A Lucca Comics & Games 2018 si è svolto un incontro-intervista con Ian Livingstone, autore di giochi e imprenditore britannico, nonché creatore del libro-game. Il panel si è diviso in due parti. Prima Livingstone si è raccontato come autori di giochi e padre del già citato gamebook. Successivamente, il pubblico ha potuto fare qualche domanda, seppur nel poco tempo a disposizione.
Ian Livingstone, classe '49, ha fondato la Games Workshop nel '75 insieme a Steve Jackson e John Peake. La società ha iniziato la propria attività producendo tavole da gioco in legno per giochi tradizionali. Nello stesso anno, per pubblicizzare l'attività, danno vita a Owl and Weasel, rivista dedicata al mondo dei giochi. Grazie a questo magazine entrano in contatto con i creatori di Dungeons & Dragons, che gli vendono i diritti di distribuzione del gioco di ruolo in esclusiva in Inghilterra per 3 anni. È la prima volta che il famoso gdr arriva in Europa. Due anni più tardi, Owl and Weasel viene chiusa per lasciare spazio a White Dwarf, rivista professionale stampata su carta patinata. Nel frattempo, la Games Workshop apre i suoi primi negozi negli UK.
Nel '79, iniziano la produzione di miniature e nell'anno seguente quella di giochi da tavolo propri, tra cui Talisman nell'83. Nell'82 Ian pubblica il primo libro-game, inventandone il genere, Lo stregone della montagna incantata (The Warlock of Firetop Montain). Il successo è tale che diventa una serie, Fighting Fantasy, ed escono 59 libri nei 13 anni seguenti. Inoltre, quattro di questi hanno avuto la copertina e le illustrazioni interne di Ian McCaig, designer di Padmé Amidala e Darth Maul in Star Wars.
Negli anni, il gruppo di lavoro della Games Workshop è andato aumentando, accogliendo nomi noti agli appassionati che si sono successivamente staccati per portare avanti i propri progetti. Ne spicca uno fra tutti, quello di Joe Dever, padre di Lone Wolf, ospite fisso di Lucca Comics & Games fin dal 2004 e scomparso nel 2016.
Finita la parte relativa alla storia di Ian Livingstone e della Games Workshop, da cui è uscito negli anni Novanta, si è passati alle domande. Il pubblico ha potuto vedere quanto è complicata una flowchart di un libro-game, che l'autore scrive tuttora a mano su fogli di carta per essere sicuro che gli intrecci siano coerenti nel tutto. E tuttora l'approccio alla creazione di un nuovo libro-game non è cambiata, ha detto. Servono trama principale e trasversali, dei pericoli, ma soprattutto il divertimento di scoprire nuovi percorsi. In particolare, gli piace portare le persone verso la loro fine, facendo sì che ciò che sembra conveniente non lo sia e, invece, la strada pericolosa si riveli la scelta migliore.
Ma nel tempo è diventato più facile scrivere nuove storie? Se l'esperienza aiuta, Ian Livingstone non nasconde che il processo creativo è diventato più complesso. Una volta, i libri-game erano scritti per i ragazzi di 10 anni e, sapendolo, era facile calibrare il livello di difficolta. Oggi, invece, il pubblico è molto vario. Ci sono sempre i ragazzi giovani, ma anche i 40enni che con i libri-game sono cresciuti e ne vogliono ancora e di sempre più complessi. È una questione di scelte di produzione, ha dichiarato, se vuoi un prodotto di massa, devi abbassare il livello di difficoltà.
Purtroppo, il tempo è tiranno, e il pubblico non è riuscito a fare le tante domande che avrebbe voluto.
Se siete appassionati di libri-game, vi rimandiamo al progetto di Realtà Aumentata basato sulle storie di Lone Wolf di Joe Dever, presente proprio qui a Lucca.
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