OGNUNO HA GLI EROI CHE SI MERITA

 

Egli era bello e di regale aspetto

Coraggio e forza avea dentro il petto

Sicché mi onora cantare le sue gesta

Non è fatica ma continua festa

                                  Da “Rannulf il Giusto” di Erial

Ogni bardo che si rispetti canta le gesta di un eroe che si rispetti, l’avete notato? Mentre un bardo da quattro soldi… beh, di lui è già tanto che si conosca l’esistenza!

A ben vedere non è ancora chiaro se sia il bardo a fare dell’eroe un eroe o sia l’eroe a rendere famoso il bardo. Dopotutto credo che sia una concomitanza delle due cose. Di un fatto, però, sono sicura: cantare le gesta di un personaggio come Rannulf il Giusto o quelle della Principessa Torlindal è una vera gioia. I versi escono fuori con facilità. Ti sembra quasi di volare. Rime baciate o alternate? Vengono a te danzando, desiderose di compiacerti.

Scrivere le imprese di un perfetto idiota, invece, non è affatto facile! Ti uccide la poesia, ti azzera l’immaginazione, ti deprime… Anche il migliore arranca. È come dare a un sarto della juta e pretendere che ci faccia l’abito degno di un re. Voglio dire, la juta è juta, pure che la ricami con fili d’argento!

La questione, quindi, è e resta una sola: come si fa a procurarsi un eroe degno di tale nome?

Prima di andare all’Accademia per Bardi di Ponte di Pietra (non mi offendo se non l’avete mai sentita nominare, è davvero un buco schifoso in una città schifosa), credevo che fosse tutta una questione di destino. Il perfetto soggetto per un poema epico cadeva dal cielo, per così dire, tra le braccia del bardo, come il fidanzato ideale. Si guardavano negli occhi, si riconoscevano e iniziavano una vita insieme.

Sveglia, colleghi bardi alle prime armi! I fidanzati ti cadono tra le braccia solo se sono ubriachi, ti chiamano col nome dell’ultima sgualdrina con cui hanno fornicato e non hanno alcuna intenzione di portarsi appresso per tutta la vita una ragazza con penna, calamaio e pergamena nella borsetta. Sì, qualche volta succede che la tua amica di facili costumi adocchi un tale belloccio in una locanda, se lo rigiri per bene e poi si scopra che è il principe ereditario di Vattelappesca e non aspettava altro che lei. Ma questi sono casi eccezionali! È più facile vedere un nano che prende il sole su una spiaggia affollata che inciampare in un eroe così, come se nulla fosse, mentre fai la punta alla tua penna d’oca.

All’Accademia furono molto rigidi su questo punto, facendo ogni sforzo per toglierci le illusioni. Se avessimo sperato nel destino, saremmo rimasti con un palmo di naso. Dovevamo essere attivi e propositivi. Dovevamo fare di noi il bardo che ogni eroe avrebbe desiderato come compagno di avventure.

La cosa mi suonava un po’ come quando mia nonna mi dava consigli per trovare marito (avrete capito che sono una barda, il che non aiuta, vi assicuro!). -Sii docile e sottomessa. Sorridi, ma non troppo, per farlo sentire apprezzato tenendolo sulla corda. Non mostrarti troppo intelligente che si spaventa. Fai vedere un po’ di tette, giusto per stuzzicarlo, ma non fargliele toccare. Però non puoi lasciarlo sempre a bocca asciutta, se no poi non ti lamentare se quelle come Brunilda si accaparrano sempre i migliori. Loro sanno stuzzicarli senza soffocarli. Bisogna cucinarli a fuoco lento, ma con un po’ di spezie e ogni tanto una bella vampata. Hai un cervello? Conquistalo con quello! Mettiti il rossetto, ogni tanto. Ma come ti sei truccata? Sembri una baldracca da taverna!

Potrei andare avanti ore. La nonna aveva la capacità di consigliarmi tutto e il contrario di tutto e la cosa tragica era che, qualsiasi cosa facessi, non riuscivo a raccattare altro che cretini, pervertiti e bugiardi con moglie e dodici figli. Forte di quest’esperienza che i miei compagni di Accademia, tutti maschi, non avevano, decisi dunque di procedere in un altro modo. Innanzi tutto, tratteggiai le caratteristiche dell’eroe ideale basandomi sulle trascrizioni di tutti i poemi epici che trovai in Accademia. Poi feci un elenco di tutti i modi e i luoghi in cui i grandi bardi li avevano incontrati.

