Ma non sono solo i Britannici ad aver omaggiato il magico mondo di Camelot: benché quella storia sia appannaggio naturale della Terra d’Albione, essa è ormai parte dell’immaginario collettivo. Così non bisogna sorprendersi del fatto che, alla fine degli anni ’90, un Italiano, Fabio Zuffanti, (già leader delle prog band Finisterre e La maschera di cera) abbia scritto addirittura un musical,  Merlin – The Rock Opera, su libretto di Victoria Hedward. Da esso è stato tratto, nel 2000, un doppio CD.

Anche nei Paesi Bassi non è mancato un tributo al ciclo arturiano: gli Ayreon, col loro The Final Experiment (’95), prendendo spunto da un appiglio fantascientifico, catapultano l’ascoltatore all’indietro nel tempo, immergendolo nelle vicende di un bardo del VI secolo che suscita la gelosia di Merlino e viene, per questo, cacciato dalla corte di Camelot.

E’ invece un poema sassone dell'VIII sec. circa, Beowulf, a fornire lo spunto per uno dei più bei pezzi dei Marillion.

Fish impersona il mostro Grendel durante l'esecuzione dell'omonimo pezzo
Fish impersona il mostro Grendel durante l'esecuzione dell'omonimo pezzo

Il brano, un retro dell’82 rieditato sulla compilation ‘B-Side Themselves’ ('88), si chiama Grendel, e si riferisce al mostro sanguinario le cui gesta occupano la prima parte del poema. Ma la lirica è stata influenzata anche dall’omonimo un libro di John Gardner (pubblicato nel ’71) in cui la prospettiva, rispetto alla leggenda originale, è ribaltata, poiché viene considerato il punto di vista del mostro. Di conseguenza, i Marillion non gli fanno recitare altro che il suo ruolo di castigo divino per gli efferati crimini dell'umanità.

La canzone conserva comunque l'originario scenario notturno e malsano, nonché la scelta di non descrivere il bestiale Orco, che viene lasciato all'immaginazione individuale. Si sa, l'indefinitezza fa più orrore perché, come acutamente notava H.P Lovecraft (al quale, tra l'altro, si fa velata allusione in una frase della lirica) "la paura più vecchia e forte dell'uomo è l'ignoto".

Il risultato finale è una suspense simile a quella vissuta coi misteriosi 'mostri dell'Id' de 'Il Pianeta Proibito', il capolavoro cinematografico degli anni ’50 con Walter Pidgeon. Magistrale, poi, era l'interpretazione live che ne dava l'ex cantante FISH, mimando – col volto celato da un terribile elmo, modellato su quello del corredo funerario di Sutton Hoo (oggi visionabile al British Museum) – la scena di Grendel che sgozza la sua vittima, ovvero un 'malcapitato' prelevato a caso tra gli spettatori.

L'elmo di Sutton Hoo (British Museum)
L'elmo di Sutton Hoo (British Museum)

Anche i poemi nordici come il Nibelunglied tedesco e l'Edda islandese hanno dato i loro frutti: gli italiani Asgard, il cui nome è già tutto un programma, sono affascinati da quei temi, come testimonia, per esempio, un loro album intitolato al Crepuscolo degli Dei (‘Gotterdammerung’, '92) o la loro fanzine dell’epoca, Midgard, che disquisiva spesso su questa branca della mitologia.

L’antica epopea babilonese di Gilgamesh ha ispirato invece  l’omonima band di matrice canterburiana capitanata da Alan Gowen e il loro omonimo album del ’75, mentre, nel ’78, gli inglesi The Enid registrarono un concept, Aerie Faerie Nonsense, ispirato al celebre Rolando del ciclo carolingio.

Quella che è considerata la  branca ‘cosmica’ del progressive (uno dei suoi innumerevoli filoni che poi si sono evoluti in forma propria fino a perdere qualsiasi parentela, con band di spicco come Hawkwind e Tangerine Dream) si rivolgerà invece al libro sacro e cosmogonico dei Maya per battezzare, alla fine degli anni ’60, la band tedesca Popol Vuh.

Infine, in epoca più attuale (‘97), uno dei gioielli di casa nostra, la PFM, ha dedicato un intero album alle peripezie dell’Ulisse omerico rivisitando le sue vicende in chiave quotidiana, anche se, musicalmente, la band si è ormai lasciata alle spalle le classiche sonorità che un tempo l’hanno resa famosa e il prodotto, comunque ottimo, ha un appeal piuttosto commerciale.