Dopo lo straordinario successo della prima stagione, Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi, scrittori e podcaster, tornano a parlarci a Lucca Comics & Games 2022 de La filosofia di Harry Potter: dopo aver analizzato i sette libri della saga, ora il podcast si concentra sulle tematiche fondamentali che servono da impalcatura alla costruzione del mondo di Hogwarts, in un’analisi più verticale dell’opera di J.K. Rowling. L’assunto di base rimane però lo stesso: nato come romanzo di formazione/iniziazione, Harry Potter è in realtà un trattato di filosofia.

L’idea nasce proprio durante la composizione del podcast Scuola di filosofie, sempre a targa Audible, quando uno dei collaborato di Andrea e Maura chiede quale potrebbe essere la filosofia sottostante ad alcuni libri famosi. Harry Potter si presta bene a rispondere a questa domanda, perché è un’opera con molti spunti di riflessione e con molte aperture a temi contemporanei: temi trasversali quali l’amicizia o l’amore, ma anche il rapporto tra il bene e il male, o tra il mondo degli adulti e il mondo degli adolescenti, sono ben rappresentati nel testo, attraverso le numerose sfaccettature che solo un racconto, di fatto, corale può manifestare. Ma sono in realtà evidenti anche temi più complessi, come l’anti-classismo, o la lotta all’oppressione, attraverso una visione non eroica, in cui cioè non è l’eroismo del singolo, con il suo “viaggio da eroe”, ma proprio la coralità a risolvere la trama. 

La Filosofia di Harry Potter non è stato un progetto semplice da realizzare, ci raccontano Andrea e Maura. In parte per la quantità di materiale: per esempio, per l’estrema quantità di personaggi comprimari o secondari, che non sono mai delineati in maniera semplicistica, ma sono sempre concreti, e hanno alle loro spalle un background che li rende estremamente interessanti. Il personaggio che Andrea usa come esempio (potremmo dire il suo cavallo di battaglia, se non fosse scontato in questo caso) è il centauro Fiorenzo, un essere che proviene da una mitologia che J.K. Rowling sicuramente ben conosce, ma che è modificato rispetto alla tradizione. Astronomi, saggi, consapevoli profondamente della loro superiorità rispetto agli esseri umani, i centauri rappresentano la coscienza di chi sa di avere, al contrario di noi umani (maghi o babbani), una relazione sana con la natura. Rita Skeeter è una giornalista che ben esemplifica un determinato tipo di giornalismo. Dolores Umbridge, nel suo essere la perfetta cattiva, è un personaggio interessantissimo, per il nostro periodo storico: possiamo, conoscendola, evitare di creare un mondo gestito da persone come lei? Non solo Harry e Voldermort, dunque: tutti i personaggi mostrano un lato interessante (perfino Gilderoy Allock!). 

Andrea Colamedici 
Andrea Colamedici 

La difficoltà però è soprattutto un’altra: far accettare a una parte del pubblico, quella convinta che le storie fantastiche siano storie per bambini, che in Harry Potter c’è molto che può parlare a persone di tutte le età. Da adulti, ci dicono Andrea e Maura, smettiamo di ascoltare fiabe e favole (a volte, aggiungeremmo noi), perché ci convinciamo (e noi qui forse diremmo che qualcuno si convince) che le storie non servono più agli adulti. Eppure, attraverso il fantastico, e attraverso la sospensione dell’incredulità del fantastico, si può raccontare, e di fatto si racconta, il mondo. Le storie ci raccontano cosa si può trovare nella vita e come possiamo reagire a quello che ci accade. Ci insegnano a osservare la straordinaria complessità del mondo, attraverso il punto di vista di tre outsider (come giustamente notano Andrea e Maura), tre ragazzi che, per un motivo o nell’altro, si potrebbero trovare esclusi o emarginati: Hermione, nata da genitori babbani, Ron, nato in una delle più povere famiglie di maghi, e Harry, il bambino abbandonato. Osserviamo, attraverso il loro particolare punto di vista, il disorientamento che la varietà umana può provocare (non solo ai protagonisti, ma anche a noi), e siamo costretti ad ammettere, con loro, che gli adulti ci possono deludere tanto quanto stupire. Insomma, le storie ci possono parlare a qualunque età: sarebbe quindi fondamentale smettere, finalmente, di attribuire pregiudizi su cosa è serio o non adatto agli adulti.

Peraltro, una narrazione come quella di Harry Potter, in cui l’eroe non è qualcuno che cerca il potere ma che lo lascia andare, una narrazione che quindi varia rispetto al canone di molte storie, ha molto da dire alla nostra epoca. La filosofia di Harry Potter ci accompagna ad assumerci la responsabilità della nostra vita, a vedere, con occhio lucido, che esiste un altro mondo, oltre l’apparenza del “mondo ordinario”, un mondo in cui siamo invitati a vivere, senza escludere il mondo ordinario, ma soprattutto un mondo che non è pericoloso, ma al contrario che rappresenta un’opportunità di crescita (e dopotutto, il Ministro della Magia, che opera nel mondo straordinario, non si prende cura anche del mondo dei babbani, e cioè del mondo ordinario, cercando di proteggerlo da Voi Sapete Chi?). 

Un mondo quindi che ci può insegnare molto, soprattutto adesso, a qualunque età. Come Harry cerca inutilmente di avvisare il mondo del pericolo del ritorno di Voldemort, ci ricordano Andrea e Maura, allo stesso modo gli scienziati cercano da anni di metterci in guardia contro i cambiamenti climatici. Il senso di frustrazione di Harry, il peso della responsabilità che si porta dentro, per non essere riuscito a farsi credere, è lo stesso peso di chi sta cercando di metterci davanti a un evento di portata devastante contro cui noi stessi, in prima persona, dobbiamo (e possiamo!) combattere.