Infatti, non confidavo per nulla nel metodo suggerito dai miei maestri. Purtroppo, ero penosamente consapevole che non avrei cavato un ragno dal buco facendo leva sulle mie doti di bardo. Conoscevo fin troppo bene i miei difetti, che i miei maestri mi urlavano dietro da sempre. Volete saperli?

Primo ho la voce di una cornacchia e non riesco a suonare nemmeno il campanaccio di una vacca. -E vorresti fare il bardo? – , mi chiederete. Ah, cari lettori, non sapete quante volte mi è stata rivolta quest’aspra critica, ma vedete io ho una teoria: il tempo delle ballate accompagnate da cetra e cembali è finito! Ora stiamo entrando in una nuova epoca, quella della prosa, in cui non sarà più necessario partecipare a banchetti o passare ore nelle sale comuni di taverne fumose per ascoltare un bardo che canta le gesta di questo e di quello. No, ognuno avrà il suo tomo da leggere prima di addormentarsi, in santa pace. Follia? Forse, ma tra le mie caratteristiche negative c’è anche una certa caparbietà nel sostenere tesi rivoluzionarie strampalate.

Secondo importantissimo difetto ai fini della mia cerca dell’eroe è il fatto che non ho entrature a corte, non sono la figlia di un famoso bardo e la cosa più vicina a un eroe che abbia mai visto è Messer Ponzio quando prese a pedate un ladro di galline che aveva cercato di sottrargli il suo galletto preferito. Non so se mi spiego!

Infine, come ho già detto, sono femmina. E non c’è modo di passare per maschio, vi assicuro. Non per incensarmi, ma sono piuttosto belloccia, i miei lunghi capelli neri sono lucidi e setosi, i miei occhi sono di un bel blu nontiscordardime e ho un fisico niente male. Ma queste sono caratteristiche adatte tutt’al più a farsi portare a letto da un eroe, non a convincerlo che potrei scrivere le sue gesta (salvo che non si tratti delle sue gesta amatorie, di cui mi darebbe volentieri ripetute prove).

Ma cominciamo con la lista delle tipologie di eroe.

Principe coraggioso: Questo eroe è piuttosto inaccessibile per una come me, perché vive a corte, circondato da ogni comodità, allenandosi ogni giorno con la spada e con il suo prode destriero, e imparando le arti. In pratica, ce l’ha nel sangue. Aspetta solo l’occasione buona per mostrare il suo valore. Anche se dovesse fermarsi a Ponte di Pietra per fare cambiare un ferro al suo cavallo, già avrebbe un codazzo di bardi famosi al seguito.

Il principe perduto: Questa tipologia è teoricamente più accessibile. Si divide in genere in due sottocategorie: il giovane di indiscussa nobiltà e valore costretto a pascolare le pecore e il ragazzotto apparentemente sfigato costretto a pascolare le pecore. La differenza sta nel fatto che il primo ha scritto in fronte: “Sono un principe”, il secondo invece non si distingue da qualsiasi pastorello ignorante e puzzone. Per trovare il primo tipo ci vuole una gran fortuna, per il secondo ci vuole un intuito degno di un mago. La possibilità di errore è infatti altissima. Il più delle volte i pastorelli puzzoni sono pastorelli puzzoni, punto e basta. Non ci sono uova di drago ad attenderli dietro l’angolo e non brandiranno mai una spada contro il Signore del Male. Investire energie e tempo su uno di loro può rivelarsi molto rischioso.

L’eroe potenziale: Questo somiglia molto al principe perduto, con la differenza che non ha sangue regale, è nato davvero dalla notte di sesso occasionale tra un venditore ambulante di pentole e la figlia del fornaio. Tuttavia, per qualche strana alchimia, ha la stoffa dell’eroe. I rischi connessi sono i medesimi che si riscontrano quando cerchi un principe perduto dall’aria sfigata. Tuttavia, ho notato che questa tipologia è amatissima dal pubblico, forse perché permette di sognare. Che sia io il prossimo eroe potenziale? Certo, come no, e gli elfi hanno le orecchie tonde!

Il debosciato pentito: Questo qui è davvero tosto! Si tratta generalmente di un figlio bastardo e amareggiato, di un soldato deluso e ferito o di un disertore semplicemente stufo di ubbidire a ordini idioti mangiando gallette muffite. Passa la vita tra la taverna e il bordello. Alza il gomito, fuma erba pipa a ogni ora e ti palpeggia nelle locande. A volte fa il mercenario. In genere alla fine si redime, tira fuori le sue buone qualità, sconfigge il Male e poi torna a farsi una pinta al Maiale Ingozzato, con una servetta sulle ginocchia. Ammetto che il debosciato pentito ha un suo fascino, ma per una barda di bell’aspetto è un rischio troppo grosso.

