama portante è all’insegna dell’avventura e mostra le difficoltà di una vita nella quale bisogna lottare per conquistare qualsiasi cosa, ma nelle quali è possibile vedere alcune trame più vaste di quel mondo ricco e complesso che ha donato notorietà a George R.R. Martin.