La vita di Molly è cambiata da quando, ancora bambina un tenero alieno si è introdotto in casa sua, anche se lei è l’unica a ricordarsi questo evento. I suoi genitori immediatamente dopo l’avvistamento furono sparaflashati da due misteriosi uomini in giacca e cravatta vestiti di nero, dimenticando l’accaduto. Una volta cresciuta Molly ha fatto di tutto per scovare questa misteriosa organizzazione para governativa, fino a quando non è riuscita a scoprire la sede di New York e a farsi reclutare a forza. Vista l’incredibile abilità dimostrata, M questo il nome in codice della ragazza, viene spedita a Londra dove si trova a fare coppia con l’agente H, un affascinante dongiovanni che in passato ha salvato il mondo, ma che ora sembra aver perso il proprio smalto. Tra alieni fuori di testa e misteriose armi intergalattiche M e H saranno partner all’altezza del compito che gli sarà assegnato?

Men in Black: International nasce dalla volontà di Sony di tirare fuori dal cassetto un franchise nato da un fumetto, che aveva fatto faville negli anni ’90, ma che aveva perso splendore con il capitolo due, smarrendo definitivamente l’appeal nel terzo capitolo del 2012. L’idea della strana coppia ripresa da tanto cinema action alla “Arma letale” per intenderci, aveva funzionato benissimo con Will Smith, giovane recluta tutto sorrisi e muscoli, e Tommy Lee Jones il veterano che ne aveva viste tante nella vita. Il tutto infarcito da un esercito di alieni strampalati, che oltre a strappare risate erano il carburante che faceva decollare la strana coppia. Alchimia che purtroppo non si ripete tra Tessa Thompson e Chris Hemsworth, che pure erano stati perfetti insieme nei film dell’universo Marvel. Il problema sta in ruoli non proprio calzati a pennello, la Thompson sembra più credibile a interpretare una valchiria rispetto alla recluta, ma certo è che le vicende produttive di Men in Black: International non hanno aiutato questo quarto capitolo della saga.

Pare infatti che il regista F. Gary Gray abbia più volte minacciato di lasciare il set, a causa della diversità di vedute col produttore Walter F. Parkes che pretendeva il final cut. Il caos deve aver regnato sovrano per buona parte delle riprese visto che gli stessi attori pare abbiano assunto, secondo indiscrezioni apparse su Hollywood Reporter, degli sceneggiatori per riscrivere parte dei dialoghi. Il risultato è un pasticcio poco brillante e piuttosto noioso, in cui non bastano né le faccette di Hemsworth né la bizzarria aliena, per dare vigore a una pellicola evidentemente nata sotto una cattiva stella. Non tutto è perduto però e la Sony, nonostante non sia stato ancora annunciato un sequel, garantisce di non voler gettare la spugna.