Quasi quattro anni fa Robert Jordan pubblicava Knife of Dreams, l’undicesimo e – secondo le sue intenzioni – penultimo romanzo della monumentale saga La Ruota del Tempo. Come è ormai noto, però, Robert non sarebbe riuscito a terminare la sua opera: la scoperta della malattia e la morte sarebbero sopraggiunte nel giro di due anni.

La Ruota tesse e la Ruota disfa, avrebbe detto lo stesso Jordan. La storia non è ancora terminata, e molto deve ancora essere detto.

Così Jason Denzel, curatore del sito dragonmount.com, introduce la sua recensione a The Gathering Storm dodicesimo – e terz’ultimo – volume.

Molte cose sono accadute in questi anni, dalla scelta di Brandon Sanderson per completare la storia alla decisione di suddividere A Memory of Light in tre tomi diversi, con la conseguenza di dovergli donare nuovi titoli.

E anche se nel corso dei quasi vent’anni trascorsi dal momento della prima pubblicazione di L’Occhio del Mondo l’attesa dei lettori per le opere successive non ha fatto che crescere, la curiosità riguardo a questo volume ha raggiunto livelli difficilmente prevedibili.

Per tutti, la domanda è se il nuovo romanzo sarà all’altezza della serie.

Secondo Denzel la risposta è sì. E nel commento alla recensione – che non riportiamo perché contiene non solo piccoli spoiler del romanzo che sarà pubblicato in inglese in autunno ma anche altri, più grossi, di Knife of Dreams, ancora inedito in italiano – spiega perché.

A suo giudizio The Gathering Storm è uno dei più intensi e appassionanti volumi dell’intera serie. E questo non lo scrive a caldo, subito dopo aver terminato la lettura, ma a mente fredda, perché ha intenzionalmente lasciato trascorrere un po’ di tempo prima di mettersi a scrivere proprio per riuscire ad analizzare il romanzo nel modo più lucido possibile.

Nonostante ciò, il volume si colloca nella sua personale top 4, insieme a L’ascesa dell’ombra, I fuochi del cielo e La grande caccia. E, come già aveva affermato Sanderson, il romanzo è assimilabile alla serie compresa fra il quarto e il sesto volume.

Il secondo dubbio, lievemente meno importante ma comunque molto vivo nella mente dei lettori, è se la prosa sia simile a quella di Jordan, e se la storia sia stata narrata con la stessa “voce”.

Anche in questo caso, la risposta è affermativa. Lo stile è molto simile a quello dei romanzi precedenti, anche se Sanderson ha ripetutamente affermato che non avrebbe cercato di imitare il suo predecessore perché il risultato non avrebbe potuto essere altro che una parodia.

Ciò che ha fatto è stato calarsi completamente nel mondo della Ruota attraverso tutti gli scritti di Jordan per diventarne il narratore. Solo in un paio di occasioni Denzel ha avuto l’impressione di leggere una scena creata interamente dall’immaginazione di Sanderson, così come qualche nome gli è sembrato più adatto ai personaggi della serie di Mistborn che a quelli della Ruota del Tempo.

E alcuni personaggi non sono esattamente come se li era immaginati. La cosa strana, però, è che un’altra persona, di cui Denzel non fa il nome pur affermando che è strettamente legata al progetto, trovava lievemente “fuori ruolo” personaggi che a lui apparivano perfetti, mentre giudicava ottimamente delineati quelli che non lo convincevano completamente. Così, prosegue, non importa ciò che lui può dire perché ogni lettore si porta dietro la propria esperienza e ha la propria visione dei personaggi.

Il fatto per lui più evidente è che Sanderson, fan della serie ancor prima di divenire uno scrittore, ha messo il suo cuore nel romanzo. Brandon sa cosa i fan amano e cosa non amano, e ha realizzato una storia che segue perfettamente le orme lasciate da Robert.

Denzel è consapevole che la conclusione della serie avrebbe avuto un altro suono se Jordan fosse stato ancora vivo, e forse, dice, la sua morte può essere definita come “una ferita che non può essere guarita”. Però, già dopo aver letto pochi capitoli si era sentito rassicurato.

Secondo Denzel Sanderson, che già conosceva il mondo e i suoi personaggi, e che li ha approfonditi con una gran quantità di ricerche, ha fatto il miglior lavoro possibile.

Ogni dubbio sui differenti stili, sospetta, cadrà nel momento in cui il lettore leggerà l’ormai familiare inizio del primo capitolo, con il vento che si alza. Torneranno personaggi notissimi, e una volta di più ci si troverà immersi nelle lotte e nelle avventure di questa grande saga.

The Gathering Storm – afferma – merita di affiancare gli undici volumi precedenti. Robert Jordan e Brandon Sanderson hanno realizzato un’opera che ricorderà al lettore perché si è innamorato di questa serie. E anche se sappiamo che le parole sono state scelte da Sanderson, questa è certamente un’opera di Jordan, e forse una delle migliori.