Ammettiamolo: quando abbiamo appreso la notizia della vendita di un pezzo della storia cinematografica moderna come la Lucasfilm alla Disney ci è caduto il labbro inferiore.

In prima analisi perché a nessuno sarebbe potuto venire in mente di accostare Pippo a Darth Vader (o Fenner che dir si voglia) e in seconda battuta perché nelle nostre menti Lucas non può esistere senza Lucasfilm e viceversa. Per i fan ci sono solo due parole che possono racchiudere, eufemisticamente parlando, questa notizia: Alto Tradimento!

Come può un uomo che ha fatto della sua indipendenza la sua bandiera, che schifato dalle major le ha combattute e ha reinventato un sistema produttivo morente che non riusciva più a stare al passo dei tempi?

Come può un attempato zillionario come George Lucas che non avrà mai più problemi di denaro in vita sua e che se anche dovesse sperperare il suo tesoretto in donne, auto e videobriscola non potrebbe riuscire nell'impresa se non in un era compresa fra il 3000 e l'oltre dopo Cristo?

Demenza senile? Avidità? O, ancora peggio, solo stanchezza?

In rete le voci allarmate si sono sparse a macchia d'olio e il terrore è dilagato facendo vittime in tutte le parti del globo. Immaginiamo che in America un Cosplayer, aspirante Jedi, si sia auto recluso nel proprio bagno con una scorta di DVD - pre e post aggiunte digitali - cercando di capire da dove possano essere partiti i semi del male. Oppure un fan giapponese che fra inchini e scuse lamentose cerchi di ottenere udienza da Jeeg Robot d'Acciaio per scusarsi della sua fede non nipponica mal riposta nel mostro americano. Infine un norvegese che, armato di bottiglia di cent'erbe, mentre guarda il bianco orizzonte dove vennero girati gli esterni dell'impero colpisce ancora. Una lacrima ghiacciata ferisce una sua gota e il gelido dolore si mischia a una calda goccia di sangue sferzata dal vento.

E' la fine di un mondo... di un universo. Saremo orfani per sempre, come dopo la cancellazione di Supergulp in Tv. Da allora, la realtà e qualcosa di più amaro da sopportare.

Ma adesso basta con lo sconforto. E' ora di analizzare con fredda razionalità che cosa sia realmente successo e quali potranno essere i risvolti di una scelta che al mondo di fan può apparire come drammaticamente dissennata.

George Lucas non è mai stato un regista nel vero e proprio senso della parola. Anzi: lui il set lo detestava. Gli dava fastidio il rapporto con gli attori e pativa la dura vita delle lunghe trasferte in location. E, cosa ancora più importante, non avrebbe mai immaginato che la sua creatura, Star Wars, avrebbe potuto avere un successo del genere. Diciamola tutta: nessuno ci credeva.

Il successo ha travolto chiunque, a partire dallo stesso creatore del più popolare franchise cinematografico di tutti i tempi. E questo ha portato il semplice uomo di Modesto (nomen omen), quello che veste ancora oggi con le camicie a quadrettoni e che si tiene ben lontano dal gossip hollywoodiano, a fare i conti con una celebrità che, in fin dei conti, lo ha sempre lasciato un po' freddino.

Quello che nella sua mente poteva essere davvero auspicabile è stata la possibilità di produrre le sue cose, anche facendole girare da altri, senza avere l'intromissione di terze parti che non potevano "vedere" la sua visione d'insieme. Punto.

Poi, come al solito, 'sti fan appassionati ti costringono a ingigantire tutto, a produrre materiale di consumo e nuovi episodi perché non ne hanno mai abbastanza. E allora uno che ha dei sani principi e che non si sottrae alle responsabilità cosa deve fare? S'inventa un nuovo tipo di produzione che taglia fuori tutti i disosauri del passato e permette a un gruppo di cappelloni sognatori di imbastire le basi di un nuovo impero degli effetti speciali. Non solo: per essere del tutto indipendenti, Lucas si inventa anche una sede che sia fuori dal mondo, dove chi ci lavora possa respirare fantasia dal mattino alla sera.

La cosa divertente è che funziona alla grande e la nuova creatura cresce, acquista esperienza e inizia a diventare un'entità a sé stante con i propri bisogni e le proprie idiosincrasie.

Ma un'esperienza mitologica come questa la puoi portare avanti quando hai ancora qualcosa da dimostrare al mondo. Quando hai raggiunto i tuoi obiettivi inizia a perdere d'attrattiva perché la creatura che hai coccolato e vezzeggiato negli anni, un bel giorno, ti accorgi che potrebbe divorarti.

E così Lucas, da quel vecchio e sapiente signore che è diventato, ha fatto di nuovo qualcosa di completamente rivoluzionario. Qualcosa che neanche L'imperatore Palpatine avrebbe potuto escogitare: vende tutto ma a due condizioni. La prima è che, ovviamente, dovrà avere il controllo totale sui suoi prodotti e la seconda, ma non meno importante, è che a dirigere la baracca sarà un vero e proprio mastino del mondo produttivo: Kathleen Kennedy, quella signora che ha praticamente contribuito a creare ogni film che compone il nostro immaginario fantastico dagli anni settanta a oggi. Progetti come E.T. l'Extraterrestre, I predatori dell'arca perduta, I GooniesRitorno al futuro 2 e 3, Jurassic Park... per dirne qualcuno.

Ed è proprio insieme a lei che, accomodati a un tavolo che sembra uscito dalla casa nella prateria, George risponde alle domande di un'intervistatrice che in anteprima svela quali saranno i suoi progetti per il futuro e come sarà improntato il suo rapporto con il nuovo boss Disney.

Quello che se ne deduce è che a George sia riuscito il colpo gobbo, perché i piani alti della Disney sarebbero dei veri idioti a non dar retta a una che in vita sua a inanellato più successi di quanti loro potrebbero solo immaginare di produrre in diverse vite.

Lucas ha usato veramente la Forza: quella dell'ingegno di un uomo che come la vita, alla fine vince sempre.

Qui di seguito le due parti dell'intervista dove bisogna fare bene attenzione a ogni parola che esce dalla bocca della Kennedy, perché dovrebbe essere studiata in tutte le scuole di cinema e di marketing. Una sorta di "Arte della guerra" firmata Lao tze, versione california girl. 

L'intervista

Parte 1

Parte 2