Si possono narrare storie bellissime anche senza usare una sola parola. È quanto fa Aaron Becker in Viaggio, primo albo illustrato di una trilogia di cui negli Stati Uniti è già disponibile il seguito, Quest.

Privo di parole, Viaggio parla tantissimo grazie alla penna e al pennello di un artista che ha alle spalle collaborazioni con gli studi cinematografici di Disney e Pixar. La protagonista è una bambina grigia che vive in un mondo grigio. Il colore usato da Becker per la verità è più un ocra scuro, ma l’atmosfera in cui è immersa la bambina è grigia. La città con le sue vie, i genitori e la sorella troppo impegnati nelle loro occupazioni per darle retta, la sua stessa cameretta, tutti trasmettono la stessa sensazione di grigia piattezza. Fanno eccezione, unico tocco di colore, il rosso di un monopattino, di un aquilone e di una palla che non riescono a farla evadere da una realtà soffocante. Ciò che riesce a compiere la magia è un pennarello rosso, con il quale la protagonista riesce ad aprirsi la porta in un mondo di colori.

Il passaggio dalla realtà alla fantasia è reso subito evidente dall’uso dei colori che entrano a far parte del libro e che variano con il progredire della storia. La protagonista entra in un mondo incantato dominato da paesaggi capaci di togliere il fiato, che siano un’immensa foresta o un’esotica città fortificata percorsa da incredibili vie d’acqua, visti dal basso con lo stupore di chi scopre una realtà insospettabile ed enorme o a volo d’uccello mentre prova il brivido della scoperta. Il pennarello rosso diventa il canale attraverso il quale la bambina dona concretezza ai suoi sogni e influenza la realtà. Il fatto però di potersi muovere con libertà non le impedisce di osservare con occhi curiosi quel che la circonda e d’intervenire rischiando in prima persona per aiutare chi è più debole di lei. La sua generosità e il suo coraggio non rimarranno fini a sé stessi ma costituiranno lo spunto per una svolta importante nel percorso del suo viaggio.

Una tavola di Viaggio di Aaron Becker
Una tavola di Viaggio di Aaron Becker
Le tavole di Becker coprono tutta la pagina, a volte le due pagine affiancate. A volte l’artista si sofferma su una sequenza di azioni, più spesso mostra un ampio paesaggio nel quale si muovono la piccola protagonista e le persone che interagiscono con lei. Le figure umane sono tratteggiate in modo molto semplice, la mimica è efficace ma non è mai l’elemento più importante della scena, come non lo è la caratterizzazione dei visi. Le espressioni sono quasi sempre invisibili. Quelli che invece dominano le pagine sono i grandiosi paesaggi con le loro esplosioni di colori, ai quali sono accostati con un efficacissimo gioco di contrasto i disegni monocromi legati ai sentimenti più tristi.

La storia, narrata con delicatezza, parla di sentimenti, della noia che può essere vinta grazie all’immaginazione, della meraviglia, ma mostra anche la vanità e la crudeltà che caratterizzano alcune persone e la necessità di affrontarle con coraggio. Parla di scelte e delle ricchezze che possono donare i rapporti con gli altri e si chiude con la proposta di una nuova sfida, che il lettore potrà sognare lungo le pagine di Quest.

Teoricamente Viaggio è un libro per bambini. Dato che non ci sono parole chiunque è in grado di leggerlo, ma quello che dicono queste immagini va al di là della storia per bambini, anche se divertente e istruttiva. Con una strana alchimia Becker riesce a far riflettere anche gli adulti all’interno di un libro che è pura poesia.