Dopo i fatti di Londra, Deckard Shaw, il fratello di Owen ridotto in fin di vita da Dominic Toretto e dalla sua crew, cerca vendetta. Per prima cosa uccide Han a Tokyo, poi si scatena sui ragazzi di Los Angeles, piazzando una bomba davanti alla casa di Dominic che si salva per miracolo. Nel frattempo si mette di mezzo anche la CIA che chiede alla banda di recuperare Ramsey, un famoso hacker rapito da dei terroristi perché ha creato un sistema di controllo chiamato l’Occhio di Dio. Usando simultaneamente tutte le telecamere del pianeta, questo programma è in grado di individuare istantaneamente chiunque. In cambio del recupero, il governo promette di aiutare Dominic a rintracciare Shaw per chiudere definitivamente la partita.

L’ormai lunga serie di Fast & Furious è un fenomeno che andrebbe analizzato da più punti di vista come fanno le telecamere del software Occhio di Dio. Iniziato nel 2001, il primo capitolo della saga non era altro che l’ennesimo action movie, la cui idea di fondo era mettere insieme con un ritmo serrato azione e motori. Negli stessi anni uscivano anche xXx, The Transporter, Bad Boy, etc, tutti film con un loro franchise, nati più o meno con le stesse premesse ma esauritisi in un paio di capitoli. Fast & Furious invece è riuscito ad andare ben oltre il proprio brand, inserendo, con l’andare degli anni, un team di attori ben riconoscibili nel mondo dell’action. Primo fra tutti Vin Diesel, il padre/fratello maggiore della banda, affiancato nel 2011 da The Rock che, ai tempi di Fast & Furious 5, era l’antagonista dell’eroe. Ed è qui che per la prima volta non sono tanto le corse in macchina a interessare lo spettatore, quanto vedere chi tra Vin Diesel e The Rock vincerà la partita. Esattamente come succedeva per i crossover degli anni ’60 del tipo King Kong vs Godzilla, i due attori portano sulle proprie spalle tutti i ruoli interpretati in carriera. Così non vediamo Toretto/Diesel contro Hobbs/The Rock ma, per Riddick vs il Re Scorpione. Il medesimo meccanismo è stato di recente riproposto da Stallone con la serie I Mercenari (e non a caso anche qui tra i protagonisti c’è Jason Statham), dove le vecchie glorie del cinema anni ’80 sono ormai diventate icone viventi dei loro mitici personaggi. Questo sistema funziona alla perfezione anche in Fast & Furious 7, dove si paga il biglietto non solo per vedere a un action movie ma per assistere al mach tra The Rock vs Jason Statham, Paul Walker vs Tony Jaa, Michelle Rodriguez vs Ronda Rousey e Jason Statham vs Vin Diesel. Naturalmente non mancano scene baraccone come le corsa tra un grattacielo e l’altro a Dubai, o il lancio in macchina fornita di paracadute, ed è anche ben gestita la regia di James Wan che ha l’idea di far ruzzolare la telecamera insieme agli attori mentre combattono.

Fast & Furious ha insomma dimostrato di essere prima di tutto un perfetto team di lavoro, e non è un caso che la morte in corso di lavorazione di Paul Walker abbia influenzato profondamente la trama al di là degli evidenti problemi nel terminare la lavorazione senza uno dei protagonisti. La scena finale davvero commovente in cui Vin Diesel saluta il suo amico, che nella funzione scenica lascia la squadra per dedicarsi alla famiglia, è un omaggio sentito da chi per tanti anni non ha solo fatto parte di un meccanismo produttivo.