Nel 2008 aveva affermato di essersi reso conto di aver sommerso gli Stark sotto problemi troppo grossi perché potessero risolverli da soli. Così aveva deciso di seguire le strade già tracciate da Stephen King, Isaac Asimov e Robert A. Heinlein quando avevano unito le loro serie per realizzare un’unica, grandiosa opera. Se loro avevano già percorso quella strada, perché lui avrebbe dovuto limitarsi a far agire solo una parte dei suoi protagonisti? E così Popinjay, Jetboy, la Grande e potente Tartaruga e tutti gli altri personaggi delle Wild Cards sarebbero accorsi ad aiutare gli esseri umani nella loro lotta contro gli Estranei e a risolvere gli innumerevoli problemi dei Sette Regni.

Nel 2009 aveva scritto che, viste le difficoltà incontrate nel completare A Dance with Dragons, aveva deciso di chiedere l’aiuto del suo grande amico Howard Waldrop, con il quale aveva già collaborato nel realizzare diversi volumi della serie Wild Cards. Insieme a lui, scriveva, tutti i problemi del nuovo romanzo sarebbero stati risolti nel giro di uno o due mesi.

Lo scorso anno non aveva fatto alcuno scherzo, ma quest’anno George R.R. Martin, probabilmente sollevato dal fatto di aver quasi ultimato il quinto volume delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, ha ripreso a scherzare.

Visto che il romanzo sta diventando sempre più voluminoso, ha scritto, la sua casa editrice, Bantam Spectra, ha deciso di pubblicarlo sotto forma di cinque agili novelle invece che di un unico, enorme tomo. A suo dire l’editore lo aveva avvisato di non esagerare con la lunghezza, ma visto che lui ha comunque sforato dalla dimensione massima di oltre un centinaio di pagine, e che sta ancora scrivendo, in Bantam hanno optato per la soluzione delle novelle, riuscendo così anche a sfruttare le copertine che nel corso degli anni hanno commissionato e pagato.

Invece di limitarsi a un taglio secco dopo un certo numero di pagine la casa editrice avrebbe preferito pubblicare le avventure dei singoli punti di vista in volumi diversi. Questi avrebbero dovuto essere i titoli dei vari testi:

A Dance with Dragons: Daenerys;

A Dance with Dragons:Jon Snow;

A Dance with Dragons: Tyrion;

A Dance with Dragons: tutti gli altri;

A Dance with Dragons: il nodo di Meereen.

“Se questo formato dovesse rivelarsi popolare come speriamo”, avrebbero affermato alla Bantam, “ripubblicheremo anche i vecchi volumi suddividendoli per punti di vista. Dato che i romanzi di Martin in realtà sono composti da sette o otto romanzi legati insieme, non c’è alcun motivo per cui debbano essere pubblicati in un unico volume. Così ogni personaggio avrebbe il suo momento sotto al sole, e i lettori potrebbero leggere solo ciò che preferiscono, ignorando i punti di vista che trovano noiosi.”

Un’altra malsana idea sarebbe stata quella di pubblicare ogni singolo capitolo dei prossimi romanzi come volume autonomo, a distanza di un mese l’uno dall’altro. “Anche George R.R. Martin dovrebbe essere in grado di scrivere un capitolo al mese” si legge sul blog “e se noi li pubblichiamo man mano che li scrive forse riusciremo a impedirgli di tornare indietro e riscriverli così tante volte. Se la pubblicazione a puntate è andata bene per Charles Dickens dovrebbe essere abbastanza buona anche per Martin, e ci toglierebbe di dosso tutti quei fan delle Cronache del ghiaccio e del fuoco impazienti di leggere il seguito”.

Martin si è divertito, e certamente non è stato il solo. Ma a che punto si trova davvero il romanzo? Il 27 marzo il manoscritto ha superato le 1600 pagine con due brevi capitoli giunti alla loro versione definitiva. Il 12 marzo il manoscritto (le versioni stampate hanno sempre una lunghezza diversa) aveva superato la lunghezza di quello di A Storm of Swords di una trentina di pagine, e lui affermava di odiare draghi, piovre e scimmioni. Per avere un’idea delle dimensioni dei volumi riporto il numero delle pagine di ogni romanzo nell’edizione hardcover, seguita dal numero di pagine dell’edizione rilegata italiana. In questo caso conteggio gli appendici una volta sola visto che se i vari romanzi fossero stati pubblicati così come li aveva concepiti lo scrittore l’appendice sarebbe comparso una sola volta per ogni opera.

A Game of Thrones, 704 pagine (Il trono di spade e Il grande inverno 863 pagine);

A Clash of Kings, 768 pagine (Il regno dei lupi e La regina dei draghi 993 pagine);

A Storm of Swords, 992 pagine (Tempesta di spade, I fiumi della guerra e Il portale delle tenebre 1212 pagine);

A Feast for Crows, 784 pagine (Il dominio della regina e L’ombra della profezia 888 pagine);

A Dance with Dragons, lunghezza ipotizzata all’inizio di marzo 1008 pagine.

Secondo Anne Groell, editor di Martin, questo è il miglior romanzo mai scritto da George. Il suo è un parere interessato, non c’è dubbio, ma forse l’affermazione non è solo una trovata pubblicitaria. La quarta di copertina parla chiaro e nomina espressamente tutta una serie di personaggi assenti nel volume precedente ma molto amati dai fan.

Dopo le colossali battaglie cui abbiamo assistito Daenerys con i suoi tre draghi domina su una città costruita con polvere e sangue. Ma la giovane regina ha molti nemici, e molte figure la stanno cercando con differenti obiettivi. In viaggio c’è anche Tyrion Lannister, sulla cui testa pende una taglia e fra i cui alleati si cela qualcuno che potrebbe cambiare il destino di Daenerys per sempre.

Contemporaneamente alla Barriera Jon Snow fronteggia la sua sfida più grande, e per lui i problemi non vengono da un solo posto.

Da ogni angolo della terra aspri conflitti si infiammano nuovamente, crudeli tradimenti vengono perpetrati e moltissimi personaggi, fuorilegge, sacerdoti, soldati, nobili e schiavi affrontano problemi apparentemente insormontabili. Alcuni di loro cadranno, altri cresceranno proprio a causa delle difficoltà che dovranno affrontare. Ma in un tempo di crescenti irrequietezza le maree del destino e della politica condurranno inevitabilmente alla danza più grande.