Il Ritmatista è, come i suoi lettori sanno, uno dei romanzi “non-Cosmere” di Brandon Sanderson, cioè non ambientati nel grande arazzo universale del Cosmoverso. Eppure, alcuni degli elementi che ritroviamo con maggior frequenza nei romanzi di questo prolifico autore (di cui è recentemente uscito il volume Skyward per Armenia ed è in via di pubblicazione Giuramento per Mondadori) sono ben rappresentati anche in questo libro, per quanto messi meno in evidenza. Come i fan di Sanderson sanno, infatti, uno degli elementi che più rende interessante il Cosmoverso è la creazione di sistemi magici e di religioni intrecciate in un world building estremamente raffinato e molto realistico, pur nella sua impossibilità. 

La magia de Il Ritmatista

Il mondo del Ritmatista è il nostro mondo. O meglio, è un altro “nostro mondo”, alternativo, in cui qualcosa non è andato secondo le nostre aspettative: l’America non è stata scoperta (o meglio, lo è stata, ma i coloni non sono stati particolarmente fortunati) fino a quando un re inglese, Gregorio III, non riesce a varcarne i confini, per scoprire che il continente americano è, in realtà, un arcipelago. L’Europa occidentale è stata conquistata nei secoli da un popolo asiatico, che potremmo identificare con i cinesi, e si è sviluppata una tecnologia che ricorda in parte un’ambientazione steam-punk (che Sanderson usa, in maniera completamente diversa, anche nella seconda trilogia di Mistborn, di cui Fanucci ha pubblicato il primo volume in Italia). E, in questo nostro mondo, esiste la magia. Le isole dell’arcipelago nord-americano sono infatti sotto la costante minaccia di un elemento davvero inconsueto: esseri bidimensionali composti di gesso, i gesseri nella traduzione italiana. Solo apparentemente inoffensivi, si presentano da subito come temibili avversari: già nel prologo li vediamo in azione per attaccare una ragazza, Lilly, il cui destino è incerto.

I gesseri possono uccidere gli esseri umani, come raccontano i resoconti storici, che spiegano in questo modo la mancata conquista del continente settentrionale da parte degli spagnoli. Solo l’intervento di Re Gregorio III, fondatore dell’arte della Ritmatica, consente agli esseri umani di esercitare un controllo su questa eccezionale forza della natura e di domarla: per mezzo di un intervento, ritenuto divino dalla Chiesa dominante nel continente, il Re scopre che alcuni individui hanno il potere di tracciare delle linee con il gesso, in grado di contenere e di creare gesseri rispondenti alla volontà del loro creatore. 

Prescelti attraverso una cerimonia misterica all’età di otto anni, i Ritmatisti rifiutano di rivelare i particolari della loro iniziazione, limitata nel tempo e nel numero: solo in un unico momento dell’anno i Ritmatisti possono essere scelti, in modo che le loro fila non aumentino né diminuiscono; sappiamo, tuttavia, attraverso gli occhi del protagonista, che nel corso della cerimonia compare un essere, di cui non conosciamo l’identità, così sottile da apparire disegnato e dotato di una luminosità propria, che sembra in qualche modo designato alla scelta dei futuri maghi. Scopo dei Ritmatisti, dunque, è proteggere la restante parte del genere umano dai gesseri cosiddetti selvatici, che sono stati confinati in una versione alternativa del Nebraska, e che rappresentano, secondo la Chiesa locale, il male.

Gesseri e ritmatica: dal caos al cosmo?

La contrapposizione tra i Ritmatisti, che consentono la vita umana nel nord America, e i gesseri selvatici, che cercano di impedirla con brutalità, è dunque molto evidente. Tuttavia, si ha l’impressione che la reale contrapposizione sia, come spesso accade nella storia delle religioni, tra Caos e Ordine: i gesseri selvatici, incontrollabili, rappresentano chiaramente il disordine, mentre l’elemento che per primo consente di prendere il controllo del Caos è il cerchio, che, nel romanzo, viene descritto come unica forma eterna e davvero perfetta e quindi simbolo del Maestro, la divinità locale. Nel corso della storia, il legame tra controllo dei gesseri e ordine geometrico è ribadito con forza (anche attraverso il ricorso a un notevole apparato di illustrazioni che corredano il romanzo e che aiutano il lettore a visualizzare le forme che gli vengono descritte). 

Il secondo elemento che ci permette di capire la contrapposizione tra caos e ordine è il tempo: secondo la leggenda, infatti, sarebbe stato il meccanismo contenuto in un orologio a permettere a Re Gregorio la scoperta della Ritmatica. La spiegazione offerta dalla Chiesa è, per quanto poco chiara, illuminante: il tempo, infatti, diviso dall’uomo, porta ordine nel caos, esattamente come l’uomo che impara a gestire la Ritmatica può imporre il proprio ordine al mondo. I gesseri selvatici, in un primo momento, sono totalmente intolleranti al meccanismo regolare dell’orologio, pur acquisendo resistenza alla sua presenza; gli ingranaggi contenuti in tutti gli oggetti meccanici, invece, continuano ad avere potere su di essi, permettendo quindi una sorta di sfruttamento da parte degli esseri umani. 

