© Nachlass Carl Burckhardt Carl Burckhardt, Firenze, aprile 1922
© Nachlass Carl Burckhardt Carl Burckhardt, Firenze, aprile 1922

Incontrare un autore come Carl Burckhardt non è facile. Ma è un vero peccato che rimanga nell’oblio di ciascuno. Per fortuna fino al 28 ottobre 2018 c’è la possibilità di vedere le sue opere nella splendida sede del Museo Vela a Ligornetto. Curata dalla sensibile direttrice del museo, Gianna A. Mina e dall’archeologo Tomas Lochman, la mostra Echi dall’antichità è una delle tante declinazioni dell’attività museale, la cui finalità è dar lustro a scultori del XIX e XX secolo poco noti al pubblico italiofono e poco considerati dagli addetti ai lavori.

Carl Burckhardt si inserisce in questa categoria come il padre della scultura moderna svizzera, non solo per la sensibilità come critico e curatore di mostre, consapevole di quanto sia fondamentale la luce per una comunicazione efficace dell’opera artistica, ma anche per la sua apertura mentale e volontà di superamento delle forme classiche, anatomiche delle figure. Burckhardt si colloca fra il recupero di una ieraticità antica, mi vengono in mente i Bronzi di Riace, o i dipinti su vasellame greci, e il non finito di Michelangelo, cioè la tensione verso una liberazione dai diktat imposti dal passato, fra la linearità delle figure di Gauguin, penso al dipinto “le due donne tahitiane”, alla semplicità del Cristo giallo, e la passione verso l’arte orientale e africana che a inizio secolo era di ispirazione per tutti gli artisti.

© Kunstmuseum Basel Carl Burckhardt (1878-1923) Danzatore, 1921/22  bronzo, 163,5 x 87 x 62 cm (con il plinto)  Basilea, Kunstmuseum Basel
© Kunstmuseum Basel Carl Burckhardt (1878-1923) Danzatore, 1921/22  bronzo, 163,5 x 87 x 62 cm (con il plinto)  Basilea, Kunstmuseum Basel

Colto, attento ai venti che attraversavano l’Europa, Burckhardt si fa promotore dell’opera di Rodin in Svizzera, emblematiche le statue: Amazzone che conduce un cavallo, La Wiese e il bronzo Danzatore che se da un lato richiama una ricerca di movimento, dall’altra impone una fisicità da cui non si può prescindere. Ecco allora apparire per contrasto e contrappunto Giacometti, che della fisicità fa un nodo centrale della sua poetica.

L’opera di Burckhardt si evolve per sedimentazione, si leggono tutte le influenze che ha subito e interpretato, così come emerge la sua sensibilità sociale. Nonostante la Svizzera sia stata neutrale, era impossibile non sentire le tensioni che si contorcevano attorno al luogo di idillio in cui l’autore si era rifugiato.

La mostra aperta dal 10 giugno 2018 sarà visitabile fino al 28 ottobre. Gli orari del museo sono: giugno-settembre: ma-do 10-18; ottobre 10-17; tutte le domeniche 10-18; lunedì chiuso.

Costo: CHF12/ Ridotto CHF 8.