Arriva, fresco di stampa, un saggio sul cinema edito da Aracne.

Si intitola Il cinema e le Muse. Dalla scrittura al digitale ed è stato scritto da Massimo Nardin, docente in Comunicazione e produzione culturale all'Università Lumsa di Roma.

Che ha a che fare questa notizia col Fantastico? E' presto detto: secondo il resoconto che ne fornisce l'Adnkronos, lo studioso punterebbe il dito contro le trasposizioni cinematografiche del nostro genere preferito, sostenendo che esso stia "dilagando al punto da compromettere la creatività e l'interazione tra le arti'' e che, in particolare, i film di Harry Potter rappresentino addirittura una "magia nera per il cinema''.

Secondo Nardin, infatti, l'impiego del digitale nella realizzazione delle grandi saghe come quella sul maghetto - ma anche quelle relative al Signore degli Anelli e alle Cronache di Narnia - testimonierebbero come "la vera fantasia abiti altrove, forse, ormai, fuori dallo stesso cinema. La valenza rivoluzionaria della settima arte, infatti, è mostrare la realtà esattamente com'è: questa è la sua vera magia. Il digitale, invece, ricostruendo il mondo nel computer, ridicolizza attore e spettatore mettendoli di fronte al nulla''.

A ciascuno la propria opinione, ma ci pare una tesi quantomai bizzarra e, soprattutto, resta incomprensibile da dove sia scaturita. Se per Nardin lo scopo più apprezzabile del cinema è quello di dipingere la realtà in maniera pedissequa, questa resta una sua preferenza soggettiva, che non può certo assurgere a regola. Il cinema è 'semplicemente' una deliziosa arte che si avvale di immagini in movimento e quando i fratelli Lumiere diedero vita alla loro straordinaria invenzione non posero certamente paletti aprioristici né sui possibili sviluppi del mezzo, né tantomeno su quelli che dovessero essere i suoi contenuti. Anche perché fare tutto ciò sarebbe stato un'assurdità, dal momento che i vari aspetti della creatività umana sono (per fortuna) difficilmente  imbrigliabili in regole e previsioni. Perché dunque qualcuno dovrebbe/vorrebbe farlo ora? E a che titolo e con che titolo?

D'altro canto, realizzare efficacemente sullo schermo le grandi saghe senza l'ausilio della tecnologia digitale sarebbe impossibile (prova ne sia che Il Signore degli Anelli ha impiegato quasi mezzo secolo per muovere soddisfacentemente i suoi passi dalla cellulosa alla celluloide e prima di Peter Jackson i tentativi sono stati, appunto, 'tentativi').

Rifiutare a priori il progresso tecnologico nel cinema ci sembra drastico. Ci auguriamo invece che le soluzioni trovate servano a rendere migliore il cinema, non a spersonalizzarlo; tantomeno vogliamo che tutti gli attori vengano umiliati o, peggio, licenziati. Pensiamo invece che un film di soli effetti speciali, senza cuore e cervello, sia inguardabile.

Ricordiamoci che gli effetti speciali esistono (senza dubbio meno evidenti) anche in molte altre pellicole di genere diverso dal fantasy, ma forse per il fatto di imitare la realtà sono più accettabili. Noi, amanti del genere fantasy, continuiamo a ritenerli un mezzo, non il fine. 

Lasciamo quindi a tutti il privilegio di scegliere il cinema che preferiscono, in santa pace e senza stigmatizzazioni.