La redazione di FantasyMagazine ha deciso di aderire all'iniziativa di silenzio dei blog, contro il "Decreto Alfano".

Il decreto lo trovate a questo indirizzo: 

www.camera.it/_dati/leg16/lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=1415

Non entriamo nel merito delle misure che riguardano i giornalisti e le intercettazioni, che non riguardano Fantasy Magazine e il suo ambito di argomenti, ma questioni politiche più ampie, che comunque ci vedono coinvolti come liberi cittadini.

Quello su cui ci soffermiamo è l'articolo 15 che introduce un ambiguo "obbligo di rettifica" per i siti web, con penali pesantissime per chi non aderisce a fronte di un meccanismo di applicazione del tutto vago.

Ci spieghiamo meglio citando direttamente il documento scaricabile direttamente dal sito della camera www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0005770.pdf

"L’articolo 15 contiene alcune modifiche  alla legge sulla stampa (legge 8 febbraio  1948, n. 47), relativamente al procedimento  per la rettifica delle informazioni ritenute non veritiere o lesive della reputazione dei soggetti interessati, diffuse attraverso trasmissioni radiofoniche e televisive ovvero tramite i siti internet. Viene, inoltre, prevista una specifica procedura di

rettifica anche per la stampa non periodica e si dispone che la rettifica non rechi nessun commento ulteriore."

E di seguito l'articolo in questione:

ART. 15.

(Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47).

1. All’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) dopo il terzo comma è inserito il seguente:

« Per le trasmissioni radiofoniche o televisive, le dichiarazioni o le rettifiche

sono effettuate ai sensi dell’articolo 32 del testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177.

Per i siti informatici, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono »;

b) al quarto comma, dopo le parole:

« devono essere pubblicate » sono inserite le seguenti: «, senza commento, »;

c) dopo il quarto comma è inserito il seguente:

« Per la stampa non periodica l’autore dello scritto, ovvero i soggetti di cui all’articolo 57-bis del codice penale, provvedono, su richiesta della persona offesa, alla pubblicazione, a proprie cura e spese su non più di due  quotidiani a tiratura nazionale indicati dalla stessa, delle dichiarazioni

o delle rettifiche dei soggetti di  cui siano state pubblicate immagini o ai

quali siano stati attribuiti atti o pensieri o affermazioni da essi ritenuti lesivi della loro reputazione o contrari a verità, purché le dichiarazioni o le rettifiche non abbiano contenuto di rilievo penale. La pubblicazione in rettifica deve essere effettuata,  entro sette giorni dalla richiesta, con idonea collocazione e caratteristica grafica e deve inoltre fare chiaro riferimento allo scritto che l’ha determinata »;

d) al quinto comma, le parole: « trascorso il termine di cui al secondo e terzo comma, » sono sostituite dalle seguenti:

« trascorso il termine di cui al secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, e sesto comma » e le parole:

« in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo e quarto comma » sono sostituite dalle seguenti: « in violazione di quanto disposto dal secondo, terzo, quarto, per quanto riguarda i siti informatici, quinto e sesto comma »;

e) dopo il quinto comma è inserito il seguente:

« Della stessa procedura può avvalersi l’autore dell’offesa, qualora il direttore responsabile del giornale o del periodico, il responsabile della trasmissione radiofonica, televisiva o delle trasmissioni informatiche o telematiche non pubblichino la smentita o la rettifica richiesta ».

Cosa significa per noi, e per il mondo del Web 2.0, tutto questo?

Intanto viene istituito l'obbligo per tutti "i gestori di siti informatici" a procedere, entro 48 ore dalla richiesta, alla rettifica di post, commenti, informazioni ed ogni altro genere di contenuto pubblicato.

Ciò significa che un operatore, non professionista perchè non appartenente a nessun ordine, che pubblica aperiodicamente, e non ha alcun obbligo di seguire ogni giorno quanto avviene sulla sua piattaforma, deve trasformarsi in un professionista dell'informazione.

Una sua distrazione potrebbe costargli cara. E stiamo parlando di blogger, gestori di newsgroup, portali tematici e settoriali come il nostro, che rischiano sanzioni pecuniarie che li costringerebbero a chiudere.

Il principio sembra molto democratico, chiunque si senta offeso da un commento può mandare direttamente una mail al soggetto che gestisce un sito, e chiedere una rettifica, nella stessa forma della presunta offesa. Quindi un articolo, un post, un video, un'immagine, un podcast etc. etc. che ripari il presunto torto.

Ci chiediamo quanto il legislatore ne sappia della rete e dei suoi meccanismi.

Assoggettare le testate in rete, parificandole alle testate giornalistiche, mediante l'obbligo di rettifica significa tentare di porre un argine a dei soggetti poco controllabili e i cui contenuti, grazie a google, possono essere disponibili per anni. Nessuno ha ancora sbrogliato il bandolo della matassa, su quanto sia assimilabile l'informazione online ai vecchi schemi. Di sicuro la rete sfugge alle regole corporative e i soggetti che vi pubblicano possono farlo praticamente senza filtri. La cosa è sicuramente temuta.

Già in passato si è tentato di realizzare leggi che assimilassero alle testate giornalistiche le forme spontanee di comunicazione del web 2.0.

Questo è l'ennesimo tentativo.

La rettifica senza commento è poi la ciliegina sulla torta, che mette in evidenza quanto temuti siano i meccanismi di comunicazione della rete.

Che ci piacciano o meno, i commenti fanno parte integrante del nostro modo di comunicare. Accettiamo il commento, con un regolamento interno che già ora cerca di evitare l'insulto gratuito i comportamenti lesivi, ma in ogni caso accettiamo il contraddittorio, e cosa molto importante, non rifiutiamo né il diritto di replica, nè di rettifica.

Ma essere obbligati in tempi stretti a esercitare tale diritto, può risultare oneroso, per una struttura come la nostra, che si basa sulla libera partecipazione dei suoi soggetti.

Chiudere il diritto al commento, chiudendo ogni dialogo, è contrario ai principi su cui si basa la comunicazione in rete.

Possono non piacerci, le cose che leggiamo in rete, ma abbiamo al 99% sempre la possibilità di commentare (non dico il 100% perchè magari qualche blogger chiude alcuni post a volte).

Ecco perchè la nostra testata oggi aderisce al silenzio del Web 2.0, sperando di non essere costretta a bavagli che le farebbero perdere una delle cose che la rendono più fiera, il rapporto aperto con i suoi lettori.