Dalla Salani arriva Gli abitatori delle tenebre (Stallo, 2012) di Stefan Spjut.

Il racconto si svolge in Svezia e parte dall’estate del 1978 quando una donna, Mona Brodin, con suo figlio Magnus si reca in vacanza in una casetta che si trova in una radura, vicino a un laghetto e circondata da una fittissima boscaglia. Dopo pochi giorni il ragazzino dice alla madre di aver notato una bestia strana, la donna non da peso al suo racconto però dopo pochissimo tempo il piccolo scompare. La madre dichiara alla polizia che era stato un uomo (o bestia) enorme che lo aveva portato via. Vengono trovate delle impronte, ma la polizia non le crede sia per il racconto confuso e sia perché la donna faceva uso di ansiolitici. In ogni caso il ragazzo non venne mai trovato.

Dopo circa dieci anni un fotografo naturalista, alla guida del suo piccolo aereo, fotografa per caso una piccola e strana creatura (indubbiamente umana o semiumana) a cavallo della schiena di un orso. Il fotografo aveva pensato che quella creatura fosse un troll ma poi non ci furono altri avvistamenti del genere. Però sua nipote, Susso, era rimasta sempre affascinata da quella foto e dalla possibilità che nei boschi svedesi si celassero creature tipo troll, alcune piccole e altre gigantesche e per saperne di più gestiva un sito web appositamente dedicato per provare l’esistenza di queste o altre mitiche creature.

Un giorno Susso viene contattata da una vecchia donna che sostiene di aver visto un piccolo “uomo” che guardava lei mentre  era in casa, la vecchia non è preoccupata per se stessa, quanto per suo nipote che spesso le viene affidato da suo figlio.

Susso con il permesso della donna monta sul tetto una macchina fotografica e con questa riesce ad avere la prova che effettivamente intorno a quella casa si aggirava una strana creatura. Per la ragazza è la prova evidente che nell’entroterra svedese vivono creature di cui non si sa nulla, circolando solo voci e leggende. Nel contempo il nipotino di quella donna scompare…

Ma nel romanzo non si parla solo di Susso, della sorella e della loro madre Gunnar, infatti in una località non ben definita, ma non lontana dai luoghi dove loro vivono, ci sono delle persone che all’interno della loro fattoria hanno prigioniere delle creature, oppure sono loro ad essere prigionieri di queste creature che in alcuni momenti hanno reazioni feroci e pericolose e ogni tanto “vogliono” un bambino. Ma per quale motivo?

Susso con l’aiuto di sua madre e dell’ex fidanzato si lancia alla ricerca del bambino scomparso e le sue indagini la fanno entrare in un mondo fuori dalla nostra realtà. Un mondo fatto di orrori e di esseri nei confronti dei quali gli umani sono indifesi e alla mercè di creature totalmente maligne e violente.

Un brano

Quando il troll si è scagliato su Susso, l'ha stretta fra quelle zampe lunghe e l'ha fatta rotolare sul ghiaccio, io ho strillato. E ho pensato (sempre che si possa definire 'pensare' quel che riuscivo a fare in quel momento): 'Se vuoi ammazzarla, e passare sul mio cadavere'. Già, mi sono messa ad avanzare velocemente verso di loro, fermamente decisa a gettarmi nella zuffa. Se è vero che la paura è come un'ondata, a quel punto si era ormai bell'e abbattuta a riva: badavo soltanto a correre con le mie gambe corte e a gridare con la mia poca voce.

Poi c'è stato lo sparo.

All'inizio si è sentito soltanto uno scoppio leggero, cosi non ho capito subito che cos'era. Ma poi ce n'è stato un secondo, poi un terzo e un quarto, in rapida successione.

Mi ero completamente dimenticata della vecchia rivoltella che c'era nella valigetta di Sven Jerring, tant'è vero che. mentre correvo, ho gridato: «Chi spara? Chi spara?»

C'è stato un attimo di silenzio, sull'abbagliante spianata di ghiaccio. Poi ho visto che quella grossa creatura non si muoveva, si era accasciata. Ho udito altri due spari, ma ormai ero abbastanza vicina da vedere che sulla neve si stavano allungando strisce rosse.

Susso era stesa su un fianco, con l'avambraccio infilato nelle fauci del troll.

Solo che non era più un troll. Era un orso.

La quarta di copertina

Visto dall’interno della casa, il bosco non sembra così spaventoso. Le favole dell’infanzia svaniscono sotto la luce elettrica e nessun essere soprannaturale resiste alla routine della vita quotidiana. Ma il bambino scomparso tanti anni prima in quel bosco e mai più ritrovato è un fatto di fronte al quale ogni scetticismo vacilla. E quando, a distanza di dieci anni, una donna anziana e terrorizzata rivela che qualcosa di mostruoso tiene d’occhio la sua casa e soprattutto il nipotino di quattro anni, la paura si scatena, soffocando ogni logica. Quando viene a saperlo, Susso, giovane creatrice di un blog dedicato al folclore e alla mitologia, si incuriosisce e decide di sorvegliare la casa della donna; ma è troppo tardi, perché il piccolo scompare a sua volta, senza lasciare traccia. Sconvolta, Susso comincia a cercare indizi, ma tutto quello che trova non fa che portarla sempre più lontano dalla realtà di tutti i giorni e sempre più dentro a un mondo minaccioso e inquietante, in cui gli esseri umani vivono indifesi alla mercé di creature violente e maligne. Un orrore evocato piano piano, una normalità che si trasforma in assurdo, una terra prigioniera delle favole che lei stessa ha generato: Stefan Spjut racconta con maestria un viaggio dell’ignoto dove mito e realtà perdono i contorni e l’incubo irrompe nel quotidiano.

L’autore

Stefan Spjut è scrittore, critico e giornalista. Con Gli abitatori delle tenebre, tradotto e venduto in sedici Paesi, si è imposto con forza e originalità, creando un brillante crossover tra romanzo di genere e romanzo letterario.

Stefan Spjut, Gli abitatori delle tenebre (Stallo, 2012)

Traduzione Alessandro Storti

Salani Editore  - Pag. 649 – 18,90 €

ISBN 978-88-6715-277-3