Il ladro: C’è tutta una letteratura epica sui ladri. Il ladro può essere un principe perduto, un eroe potenziale o un debosciato che si paga il sidro e le prostitute con furtarelli vari. Fatto sta che è simpatico e ha la faccia da schiaffi. Lo sconsiglio perché rischiate di trovarvi con la scarsella alleggerita e senza un eroe di cui cantare le gesta. Avendo bazzicato la periferia di Ponte di Pietra, vi assicuro che i ladri-eroi sono sopravvalutati.

La principessina ribelle: Si tratta in genere di una ragazza viziata che invece di godersi la ricchezza, le trine e i bei principi che le fanno la corte, tira con l’arco, va a cavallo e batte tutti con lo spadone a due mani. Si gloria di avere i capelli arruffati, di indossare abiti di cuoio che puzzano di capra scannata e di parlare come un carrettiere. In genere le sue imprese sono il frutto della sua tendenza a cacciarsi nei pasticci. Talvolta sconfigge il Male, ritrova il Calice Magico o guida un esercito alla riscossa in modo assai più cazzuto dei suoi omologhi maschi. Non ho ancora capito se queste eroine mi piacciono. Credo, dopotutto, di doverle trovare simpatiche per solidarietà femminile.

Il cattivo: Pochi bardi hanno il coraggio di cimentarsi con un vero cattivo, uno che ha fatto del Male il suo scopo. Tanto di cappello. E poi, talvolta si deve prendere quello che il destino ci mette sul desco! Altri, più fortunati e più prudenti, si confrontano con il cattivo apparente, in pratica un personaggio forte e spietato, che consegue obiettivi buoni con mezzi discutibili ma efficaci. Se non altro non è un melenso modello di virtù, ma assicuratevi di avere lo stomaco abbastanza forte da sopportare teste mozze, omicidi efferati e altre piacevolezze.

Più difficile, cari miei, è trovare questi eroi. Il fatto è che non ci sono più le sfide di una volta. Le creature magiche stanno a casa loro, lontane dal casino che fanno gli umani. E gli umani sono troppo presi dalle cose di tutti giorni per credere che possa esistere un anello dai poteri mai visti che rischia di finire nelle mani di un Supercattivo. Persino il Male si è fatto furbo e preferisce serpeggiare per le corti e per le strade travestito da persona perbene invece che fare proclami roboanti del tipo: “Dominerò il mondo e ci saranno lacrime e sangue”. Le profezie, un metodo sicuro dei tempi passati per scovare un eroe, sono scarse e quelle che ci sono in giro somigliano alle previsioni di qualche astrologa da fiera. Le guerre non si combattono più per grandi ideali. Uno che vuole fare l’eroe si trova in svantaggio. Trovare una causa per cui valga la pena sguainare la spada è davvero difficile e i bardi ne risentono.

- Ma alla locanda del Cinghiale Zannuto ogni settimana arriva un bardo diverso con una nuova incredibile storia – obietterà qualcuno. Certo, come no! Volete sapere l’amara verità? Sono tutte storie inventate! Infatti, il modo migliore per trovare un eroe è costruirselo. E vi assicuro che dopo aver consultato maghi e sedicenti tali per farmi dare qualche dritta, dopo avere starnutito sfogliando pergamene alla ricerca di oscure profezie, dopo essermi appostata nei pressi degli accampamenti militari in cerca di un cavaliere degno di questo nome, dopo aver visitato il paese dei draghi rimediandoci una tunica bruciacchiata, dopo aver ricevuto proposte oscene da una principessina ribelle, me lo stavo costruendo pure io il mio eroe. Anzi, ammetto che avevo già scritto una ventina di pagine rigorosamente in prosa. E stavano pure venendo bene!

Per la mia storia avevo scelto un giovane fabbro con una strana voglia a forma di stella, segno del suo sicuro destino. Questo bel tipo tutto muscoli e con un sorriso da fare sciogliere un ghiacciaio veniva improvvisamente in contatto con un mago potente che vagava per monti inaccessibili in cerca di un segno. Che ci facessi io sui monti, considerato che odio il freddo e detesto camminare in salita, è irrilevante. Fatto sta che il mago vedeva la stella e…

Vi dico solo che mi stavo accingendo a scrivere il seguito, in un angolo tranquillo di una locanda dalle parti di Verdefosso quando entrarono tre elfi camuffati da umani per fare un po’ di bisboccia. E lì accadde l’impensabile.

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