Hollywood non aveva mai osato tanto. Non con un soggetto fantasy.

Forse è per questo che del kolossal in arrivo sugli schermi nel 2010, sino ad ora, erano trapelate solo sporadiche indiscrezioni, del tutto ignorate.

Ed è forse per questo che il segreto di un simile progetto ha incredibilmente retto fino al momento in cui le riprese sono iniziate, poche settimane fa.

Stiamo parlando di The Steel Remains, il film evento che segnerà l’apoteosi dell’heroic fantasy al cinema. Un avvenimento che attendiamo non solo con vivace curiosità, ma addirittura con profonda fiducia rispetto a ciò che promette. Ci crediamo per tante, ottime, ragioni.

Vogliamo svelarle alcune?

Partiamo, innanzitutto, dal soggetto che (apparentemente e ingannevolmente) non parrebbe di grande originalità.

L’esercito di Ambra è stato sconfitto dall’Alleanza. Un massacro, con pochi prigionieri superstiti. La folle bravata “eroica” del monarca di Amber, Sprague detto il Barbarossa, ha portato alla morte gli uomini di un’intera nazione che si è rifiutata di cedere al nemico, ma che ha creduto di poterlo fermare in campo aperto.

Le orde dell’Alleanza, unite sotto la guida egemonica di Ermione, la Regina Bastarda, ora sono pronte a invadere Amber. Ma per farlo, costrette ad evitare il transito sui territori di due nazioni potenzialmente antagoniste, ma non ancora schierate, bisogna abbattere l’ultimo ostacolo: la fortezza di Delnoch.

Sulla mura secolari di Delnoch, già intrise di leggenda e ora ultimo baluardo, saranno i “vecchi” guerrieri a riprendere le armi, per difendere donne e bambini. Figlie, nuore e nipoti. Per dare un futuro “libero” ad Amber e al suo popolo.

L’assedio di Delnoch consegnerà alla storia il sacrificio dei più grandi eroi di Amber.

Se, da bravi appassionati di fantasy, avete riconosciuto alcuni nomi, non gridate al plagio. Il film che, a detta degli sceneggiatori e del regista, si propone dichiaratamente e orgogliosamente come un omaggio al genere, in particolare nella sua espressione più eroica e a bassa gradazione magica, sarà “anche” fortemente citazionista, tra nomi, ambientazioni e scene.

Il soggetto originale è stato firmato da Ervin R. R. Anderson,un giovane e misconosciuto sceneggiatore, appassionato di narrativa FY, alle prime armi ma di grande potenziale, che si dice abbia avuto l’occasione di proporlo a Sylvester Stallone, dopo aver pagato l’iniziale indifferenza di un paio di majors. Nello scriverlo, infatti, Anderson sviluppava un sogno che covava sin da ragazzo: vedere sullo schermo, riuniti tutti assieme, alcuni dei suoi “eroi” giovanili, protagonisti del cinema di avventura, di azione e di arti marziali, sia film ad alto bugdet che di cosidetti B-movie. Anderson avrebbe voluto gustarseli in un’opera corale e drammatica, che li vedesse impegnati fianco a fianco.

Ebbene, con ostinazione, assertività e... fortuna, c’è riuscito.

Volete conoscere i nomi degli attori che impersoneranno gli Eroi di Delnoch? Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Chuck Norris, Jean Claude Van Damme, Steven Seagal, Chow Yun Fat, Michelle Yeoh e Jean Reno.

Ma attenti anche alle schiere dei kattivoni di turno, assai più giovani dei difensori. Gli attori che si sono prestati, a volte con sorprendente rovesciamento di ruoli rispetto alle parti che sono soliti ad interpretare, a caricarsi dell’onere di impersonare i grandi antagonisti sono:

- Emma Watson, nel ruolo di Ermione, la giovane Regina Bastarda;

- Daniel Radcliffe (yes, proprio lui, Harry Potter!), nel ruolo di Severian, il Profeta, ispiratore del fanatismo religioso e delle smanie di conquista di Ermione, legato a lei da un rapporto sadomaso;

Jason Statham interpreta Rake, un condottiero impavido, ma senza pietà, che si fa porta letteralmente dietro la sua sete di vendette: in un carro sacro aggregato alla sua armata, infatti, trasporta la lapide che ha tolto dalla tomba della moglie, stuprata e uccisa da soldataglia amberiana fuori controllo; citerà se stesso (da “Death Race”) quando ad un certo punto ordinerà al suo scudiero: “Sgancia la lapide”.

- Brendan Fraser, un principe amorale e lussurioso, arciere letale;

- Lucy Liu e Jet Li, sicari dell’Ordine degli Assassini in Nero, ispirati un po’ ai ninja, un po’ al mitico Assassin’s Creed per PS3;

- e infine ancora Viggo Mortesen, nei panni del vile e crudele Fedor, Re di Shea.

Altri attori previsti dal casting: il thailandese Tony Yaa e... notiziona da confermare, Angelina Jolie nel ruolo di una vedova di guerra, madre di sette bambini, figlia di uno dei difensori di Delnoch.

La sceneggiatura originale di Anderson è stata parzialmente rivista da John Milius, già regista di film di forte afflato epico (Un mercoledì da leoni, Il vento e il leone, Conan il barbaro, Addio al re) oltre che di pellicole quantomeno “discutibili” (Alba rossa, su tutte...).

