Durante il podcast di Fatman on Batman il presentatore Kevin Smith (autore e regista) stava tenendo fede al titolo dello show commentando spassionatamente la nuova puntata del telefilm Supergirl quando l'accento britannico di David Harewood (interprete di Martian Manhunter) ha aperto una breccia alle memorie d’infanzia.

Smith ha iniziato a canticchiare le strofe iniziali di Portobello Road, celebre canzone che ha fatto da colonna sonora al film Disney Pomi d'ottone e manici di Scopa, il celebre musical fantasy anglo-statunitense del 1971.

Pomi d'ottone e manici di Scopa si può rifare ai giorni odierni, ha subito dopo dichiarato il regista. Quel film può fottutamente funzionare, oggi. In un mondo di cose Disney tipo Il drago invisibile e simili… Hey! Farei un servizietto alla Disney per fare un remake di Pomi d'ottone e manici di Scopa(NdR, la locuzione usata era più volgare).

Kevin Smith ha generato nel suo periodo di massimo fulgore capolavori quali Clerks e Dogma, ma nell'ultimo periodo i suoi lavori non sono riusciti a fare breccia nel panorama internazionale. Gli ultimi lungometraggi di alto profilo sono stati accolti con crescente disprezzo nonostante presenze celebri quali Seth Rogen e Bruce Willis e Smith si ritrova un'altra volta confinato nel mercato delle produzioni indipendenti. Un lavoro per la Disney sicuramente rinnoverebbe le sue possibilità di farsi notare dagli studios hollywoodiani.

Pomi d'ottone e manici di scopa
Pomi d'ottone e manici di scopa

Smith non ha mai nascosto di essere un passionale – ha chiamato sua figlia Harley Quinn in onore dell'omonimo personaggio DC – ed è facile intuire la sua dichiarazione sia dettata anche da un grande fanatismo, ma sarebbe veramente il caso di fare un remake contemporaneo del classico Disney? Pomi d'ottone e manici di Scopa faceva leva sulle atmosfere ben specifiche della seconda guerra mondiale (il 1940 per essere precisi). Non si arrogava certamente di voler lavorare con scenari anni '70, preferendo sfruttare il “trucco” Disney dell'epoca: adoperare periodi storici del passato ben presenti nell'immaginario comune. Questo ha permesso per molti decadi di schivare il rischio che i lungometraggi risultassero datati dopo pochi anni (grande flagello del nuovo intrattenimento con infiniti rimandi “pop”), difficile pensare che questo approccio atemporale possa sposarsi con la nostra era digitale che, anzi, fa leva su basi che risultano obsolete nel giro di poche lune. In attesa della terza guerra mondiale vale piuttosto la pena rivangare il film originale, anche solo per gustarsi una “giovane” Angela Lansbury.