Ci risiamo. Accadde già per Nemo, con la corsa all'acquisto dei pesci pagliaccio poi abbandonati nello scarico. Una pratica superficiale che rivelò il completo fraintendimento del film, il cui messaggio, semmai, invitava a lasciare i pesci liberi in mare e non a rinchiuderli in un acquario.

Adesso è Harry Potter a mettere involontariamente a repentaglio una specie animale. Sembra infatti che in Gran Bretagna si sia registrato un aumento della richiesta di gufi e civette come animali da compagnia, in un tentativo di emulazione del celebre maghetto, proprietario della bellissima civetta Edvige. Per 30 o 40 sterline, infatti, i bambini possono avere la loro bestiola e sentirsi, così, un po' più vicini agli allievi di Hogwarts.

I gufi e le civette, che possono essere facilmente allevati in cattività, hanno però un aspettativa di vita che può giungere anche a 30 anni e questo li pone a serio rischio di abbandono. Infatti, quando le persone adottano un animale motivate solo dalla moda o dall'onda emozionale del momento, raramente si assumono, purtroppo, la responsabilità della bestiola fino alla morte della stessa. Gli esempi di abbandono di animali molto più comuni rispetto a questi volatili, come cani e gatti, costuiscono già una tristissima e vergognosa (oltre che illegale) pagina di cronaca sotto gli occhi di tutti. Non stupisce dunque che animalisti ed esperti di fauna selvatica britannici abbiano già lanciato un grido di allarme.

Per ora, il fenomeno sembra circoscritto al Regno Unito e si spera vivamente che, oltre a poter regredire al più presto nella madrepatria del maghetto, non si estenda anche da noi. Ovviamente, è compito dei genitori diventare un po' più responsabili e spiegare ai bambini che gli animali non sono peluches animati da chiudere in un armadio quando non costituiscono più una novità. Sta ai genitori far capire ai bambini che un animale è un atto d'amore impegnativo che deve durare per tutta la vita della bestiola e che, dunque, la sua adozione va valutata molto, molto attentamente. E spetta ai genitori imporsi con un categorico 'no' quando questo requisito manca.