Per quanto riguarda la regia, ha accettato di raccogliere il guanto di quest’improba ma già leggendaria sfida cinematografica un maestro dell’action che si è cimentato in passato anche con un genere affine al fantasy occidentale: il wuxiapian cinese. Stiamo parlando di John Woo (The Killer, Face off, Windtalkers, MI3). Una scelta perfetta, ineccepibile. Siamo certi che Woo saprà tenere in bilico una storia fortemente drammatica ed epica, ricca di pathos, sudore e sangue, con quel pizzico di necessaria auto-ironia con cui gli attori coinvolti, in qualche modo, reinventeranno se stessi e alcuni stereotipi da loro interpretati in tanti anni di carriera.

Vari critici hanno già iniziato a rumoreggiare sul presunto maschilismo del film, sulla possibile contrapposizione vecchi-giovani come metafora dello scontro generazionale, sul messaggio fascista per l’esaltazione dell’eroe da parte di alcuni e da parte di altri sulla denuncia di sinistra per le critiche alla vanità della guerra, alla sua barbarie, e via discorrendo... Il tutto sulla scorta di deduzioni, piuttosto che di fatti, stante la scarsità di informazioni fornite. E’ stata criticata anche la scelta di celebrare in qualche modo i protagonisti di un cinema smaccatamente di genere, che spesso non ha intenzioni differenti dal divertimento, pur anche violento: veri professionisti dell’evasività, votati alla genuina, fosse anche banale, fruibilità da parte dello spettatore non esigente.

Molti critici si sono poi sollevati sdegnati alla notizia della clamorosa assenza di una delle icone del cinema anni '80, Dolph Ludgren, del quale non si può non ricordare i memorabili exploti in Rocky IV ("Ti spiezzo in due") e nel capolavoro di SF-Fantasy The Masters of Universe.

Qualcuno ancora denigra il progetto chiamandolo I Magnifici Sette in salsa fantasy.

Sbaglia.

Tra i frammenti di notizie, possiamo aggiungere ancora qualcosa.

- Arnold Schwarzenegger, che da Governatore della California aveva dichiarato che non avrebbe mai più fatto l’attore, non ha potuto esimersi di tornare eccezionalmente in campo per questa indimenticabile, rivestendo gli stessi panni d’esordio del Cimmero Conan, per quanto nel film reciti come l’ennesimo classico Guerriero Senza Nome & Senza Passato, che si aggregherà per motivi suoi alla difesa di Delnoch.

- Chuck Norris interpreta Solomon, un ex capitano dell’esercito di Amber. Si sacrificherà per liberare i superstiti dell’esercito di Amber da un campo di prigionia dell’Alleanza.

- Si sa per sicuro che Jean Claude van Damme affronterà Jet Li. E voleranno calci rotanti a iosa!

- Circola invece lo spezzone che prelude alla scena in cui Steven Seagal, nella parte di Elric, il mercenario, affronterà la sua ultima battaglia. La sua ormai imbolsita, ma comunque granitica, figura, ammantata di cuoio nero, emergerà da uno stormo di corvi che si leverà improvvisamente in volo (evidentemente, John Woo stavolta ha sostituito il bianco delle sue colombe). Vedremo Seagal sciogliere finalmente il laccio dei suoi capelli (grigio naturali, in questo film), sfilare dai foderi dorsali due lame ricurve ed opporsi al passaggio obbligato dei nemici su un ponte di Delnoch.

Il titolo originale, The Steel Remains, non dovrebbe invece avere niente a che vedere con l’omonimo romanzo di R. K. Morgan (non ancora tradotto in Italia ), farebbe bensì riferimento all’epilogo previsto dalla sceneggiatura.

Non si sa a quale dei difensori di Delnoch tocchi l’onore della battuta finale (anche se pare che la scelta, per non fa torto a nessuno degli americani, sia caduta sull’europeo Reno). Gira però per il web uno stralcio, non accreditato, dell’epilogo. Non sappiamo quanto sia inventato di sana pianta, ma ci piaceva. Eccolo, sommariamente tradotto.

(Primo piano sulla lacrima del piccolo Druss, che scava nella polvere della guancia, ripulendola. Stacco. La mano sanguinante di Ectoras, con i particolari delle ferite e della vecchiaia, intrecciata a quella del bambino, entrambe sull’elsa della spada.)

- Nonno, tu non devi morire. Tu sei un Eroe. Non puoi... Resta con me!

  (La voce del bambino nasce come gemito, termina come urlo.)

(Ectoras sorride, nonostante la ferita che gli deturpa il volto e i denti spezzati il suo volto riesce ad esprimere serenità. E un profondo affetto.) - Cazzate. Gli eroi sono uomini. Cibo per vermi, tutti. – (respiro profondo, finale; colpo di tosse, sbuffo di sangue che spruzza sulla lama) - Gli eroi crepano, l’acciaio resta. Ti auguro di non averne bisogno, Druss...

Allora, cari lettori, siete pronti godervi la proiezione?

Nota della redazione: trattasi di scherzo d'aprile. Speriamo che abbia fatto ridere voi come ha divertito noi prepararlo.