Sembra quindi che l’uomo possa, attraverso un contatto con il divino, rappresentato dal Maestro e dal suo interlocutore, Re Gregorio, ottenere uno strumento per il controllo del mondo che lo circonda: la Ritmatica sembra, in tutto e per tutto, una scienza, basata su una solida competenza geometrica. Quanto più regolare è un incantesimo di Ritmatica (cioè una linea o un cerchio) tanto più potente sarà il suo effetto; a ogni azione corrisponde una reazione, che può essere prevedibile; la conoscenza della Ritmatica è affidata a ipotesi che devono e possono essere interpretate sperimentalmente e l’uomo, consapevole della sua ignoranza, procede per tentativi ed errori nella comprensione di questa scienza.

Eppure, come in tutti i mondi creati da Sanderson, la risposta agli interrogativi dell’uomo non è mai semplice. La Ritmatica sembra una scienza, ma la sua applicazione è così strettamente legata alla religione da far sorgere dei dubbi nel lettore: la scoperta stessa di questa arte è spiegata attraverso resoconti divulgati (o autorizzati) dalla Chiesa, in una commistione di fede e storia per cui non sembra possibile distinguere la leggenda dall’avvenimento storico. 

La Ritmatica tra scienza e arte: un binomio inscindibile?

E, allo stesso tempo, la Ritmatica non si può esaurire in un’applicazione pratica della geometria (in una competenza che rasenta, comunque, il magico o il miracoloso nella figura di Joel): la Ritmatica è anche arte e creatività, come dimostra chiaramente il personaggio di Melody. La giovane studentessa di Ritmatica, con scarsissime conoscenze di geometria, è un’artista di particolare valore, in grado di infondere una vitalità fuori dal comune nei suoi gesseri per la sua abilità nel disegnarli: Melody non disegna gesseri realistici, visto che la maggior parte dei suoi disegni rappresenta animali fantastici, ma li rappresenta con una cura del dettaglio così precisa da portare i suoi disegni ad essere più vitali, più forti, come se fossero più coscienti di se stessi. Ora, se la precisione di un cerchio e dei poligoni in esso inscritti può essere facile da verificare, sembra altamente improbabile provare a quantificare in modo scientifico/matematico la quantità di dettaglio necessaria al gessere per rispondere meglio ai comandi che riceve. Lo stesso modo in cui un gessere può prendere vita risulta poco definibile a livello scientifico: se una parte del procedimento può essere aiutato dall’utilizzo di miscele adeguate di gessi differenti, in termini di efficacia e di durata degli ordini impartiti, più difficile appare la comprensione della natura dei gesseri e del modo in cui essi vengono alla vita. 

Nella Ritmatica, dunque, sembrano convivere due anime: da un lato, una parte solidamente razionale e scientifica, fatta di linee (declinate in vario modo) dotate di una valenza specifica, da realizzare attraverso modalità definite, che l’uomo deve solo scoprire; dall’altro, una parte più “magica”, che sfugge non solo alla comprensione, ma anche al controllo dell’uomo. Le figure di Joel e di Melody, coprotagonisti della vicenda, esalta queste due anime portandole all’estremo: Joel, dotato di una comprensione della geometria e di una competenza applicativa che gli permette di tracciare figure geometriche di assoluta perfezione a mano libera; Melody, con un innato talento per il disegno e un’affinità con i gesseri da lei creati tutt’altro che comune. L’alleanza del lato scientifico e del lato magico della Ritmatica porta i due ragazzi alla vittoria nel combattimento finale, la Mischia, come nel confronto contro il male proveniente dal Nebrask, rappresentato dal professor Nalizar. 

Tuttavia, si potrebbe osservare come anche il lato scientifico della Ritmatica abbia, in sé, una componente religiosa: in uno dei testi fondamentali per la creazione stessa dell’arte, il cerchio viene definito come una figura così perfetta da oltrepassare il ragionamento umano; la mente dell’uomo non è infatti sufficiente per poter comprendere la natura divina del cerchio. Lo strumento che consente all’uomo di esercitare un controllo sul caos del suo mondo, quindi, viene concesso dalla divinità, ma non è, in sé, conoscibile all’uomo: può essere studiato, o utilizzato, ma non compreso. Sembra quindi che anche in questo libro, meno complesso dei romanzi ambientati nel Cosmoverso e progettato per un pubblico più giovane, Sanderson abbia voluto inserire una delle riflessioni che più gli è cara, quella del rapporto tra fede e ragione, e che indubbiamente è legata al forte interesse per la religione che caratterizza questo autore. L’uomo ha, attraverso la sua razionalità (come vediamo in modo esplicito nelle Cronache della Folgoluce), accesso agli strumenti che consentono il controllo della realtà fisica: avere uno strumento, tuttavia, può permettere di conoscerne il funzionamento, ma non la sua natura, la sua origine o il suo scopo.

Magia e scienza, fede e ragione, storia e mito si fondono quindi nelle pagine del Ritmatista, in una contrapposizione che è, in fondo, anche una fusione, che rifiuta l’opposizione tra gli opposti, ma cerca di unirli in un unicum, in quella che sembra essere una cifra distintiva della riflessione che Sanderson propone nei suoi universi.