“Tre ragazzi, Jason, Julia e Rick, appassionati di avventura. Una villa a picco sulla scogliera, piena di stanze misteriose chiuse a chiave. Una porta nascosta dietro un armadio, che non si riesce ad aprire in nessun modo. Ma i ragazzi vogliono aprirla. A tutti i costi...” 

 

Se con quattro una apri con sorte

di quattro tre indica il motto

di quattro due andranno alla morte

e una di quattro porta di sotto.

(Ulysses Moore)

Il primo dei quaderni di Ulysses Moore, “ritrovato e tradotto” per noi da Pierdomenico Baccalario in quel di Cove Cottage (Cornovaglia), ci proietta fin dalle prime pagine in un’avventura per ragazzi fresca ed effervescente, ricca di magia e di avventura. La forza di questa serie di libri, che inizia con questo volume, La porta del Tempo (Piemme, 2004), sta proprio in questo suo mescolare una narrazione accurata a tematiche che ragazzini e adolescenti a quell’età letteralmente divorano. Gli ingredienti sono davvero saporiti, e non mancano di affascinare anche chi di anni ne ha qualcuno in più. Un baule, quaderni di difficile traduzione, una storia che parla di tre intrepidi ragazzi e una serie di misteri da svelare per mezzo delle loro forze, mescolando assieme enigmi, rebus, indovinelli, archeologia greca (il disco di Festo e il suo affascinante linguaggio) e la mitologia egizia.

Ecco gli ingredienti che hanno fatto dei lavori di Ulysses Moore il fenomeno per ragazzi tradotto in più di 18 lingue: una serie capace come poche di tenere incollato il lettore alle sue pagine. Ogni capitolo si chiude difatti con una piccola rivelazione, un indizio, che spinge alla lettura delle pagine successive. Collante di tutto ciò, un’ambientazione e tre protagonisti in grado di coinvolgere il lettore, inestricabilmente avvinto dalle vicende di Kilmore Cove. Un Harry Potter “de noantri”? Nemmeno per sogno.

L’elemento magico qui è ai margini del narrato, che invece predilige dare spazio ai ragazzi come se ne possono incontrare tanti nelle nostre scuole. Jason e Julia Covenant, fratello e sorella, hanno caratterizzazioni opposte. Julia è più irrequieta e vivace, Jason più scanzonato e brillante, eppure le loro due personalità si sposano alla perfezione dando vita a momenti divertenti, capaci di strappare più di un sorriso (una cosa non così ovvia). Chiude il trio Rick Banner, più grande di un anno rispetto ai due fratelli Covenant, è un ragazzo molto più equilibrato e prudente, e soprattutto con conoscenze che risulteranno spesso e volentieri utili per il proseguo delle vicende narrate in questo primo volume.

 

Gli antagonisti invece sono ancora un po’ in ombra in questo primo romanzo, ma fanno intravvedere tutte le loro potenzialità: Oblivia Newton e lo scagnozzo di quest’ultima, Manfred, s’inseriscono senza problemi fra i più classici  personaggi votati al male della storia della letteratura per ragazzi. Sono altezzosi, violenti, cupi, antipatici al limite del comico: senza dubbio un tocco di colore in più che nei libri per ragazzi è necessario saper dosare con dovizia.

La trama è un altro colpo di genio di Ulysses Moore, sapientemente

“tradotta” di Pierdomenico Baccalario. L’abbiamo anticipato a inizio recensione, ciò che più ci è piaciuto di questa serie di romanzi per ragazzi è il centellinare capitolo per capitolo le informazioni capaci di farci svelare, assieme ai tre giovani protagonisti, i segreti che il vecchio signor Moore si è lasciato alle spalle. Lo stile della narrazione, piacevole e privo di inutili orpelli, dà rapidità agli eventi con descrizioni non eccessive, ma sempre particolari, e dialoghi spumeggianti. Altro ingrediente che dal nostro punto di vista ha permesso alla serie in questione di riscuotere il successo che l’ha portata di recente alla pubblicazione del settimo romanzo, La città Nascosta (2008).

La porta del Tempo è in definiva un ottimo romanzo per ragazzi, frizzante e coinvolgente, che ci lascia nelle ultime pagine con una conclusione molto aperta, in attesa di fiondarci nel secondo romanzo della saga. Le storie di Ulysses Moore piacciono, forse, perché capaci di trasportarci altrove, e non solo in un luogo “altro”, ma anche in altri tempi e dimensioni, e non in modo passivo, perché qui non si subisce l’evolversi degli eventi: se ne diventa partecipi e, in parte, protagonisti. Una particolarità che pochi libri sanno donare al lettore.