Arriva al cinema, dopo essere stato in concorso In Orizzonti alla 75° Mostra Internazionale D'Arte Cinematografica di Venezia 2018, il film La profezia dell'armadillo, diretto da Emanuele Scaringi e ispirato all'omonimo volume a fumetti di Zerocalcare, uno dei più grossi successi editoriali degli ultimi anni.

Nel cast Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutniak, Diana Del Bufalo, Adriano Panatta e Vincent Candela.

Il film lo ha visto per noi Maria Cristina Calabrese che, oltre alla proiezione stampa, ha assistito alla conferenza di presentazione a Roma.

La profezia dell'armadillo

La profezia dell'armadillo

Articolo di Maria Cristina Calabrese Giovedì, 13 settembre 2018

Un film tratto da un fumetto. Varrà la pena andarlo a vedere al cinema? Chi non ha letto il fumetto, ci capirà qualcosa o vedrà un'altra storia? Il consiglio è di non perderlo. Noi vi raccontiamo perché ci è piaciuto.

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Sinossi

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco.

La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.